7 agosto 2018 ore: 11:58
Disabilità

Torre Angela, il centro per i bambini autistici non va in ferie: 600 in lista d'attesa

A Roma Est il 70% delle famiglie con una persona disabile in casa ha un solo reddito: per questo, il ruolo dei presidi sanitari pubblici per la presa in carico è fondamentale. 600 bambini con autismo e Dsa sono in lista d'attesa: così la cooperativa Nuova Sir ha deciso di tenere aperto il centro di via Dioniso tutta l'estate
Bambino autistico seduto

ROMA – Centotrenta ragazzi presi in carico, ma oltre 600 sono ancora in lista d'attesa: sono i numeri del centro di riabilitazione di Via Dioniso a Roma, in zona Torre Angela, gestito dalla cooperativa Nuova Sair, in convenzione con la Regione Lazio. Proprio per far fronte a questa “emergenza”, il centro resterà aperto tutta l'estate. Lo fa sapere la cooperativa, ricordando che “ quella delle liste d'attesa per pazienti con diagnosi di DSA o autismo, segnalati dalle ASL di competenza, è un'emergenza riscontrabile su tutto il territorio della Capitale, e in maniera ancora più specifica in una zona come quella di Roma-Est dove, sempre secondo i dati in possesso della Nuova Sair, il 70% delle famiglie con una persona disabile in casa ha un solo reddito. Queste rende loro impossibile anche l'ipotesi di accedere a un intervento di tipo privato”. 

Il Presidio di Riabilitazione di via Dionisio, gestito dalla Nuova Sair, porta avanti da anni un lavoro di frontiera nei confronti delle persone con disturbo dello spettro autistico o con DSA, grazie al lavoro di operatori qualificati e attraverso l'utilizzo di metodologie innovative. “Abbiamo scelto di non ridurre il nostro impegno durante i mesi estivi per offrire a tante famiglie un po' di conforto e per iniziare a dare loro un aiuto concreto - dichiara Armando Cancelli, direttore sanitario del Presidio di Via Dionisio - Purtroppo, a Roma, sono pochi i centri come il nostro che possono attivare questo tipo di intervento e in tutti c'è una lista d'attesa spaventosa. Se dovessi quantificare la nostra, per smaltire 600 persone impiegheremmo circa 3 anni, ma per un bambino che riceve una diagnosi quando ne ha 2 sarebbe impensabile e molto grave iniziare un intervento quando di anni ne ha già 5. Così, abbiamo voluto impegnarci perché riteniamo importante dare a queste famiglie un segno di solidarietà e speranza”.

 

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