2 maggio 2023 ore: 10:25
Welfare

Toscana sociale, lo sguardo del governatore Giani sui temi più attuali

di Jacopo Storni
Intervista al presidente della regione Eugenio Giani sui temi più stringenti delle politiche sociali: dalla sanità alla conversione energetica il quadro attuale e gli sviluppi futuri. Un Piano contro la povertà e per la casa, fondi per il sostegno alla disabilità, una rete dei servizi per l’accoglienza dei migranti. E una riflessione sul carcere di Sollicciano
eugenio giani presidente regione toscana 2022

FIRENZE - Dalla povertà al carcere, dall’immigrazione all’ambiente fino alla disabilità, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, spazia a 360 gradi sui temi del sociale. Sul fronte immigrazione parla dell’importanza di “sostenere il collegamento tra i centri di accoglienza e la rete dei servizi sociali, sanitari e del lavoro”. Sul fronte del carcere, crede che il carcere fiorentino di Sollicciano vada ristrutturato. Sul tema ambiente, “la conversione energetica verso le fonti rinnovabili non è più una scelta, è una necessità se vogliamo salvare il nostro Pianeta”. E poi la sanità pubblica, dove ritiene opportuno “far crescere le retribuzioni od offrire incentivi nei percorsi di carriera”.

Presidente Giani, partiamo dall’immigrazione, tema molto attuale in questi giorni. Da Coldiretti a Federalberghi, quasi tutte le categorie dicono che serve manodopera. Tuttavia, il click day del decreto flussi del Governo ha dimostrato che 82mila ingressi l’anno in Italia non bastano. Come fare visto che il decreto flussi rischia di non essere l’unica risposta?
La cosa che mi preme sottolineare, prima di tutto, è la necessità che le persone straniere siano inserite in percorsi effettivamente finalizzati all'integrazione: con formazione linguistica, condizione abitativa adeguata, occupazione di qualità e non sfruttamento. A questo proposito ricordo che la Regione Toscana sta realizzando il progetto di contrasto denominato "Soleil" proprio per prevenire rischi di marginalizzazione e isolamento sociale e, per quanto riguarda i minori, fenomeni di disagio e povertà educativa. Vanno incoraggiate e sostenute a mio avviso le progettualità che tanti territori toscani portano avanti e vanno in questa direzione il protocollo sostenuto dalla Regione per l'integrazione dei minori stranieri nelle scuole della provincia di Prato e la partecipazione della Regione ai progetti finanziati dal fondo Fami. Per quanto riguarda poi in particolare i profughi e i richiedenti asilo, occorre quanto più possibile sostenere il collegamento tra i centri di accoglienza e la rete dei servizi sociali, sanitari e del lavoro, scongiurando il rischio che una volta uscite dai centri di accoglienza le persone si trovino prive di qualunque riferimento utile per la loro piena inclusione sociale, auspicando che a livello nazionale siano incrementate le risorse necessarie a favore degli enti locali con la collaborazione del Terzo settore.

 Nelle carceri toscane – e soprattutto a Sollicciano – ci sono gravi problemi di salute mentale tra i detenuti. Tanti suicidi. Il rischio è che lo stato di salute delle persone si aggravi una volta in carcere. Come fare per arginare questo fenomeno? Si deve potenziare la psichiatria in carcere? Secondo lei Sollicciano va abbattuto e ricostruito?
Serve sicuramente una riflessione. Noi l’abbiamo iniziata a fare ad ottobre del 2022, con un convegno dedicato alla sanità (e dunque anche alla psichiatria) in carcere organizzato dall’Asl Toscana Centro ed ospitato a Palazzo Strozzi Sacrati. Sollicciano, è emerso durante l’iniziativa, vanta un’equipe medica tra le migliori tra quelle che operano nei carceri. Ma questo, è stato ugualmente sottolineato dai relatori, ha portato a concentrare in quell’istituto i casi più complessi e complicati. Come altri istituti Sollicciano in passato ha avuto anche problemi di sovraffollamento, poi risolti. Ma come spiegano gli addetti ai lavori presenta criticità legate anche alla sua conformazione architettonica. Progettato negli anni Settanta del Novecento, ha subito nel tempo una metamorfosi per diventare carcere di massima sicurezza: spazi di camminamento murati, poca luce naturale. A questo si aggiunge l’esigenza di una costante e importante manutenzione programmata, senza cui la vivibilità ne può soffrire. Ma non è sempre facile. E così, nonostante l’offerta sanitaria sia qualitativamente e quantitativamente elevata, gli atti critici – violenze, ma anche suicidi - che si contano a Sollicciano non sono pochi. L’impegno dei nostri operatori sanitari è inteso. Ma sicuramente sarebbe utile anche una ristrutturazione.

