17 gennaio 2023 ore: 17:50
Società

Tra applausi e commozione l'ultimo saluto al missionario Biagio Conte

di Serena Termini
A Palermo i funerali presieduti in Cattedrale dall'arcivescovo Corrado Lorefice: "Aveva il sorriso di chi comprende il faticoso travaglio del mondo, ci lascia in eredità la ricchezza del suo impegno”
Biagio Conte

PALERMO - Un saluto vivo, intenso e commosso è quello che questa mattina è stato espresso dalla gente di Palermo e da tante autorità civili e religiose, dentro la cattedrale, al missionario laico Biagio Conte in occasione della celebrazione del suo funerale presieduta dall'arcivescovo Corrado Lorefice. In prima fila, davanti alla piccola bara di legno grezzo, c'erano tutti i volontari più vicini alla Missione Speranza e Carità che tenevano un cartello con la scritta "Insieme per costruire un mondo con migliore".

Molto forte è stata la commozione di p. Pino Vitrano - il salesiano che prima della celebrazione indossava un cappellino di lana colorata - che da 31 anni lo ha affiancato, con mitezza, forza e dolcezza, in tutto il suo percorso di sostegno e aiuto alle persone con maggiore stato di fragilità sociale attraverso l'apertura delle diverse sedi della Missione.

"Il cappellino che porto è fatto a mano da una sorella senza dimora che li realizza con gioia e poi noi li distribuiamo agli altri – ha detto p. Vitrano. Con tanta umiltà e semplicità fratello Biagio ci trasmetteva, ogni giorno, con il sorriso e la gioia di vivere tutto il suo grandissimo amore per gli altri. L'amore porta altro amore. Tanto più si vive con lo spirito del dono autentico tanto maggiore è l'amore che viene moltiplicato anche da tutti coloro che lo hanno ricevuto. Fratello Biagio è stato soprattutto un testimone di accoglienza autentica di tutte le persone che vivevano diverse forme di povertà. Qualcuno si stupiva del suo dormire a terra fra i cartoni accanto alle persone in difficoltà; diceva che solo toccando con mani e piedi nudi la sofferenza dei fratelli e sorelle si poteva capire meglio la difficoltà che vivevano. E' stata una vita di accoglienza piena e aperta a tutti, perché appartenenti ad alla stessa natura umana senza differenza alcuna. Anche io nella mia vita sono stato accolto da lui ed è stato un incontro e un dono meraviglioso che poi ci ha fatto camminare insieme".

A commuoversi, in un momento della sua omelia, seguito da un lunghissimo applauso, è stato pure l'arcivescovo Corrado Lorefice. "La nostra vita – ha detto - è fatta di incontri che sono come i fili di un  tessuto che a mano a mano si intreccia e costituisce, di giorno in giorno, la trama della nostra esistenza. Noi siamo, in fondo, sin dall’inizio, sin dal grembo della nostra mamma, gli incontri che facciamo. E quanto è stato importante per me, quanto è stato importante per tutti noi, per ciascuno e ciascuna di noi, per tutta la Chiesa di Palermo, aver incontrato Fratel Biagio.  Il suo sorriso, il sorriso di Biagio: sommesso e splendente,  chiaro e profondo, intimo e aperto. Quel sorriso,  portava il segno presenza di Cristo, era una  luce in cui riposare, uno spazio che ci era (e ci è) donato per vedere, con gli occhi del cuore, un’immagine  del sorriso accogliente sul mondo. Non il sorriso di circostanza di chi come noi tante volte preferisce  l’ipocrisia alla verità. Non il sorriso superficiale e bonario di chi non discerne, di chi fa passare tutto, giustifica ogni cosa. Non il sorriso di chi si schermisce per non compromettersi. Bensì il sorriso di chi comprende il faticoso travaglio del mondo, di chi è pronto a dedicare la sua cura benevola ad ogni creatura  e però su tutte predilige quelle che gli altri dimenticano, quelle che la storia calpesta: i più poveri, i più  fragili, quelli che si sono smarriti e – come a Biagio stesso era accaduto – sono alla ricerca di una 'via  altra'. Per dire loro: io sono con voi, io non vi abbandono, io sorrido sulla vostra vita e la abbraccio, la  assumo, la porto in grembo. E l’ingiustizia non sarà l’ultima parola. (…) L’unica eredità di cui Fratel Biagio si è appropriato è stata il dolore e la  povertà dei fratelli. L’eredità che ci lascia è la ricchezza del suo esempio che riscalda il cuore e ci fa  sperimentare nel nostro corpo la presenza del Signore che riempiva il suo corpo, i suoi cammini, il suo respiro. (…) C’era una dolcezza nel suo essere che veniva da un Altrove, una vitalità che trovava le sue sorgenti  in uno spazio inedito, nella tua invisibile presenza. Per questo Fratel Biagio era vivo. Pieno di vita anche alla fine, sul letto che era diventato la sua croce. (…) Il nostro Fratel Biagio ha amato la sua Palermo, si è coinvolto nelle sue sofferenze e contraddizioni come il nostro don Pino Puglisi. Ha amato ogni città meta del suo lungo pellegrinaggio, ha amato ogni città del mondo. (,,,) Per questo Fratel Biagio ha  dato voce a coloro che non hanno voce, a coloro che levano il grido della disperazione, a coloro che, anche se non lo sanno, si attaccano ai beni di questo mondo per paura di cadere nel vuoto di una vita  senza Dio".

A conclusione della celebrazione sono stati letti i messaggi di cordoglio di Papa Francesco, del cardinale Matteo Zuppi presidente della Cei e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La salma verrà tumulata e sepolta nella Cittadella del Povero dentro la chiesa "Casa di preghiera per tutti i popoli".

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