Tortura, la storia di Therese: “Grazie alla danza ho ricominciato a vivere”
ROMA – “Quando sento il suono dei tamburi mi risveglio: ritorno a quando ero piccola, mi ricordo di mio padre che danzava meravigliosamente. Per me la danza è innata, anche se non so ballare bene, quando sento la musica il mio corpo vibra”. Therese, originaria della Costa d’Avorio, è una delle quattromila vittime di tortura assistite dal Consiglio italiano per i rifugiati dal 1996. La sua storia, insieme a quella di Simon, originario del Congo, sarà al centro della serata organizzata oggi a Roma dal Cir in occasione della Giornata mondiale dedicata alle vittime di tortura. Durante l’evento dal titolo “Nonostante tutto” verranno raccontate diverse testimonianze di chi ha subito abusi in ogni parte del mondo. “Balliamo perché siamo scampati alla morte- racconta Therese - attraversare il mare è scappare dalla morte, venire in Italia da clandestini è scappare alla morte. Non è che lo vogliamo, è la vita che ci costringe a farlo”.
La storia di Therese - Guarda il video |
Secondo il Cir un rifugiato su tre tra quelli che hanno trovato protezione in Italia, ha subito torture nel paese di origine o durante il viaggio verso l'Europa. “Nonostante migliaia di rifugiati e migranti siano morti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Nonostante l’Europa, patria dei diritti, chiuda le frontiere smentendo i suoi stessi principi fondanti. Nonostante l’accoglienza si trasformi troppo spesso in indecente speculazione. Nonostante tutto, i rifugiati ci sono, con le loro storie, energie, risorse – sottolinea il Cir -. E, in particolare, quelli che stanno arrivando sulle nostre coste, che fuggono in maggioranza dalla Siria, dall’Eritrea e dall’Afghanistan, hanno bisogno di protezione, accoglienza e possibilità di integrazione". In 25 anni il Cir ha assistito oltre 120mila persone, ha contribuito a riabilitare circa 4 mila vittime di tortura. Il progetto dedicato alle vittime di tortura, il cui acronimo è Vi.to, è attivo dal ’96 e prevede: assistenza legale, durante l’iter per il riconoscimento dello status in Italia; l'assistenza sociale, che mira a facilitare il processo di integrazione (scuola, sanità, casa e orientamento al lavoro) e a prevenire la traumatizzazione secondaria a cui i rifugiati sono particolarmente esposti a causa del loro vissuto e delle inadeguate condizioni di accoglienza. E infine l’assistenza medica e psicologica specialistica volta alla diagnosi e cura degli esiti fisici e psicologici del trauma e a dare risposte alle problematiche e alle patologie presentate dai sopravvissuti alla tortura. Un’ulteriore attività del progetto è la gestione di laboratori di riabilitazione psico-sociale che costituiscono anche essi un importante percorso terapeutico e di integrazione, in particolare nella fase iniziale della permanenza in Italia. Questi laboratori durano dai 3 ai 5 mesi e riguardano diversi ambiti espressivi.
Durante la serata, che prenderà il via alle 20.30 all’Isola del Cinema di Roma (Isola Tiberina) sarà presentata la performance Nonostante tutto, interpretata da 20 rifugiati che porteranno in scena, oltre a danze e canti, 2 improvvisazioni sul tema della nascita e della violenza. Verranno proiettati poi due corti sulla storia di Therese e Simon. Seguirà la proiezione del film Welcome La serata è finanziata dal Fondo Europeo Rifugiati, i video prodotti sono invece finanziati da Fondazione Unipol con Unipol Gruppo Finanziario, dalle Nazioni Unite.