 Come pensa di conciliare la necessità di realizzare una vera e propria rivoluzione energetica con la tutela del paesaggio toscano?
La conversione energetica verso le fonti rinnovabili non è più una scelta, è una necessità se vogliamo salvare il nostro Pianeta. Abbiamo anche un obiettivo preciso, già individuato dall’Unione Europea: raddoppiare le rinnovabili entro il 2030. La sfida è proprio questa: come centrare questo obiettivo preservando un patrimonio culturale e paesaggistico unico non solo in Italia ma direi nel mondo? Lo strumento c’è, è la legge regionale che determinerà il perimetro delle aree idonee e non idonee ad ospitare questi impianti. Dobbiamo infatti promuovere il diffondersi di fonti rinnovabili ma programmando ed orientando questa diffusione. Ma siamo oggi in una situazione paradossale: il Dlgs 199/2021 attribuisce infatti alle regioni questa possibilità ma prevede che prima delle leggi regionali debbano essere emanati dei decreti attuativi governativi che non ci sono e che attendiamo ormai da mesi. In ogni occasione, istituzionale o meno, sollecitiamo il Governo ad emanare i decreti e consentirci quindi di intervenire sulla materia.

Le grandi opere, spesso molto discusse, sono il tratto distintivo della destra di governo. Perché non distinguersi in termini di sostenibilità ambientale in Toscana, viste le nuove e sempre più acute sensibilità delle più giovani generazioni?
Il problema non sono nemmeno le grandi opere, il problema sono le grandi opere inutili. Ben vengano interventi importanti che vanno verso la sostenibilità, penso ad esempio ad interventi sulla mobilità green, dal miglioramento delle reti ferroviarie alle ciclovie, penso alle grandi opere per la prevenzione del rischio idraulico ed idrogeologico. Mi pare quindi che ciò che caratterizza la destra, più che altro, sia la tendenza a distinguersi per realizzare grandi opere che non guardano alla sostenibilità ambientale ma che hanno in mente e ripropongono un vecchio modello di sviluppo. La sinistra ha il dovere di portare una visione alternativa proprio per il rispetto delle generazioni future a cui rischiamo di consegnare un Paese inadeguato.

 Sanità: alcuni pronto soccorso sono in sofferenza, quali soluzioni?
La situazione dei pronto soccorso, con troppi pochi medici in servizio rispetto al carico di pazienti, è complessa ed ha radici lontane. Ed anche se, pure all’interno della Toscana, non tutti i pronto soccorso vivono la stessa situazione, il problema è comune e nazionale e servono risposte e risorse dal Governo. C’è un problema di medici di ruolo in servizio, spesso troppo pochi. C’è un problema di stipendi: se vogliamo che gli operatori che già ci sono non vadano via e che i giovani medici scelgano la specializzazione di emergenza urgenza, è necessario far crescere le retribuzioni od offrire incentivi nei percorsi di carriera. C’è un problema anche di accessi, che non sono aumentati negli ultimi quattro anni ma con pazienti che si fermano più a lungo nei pronto soccorso, perché sempre più anziani e con patologie conseguentemente complesse: quei pazienti che, con le riforma dell’assistenza territoriale in corso, dovrebbero trovare risposte adeguate nelle case ed ospedali di comunità. Al governo Draghi e al governo Meloni abbiamo chiesto un piano speciale. Le risposte fino ad oggi avute sono state parziali o insufficienti. Come Regione, quando siamo stati messi nelle condizioni di fare qualcosa, l’abbiamo comunque fatto. E assieme alla Asl, ma anche con i direttori dei Pronto soccorso e con le organizzazioni sindacali, stiamo continuando a lavorare per recepire le migliori buone pratiche.

Povertà: sempre più famiglie non arrivano a fine mese, complice la pandemia, la guerra e il caro energia? Quali aiuti dalla Regione?
E’ priorità politica della Regione investire tutte le energie e le risorse possibili per affrontare  e possibilmente rimuovere le condizioni di crescente disagio di tante famiglie toscane (secondo una recente indagine Irpet il 10% delle famiglie toscane fatica ad arrivare a fine mese). Per questo stiamo cercando di utilizzare tutte le risorse disponibili: nel 2022 abbiamo varato uno specifico piano triennale da 71 milioni di euro per la lotta alla povertà, finalizzato a ridurre le cause dell'impoverimento e a sostenere le persone nel percorso di uscita dalle condizioni di marginalità ed esclusione sociale. Inoltre stiamo utilizzando tutte le risorse del Pnrr e del Fondo sociale europeo destinabili a quest’ambito. Sulla questione delle tariffe abbiamo deciso di impiegare le risorse del fondo interistituzionale per il sociale per supportare il pagamento delle bollette da parte delle persone più in difficoltà. Tutto questo alla luce di una consapevolezza: le condizioni attuali, dovute ai costi delle bollette e all’inflazione a due cifre, difficilmente, purtroppo, potranno migliorare nel breve periodo.

