Torino, Salvini all'ex villaggio olimpico occupato da rifugiati. E' polemica
TORINO - La tensione non sembra destinata ad allentarsi per i rifugiati dell’ex Moi, il villaggio olimpico costruito a Torino per i giochi invernali del 2006 e occupato nel 2013 da 600 profughi arrivati con l’emergenza Nord Africa. Dopo le ispezioni comunali e i recenti presidi guidati dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, il testimone della protesta ieri è passato nelle mani del leader della Lega Nord. La “visita” all’ex villaggio olimpico Matteo Salvini l’aveva annunciata da giorni: ad attenderlo, ieri mattina, oltre allo stato maggiore della Lega piemontese e a una sessantina tra giornalisti e manifestanti, c’era un imponente schieramento di forze dell’ordine, con il compito di tenere separato il presidio leghista da quello che, poche centinaia di metri più in là, aveva radunato circa centocinquanta tra profughi e attivisti dell’antagonismo cittadino. “Ho deciso di venire qui - ha dichiarato Salvini - in seguito alle numerose richieste arrivate dai residenti del quartiere. Noi non ce l’abbiamo con gli immigrati, ma con l’immigrazione clandestina e incontrollata alla 'Mare nostrum’, che crea solo disagio ai cittadini”. In realtà, più che gli abitanti del quartiere, a sostenere Salvini si è presentato lo zoccolo duro del partito, quello delle teste canute che gridavano di non voler “morire musulmani” mentre applaudivano il nuovo leader del carroccio. Il quale, dal canto suo, ha cercato di abbassare i toni, precisando che “come sempre, non si tratta di una questione di religione, ma di un problema culturale: qui ci sono centinaia di persone che abusivamente occupano delle proprietà pubbliche”.
A occupare le palazzine, nel marzo del 2013, furono soprattutto i rifugiati arrivati con l’emergenza libica e le precedenti ondate migratorie dal Nord Africa. Terminati i progetti d’accoglienza nei quali erano stati inseriti, da un giorno all’altro i profughi si erano trovati allo sbando: dopo qualche mese trascorso tra panchine, dormitori e sistemazioni provvisorie, con l’aiuto di un gruppo di attivisti dei centri sociali sono entrati nella struttura. “Io - racconta Souleymane, nigerino arrivato in Italia durante il crollo del regime libico - stavo in un campo d’accoglienza della croce rossa, a Settimo Torinese. Un bel giorno sono arrivati e mi hanno detto che il progetto era finito, e dovevamo lasciare. Per un po’ sono stato in strada, poi finalmente siamo arrivati qui. Ma ora ho paura, perché da un mese continuano a dire che siamo pericolosi. Ormai sono quattro anni che vivo nella paura. In Libia facevo il meccanico: finché un giorno, mentre tornavo a casa, i militari mi hanno preso e portato in un accampamento, a lavorare come facchino. Due settimane dopo ci hanno preso tutti i soldi, ci hanno caricato in un furgone e condotti al porto di Tripoli, dove siamo stati praticamente costretti a imbarcarci. Venire qui non è stata neanche una mia scelta; io non vedo la mia famiglia da undici anni, ormai”.
La polemica contro i rifugiati dell’ex villaggio olimpico ha iniziato a prendere corpo un mese fa, quando, su proposta dei gruppi consiliari di Lega Nord e Fratelli d’Italia, la giunta comunale ha autorizzato un sopralluogo nella struttura. Subito dopo, però, qualcuno in comune dev’essersi accorto che la tempistica non era delle migliori, dal momento che a Roma la guerriglia contro i rifugiati di Tor Sapienza stentava ancora a fermarsi: e così, all’ultimo momento, l’iniziativa è stata revocata. Ma il capogruppo FdI, Maurizio Marrone, non ha voluto starci; e davanti all’ex Moi ha portato comunque una delegazione di militanti leghisti e dell’estrema destra. Anche in quell’occasione,ad attenderli assieme ai rifugiati c’erano gli attivisti dei centri sociali: tra i due schieramenti sono volati insulti e spintoni, ma presto la tensione è andata scemando.
Da allora, però, gli esponenti locali di Lega e Fratelli d’Italia sono andati rimpallandosi iniziative per denunciare il degrado che i profughi avrebbero portato nel quartiere: la mattina del 24 novembre, dal suo profilo Facebook, il capogruppo del Carroccio torinese, Fabrizio Ricca, ha denunciato che all’interno dell’ex Moi “si spaccia, e ne abbiamo le prove”. La prova sarebbe contenuta in un video che Ricca afferma di aver girato di fronte alle palazzine: volti e località sono oggettivamente irriconoscibili; tutto ciò che si può distinguere è la voce del consigliere mentre si accorda per comprare qualche grammo di marijuana da alcune persone con accento presumibilmente africano. Sull’onda delle accuse di Ricca, lo scorso sabato anche Maurizio Marrone ha voluto indire un nuovo corteo contro l’occupazione: secondo il capogruppo di centrodestra, il motivo per cui anche quella manifestazione è andata deserta sarebbe da imputare “alle numerose intimidazioni fatte girare nel quartiere da profughi e attivisti dei centri sociali”.
Non la pensa così il presidente di circoscrizione Giorgio Rizzuto (Pd); che ieri, se possibile, era perfino più critico di quanto lo fosse verso la prima iniziativa indetta a novembre da Marrone: “la nostra pazienza si sta esaurendo, - sbotta - e credo di parlare anche a nome dei residenti. Salvini dice di esser venuto qui per loro, ma la verità è che gli unici disagi ieri li ha creati lui: ho ricevuto decine di telefonate da parte di commercianti che, a causa dei cordoni di polizia portati da questa ennesima passerella elettorale, sono rimasti praticamente fermi nell’ultimo sabato prima di Natale. Questa continua strumentalizzazione non può più essere tollerata: se dei problemi all’ex Moi ci sono stati, fino a prova contraria non riguardavano criminalità e spaccio. Alcuni dei residenti si sono lamentati dei rifiuti e delle condizioni igieniche delle palazzine. Ma ad oggi, i rapporti tra le parti sono sempre stati tutti nel segno del reciproco rispetto e della solidarietà”. (ams)