31 luglio 2013 ore: 11:58
Disabilità

Torino, i musei diventano accessibili a ciechi e ipovedenti

Si chiama “Vedere con le mani per conoscere l’arte” ed è un progetto lanciato dall’Unione nazionale italiana volontari pro ciechi (Univoc). A prendervi parte, alcuni tra i maggiori musei di Torino e del Piemonte. Guide formate e ausili per facilitare la fruizione delle opere
Torino, arte accessibile, non vedenti toccano modello architettonico

TORINO - Proprio come il diritto alla mobilità tira in ballo chi è affetto da disabilità motoria,  quando si parla di diritto alla cultura è inevitabile che il pensiero vada ai disabili sensoriali. Per questa ragione, alcuni tra i più importanti musei di Torino e del Piemonte hanno deciso di dotarsi di una serie di strumenti per rendere le loro opere fruibili anche a ciechi e ipovedenti. 

boxIl tutto grazie a un progetto lanciato dall’Unione nazionale italiana volontari pro ciechi (Univoc), emanazione dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici): l’iniziativa, che prende il nome di “Vedere con le mani per conoscere l’arte”, è stata finanziata dal Centro servizi per il volontariato (Vssp) e ha coinvolto gli operatori culturali della regione in un percorso articolato in più tappe, andato avanti per quasi due anni.  Vi hanno aderito il Museo egizio, il Mao (museo d’arte orientale), il Museo della sindone, il Museo nazionale del cinema, palazzo Madama,  il castello di Rivoli, la  fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Galleria d'arte moderna (Gam), il Parco di arte vivente (Pav), il Museo della scuola e del libro dell'infanzia di palazzo Barolo, il Museo diocesano, l’Ecomuseo crumière di Villar Pellice e il castello di Fénis in  Valle d'Aosta.

Prima tappa del programma, un percorso di formazione che ha coinvolto dialogicamente disabili visivi e operatori museali. “I temi principali – spiega l’architetto Rocco Rolli, consulente Uici e responsabile esecutivo del progetto – erano  la disabilità visiva e le modalità con le quali questa si relaziona all’opera d’arte. Alle guide museali abbiamo dovuto spiegare innanzitutto cosa significhi realmente non vedere. Una volta interiorizzato il concetto siamo passati all’altro grande tema, la descrizione dell’opera, che si struttura essenzialmente in due momenti: un primo, nel quale vengono descritte forme, dimensioni e colori; e un secondo in cui, a partire da questi dati oggettivi, si cerca di renderne il significato. Certo, questo può rivelarsi più difficile con chi è cieco dalla nascita, ma non è affatto impossibile: perché anche loro, con il tempo, interiorizzano il concetto di colore e di forma, pur non potendoli visualizzare”.
In una seconda fase, poi, i musei si sono dotati di una serie di ausili per la fruizione delle opere.  “Abbiamo realizzato guide testuali che, sopra i caratteri ad inchiostro, hanno incisa in trasparenza la descrizione in braille - continua Rolli -. Alcuni musei, poi, hanno deciso di dotarsi di modellini plastici delle opere e degli ambienti che le ospitano: quest’ultima si è rivelata un’iniziativa fondamentale per la riuscita del progetto”. 

Nella fase finale, poi, un gruppo di ciechi e ipovedenti è stato accompagnato a collaudare la rinnovata fruibilità delle strutture. Un’iniziativa che si sta rivelando vincente, se si guarda alle visite che oggi registrano i musei coinvolti. “Pur non potendo monitorare  tutti gli ingressi – conclude Rolli –  stiamo avendo ottimi riscontri. Dobbiamo per forza basarci sulle visite di gruppo organizzate da enti e associazioni, perché gli ingressi individuali sfuggono, per forza di cose, alle statistiche. Ma, per quanto ci riguarda, sono proprio queste ultime le più importanti: se si parla di diritto alla cultura, allora è fondamentale che chiunque possa fruirne in completa autonomia, nei tempi e nei luoghi preferiti. Questo è ciò che volevamo realizzare e possiamo dire con soddisfazione di esserci riusciti”. (ams)

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