In Toscana a volte ci vogliono venti anni di attesa per una casa popolare. Forse perché ce ne sono poche e molte non disponibili. Come fare per le famiglie senza casa?
Per affrontare in maniera decisa e concreta questo problema occorre a mio avviso un investimento straordinario di risorse a partire dal livello nazionale. Noi stiamo cercando di utilizzare al meglio tutto il patrimonio disponibile (50.000 alloggi in tutto): abbiamo fatto un investimento di 30 milioni di euro sulla manutenzione di immobili che sono spesso vetusti, stiamo qualificando e mettendo in sicurezza oltre 2.700 alloggi grazie alle risorse del Fondo complementare al Pnrr, abbiamo finanziato due bandi da 8 milioni ciascuno per acquisire nuovi immobili. Questo sforzo di ottimizzazione è importante, ma ci rendiamo conto che non è sufficiente: sulla casa è necessaria una azione forte che parta da Roma. Segnali per ora non ne arrivano: e quelli visti sin qui (penso al taglio del contributo affitti) vanno nella direzione opposta.

 Disabilità: ad oggi le associazioni di persone con disabilità, soprattutto quella per la Vita Indipendente, continuano a lamentare mancanza di fondi fondamentali: cosa è stato fatto in questa legislatura per loro?
Innanzitutto abbiamo varato un nuovo modello di presa in carico nel quale sosteniamo tutti quei percorsi che abbiano, come obiettivo, l’autonomia e la piena inclusione sociale delle persone con disabilità. Uno dei capisaldi di questo modello è il mantenimento, il più possibile, della domiciliarità, cioè di uno spazio di casa necessario per garantire indipendenza alla persona con disabilità. Per realizzare questi obiettivi abbiamo utilizzato tutti i fondi disponibili: se mettiamo insieme tutte le risorse destinate a questo ambito in un anno come il 2023 si arriva a 185 milioni di euro circa. Mi sembra uno sforzo importante, anche se in questo ambito gli interventi non sono mai abbastanza. Per quanto riguarda la Vita indipendente, posso dire che i fondi destinati a  questo progetto dal 2020 sono passati da 9 a 13 milioni all’anno; questo ci ha permesso di eliminare sostanzialmente  le liste di attesa e di alimentare fortemente un progetto che aiuta le persone con disabilità, prioritariamente di giovane età, a condurre una vita autonoma.

 A Iacopo Melio, oggi consigliere regionale, fu garantito nel 2015 che entro il 2017 oltre il 70% delle stazioni toscane sarebbe stato accessibile, ma ad oggi risultano ancora esserci molti problemi sulle infrastrutture pubbliche. Intende fare qualcosa la Giunta in questo mandato per migliorare la situazione?
Il mese scorso è stato presentato alle associazioni dei disabili il piano operativo dell'accessibilità predisposto da Trenitalia sulla base delle condizioni minime di qualità stabilite da Art, l’Autorità di regolazione dei trasporti. All’interno del Contratto di servizio con la Regione Toscana, sottoscritto a fine 2019 e con validità 15 anni, Trenitalia, in applicazione delle misure di Art, ha predisposto una prima versione del Piano operativo per l’accessibilità, redatto anche con il contributo di Rfi e condiviso con la Regione. Il Piano evidenzia le azioni congiunte da parte di Trenitalia, Rfi e Regione per migliorare l’accessibilità al servizio ferroviario e gli obiettivi di accessibilità da raggiungere all’interno della durata contrattuale, sia rispetto al materiale rotabile che alle stazioni, prendendo in esame anche le azioni di miglioramento del sistema di accoglienza ed assistenza per persone a ridotta mobilità in caso di anormalità, ad esempio per garantire la fruizione del servizio anche in caso di effettuazione dello stesso con bus sostitutivi.

Il Piano degli investimenti sul materiale rotabile previsto all'interno del Contratto di servizio consentirà il rinnovo totale della flotta, con il 100 per cento di materiali accessibili. Già oggi gran parte dei treni in circolazione, quelli entrati in servizio da partire dal 2004-5, Minuetto, vetture Vivalto, Swing, Jazz, Rock e gli ultimi arrivati Pop e Blues, di cui è appena iniziata la fornitura, è già pienamente accessibile. Rimane ancora molto da fare nelle stazioni, dove spesso occorre intervenire su edifici e strutture di impianto ottocentesco. Attraverso interventi di adeguamento infrastrutturale e tecnologico, RFI si è impegnata a rendere progressivamente più accessibili, sostenibili e confortevoli le principali stazioni di tutto il territorio nazionale e sta intervenendo progressivamente anche in Toscana, dove sono presenti 176 fra stazioni e fermate ferroviarie.

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