Tornano le oche in Campidoglio, per “salvare” Roma e dire no al consumo di suolo
occupazione, soprattutto giovanile, sia per salvaguardare il territorio e l’ambiente.
Una richiesta, quella di RomAgricola, che parte dalla realtà dei numeri. Con i suoi 63 mila ettari di territorio agricolo, Roma è il comune agricolo più grande d’Europa. E la superficie pubblica coltivabile supera addirittura i 10 mila ettari. Roma può diventare la Capitale Agricola d’Europa. E’ necessaria però un’azione positiva da parte delle Istituzioni Pubbliche, Comune e Regione, alle quali RomAgricola ha indirizzato una lettera con alcune richieste precise.
“Dobbiamo smettere di aggredire e consumare il nostro suolo - dice Matteo Amati, portavoce
dell’Associazione –. Altre città europee stanno cercando di rispondere a questa nuova esigenza etica della comunità, nonostante abbiano un territorio agricolo molto inferiore al nostro. A Parigi la Sindaca Hidalgo, pur con poche centinaia di ettari a disposizione, ha incaricato una cooperativa di razionalizzare il sistema rurale con l’obiettivo di produrre, con modalità biologiche, 30 milioni di pasti l’anno, di cui 22 destinati alle mense scolastiche”.
“Nel manifesto che abbiamo presentato alle Istituzioni - prosegue Amati – ci sono tutti gli obiettivi
che vogliamo raggiungere: un bando rivolto ai giovani per l’accesso alle terre pubbliche; il sostegno
all’agricoltura sostenibile e alla biodiversità; la promozione di cooperative che favoriscano, oltre che
la produzione agricola, anche l’inclusione sociale di persone disabili, anziani o emarginati; lo sviluppo di filiere corte attraverso mercati rionali riservati ai soli produttori; la progettazione di una nuova città metropolitana a consumo di suolo zero. Sono obiettivi ambiziosi, ma non impossibili, perché non saremo soli – come si legge nel Manifesto -. Contiamo di avere in questa iniziativa gli Enti di Ricerca, le Università, gli enti di Sviluppo Agricolo, le Scuole agrarie e del turismo. E questo lavoro in comune dovrà trovare la sua sintesi in una Seconda Conferenza Agricola Cittadina di Roma. Quarantadue anni dopo quella convocata dall’allora Sindaco Giulio Carlo Argan il quale, da uomo di cultura, era convinto che il lavoro nei campi fosse una fonte preziosa di occupazione e anche una riscoperta di valori umani produttivi e culturali”.