Tragedia Lampedusa, l'Oim: "Necessario rafforzare il salvataggio in alto mare"
ROMA - "La morte per ipotermia di 29 migranti subsahariani, parte di un gruppo di 105 soccorso al largo di Lampedusa dalla Guardia Costiera, segna un infausto inizio per un anno che si annuncia particolarmente difficile per quanto riguarda il fenomeno degli arrivi via mare". Ad affermarlo è l' dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in una nota. E il direttore generale della stessa organizzazione, William Lacy Swing, aggiunge: "Ciò che è accaduto ieri dimostra quanto le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo siano assolutamente necessarie. Navi più grandi, come quelle utilizzate dall’operazione Mare Nostrum, avrebbero probabilmente potuto garantire un’assistenza meno problematica ai migranti soccorsi”.
La barca era stata intercettata a 100 miglia dalla costa italiana, in acque internazionali, dove Triton, l’operazione di protezione delle frontiere dell’Unione Europea, non opera, e dove di conseguenza le operazioni di salvataggio sono prevalentemente svolte dalla Guardia Costiera Italiana. Le condizioni climatiche erano particolarmente difficili – mare forza 7 con onde di 8 metri – quando le unità della Guardia Costiera si sono avvicinate al barcone dei migranti. Molti di loro, tutti subsahariani, erano in condizioni fisiche precarie, per sfinimento e assideramento, e sono morti quasi subito dopo essere stati presi a bordo. I sopravvissuti sono stati trasferiti nell’isola di Lampedusa, e il personale dell’Oim è arrivato oggi sull’isola per fornire assistenza nell’ambito delle attività del Progetto Praesidium.
I dati dell'Oim. Gli ultimi dati raccolti dal Ministero dell’Interno italiano mostrano che, nonostante le condizioni invernali, sono già 3.528 i migranti che hanno attraversato il Mediterraneo nel mese di gennaio. L’Oim evidenzia che, "sebbene si tratti di un numero inferiore rispetto agli arrivi registrati nel mese di dicembre (6.732), ci si trovi comunque in presenza di un dato inusuale per il mese di gennaio: lo scorso anno, nello stesso periodo, gli arrivi erano stati 2.171 e nel 2013 furono solo 217".
"Le morti di ieri – insieme alle quasi altre 200 persone decedute al largo di Africa, Turchia, Cuba, Penisola Araba – segnano, in termini di decessi di migranti, un inizio dell’anno drammatico", continua l’Oim, che nello stesso periodo nel 2014, registrò 41 decessi– e alla fine dell’anno furono più di 5.000 i migranti morti in tutto il mondo.
Le rotte dei migranti. Il principale paese di partenza dei migranti è stato, anche a gennaio, la Libia, paese che sta vivendo una crisi interna sempre più complicata. I principali paesi di origine sono stati la Siria (764), il Gambia (451), il Mali (436), la Somalia (405) e l’Eritrea (171).
"Molti dei siriani arrivati a gennaio sono giunti a inizio mese a bordo del cargo 'Ezadeen', partito dalla Turchia, ma numerose sono state anche le partenze dalla Libia". Secondo le testimonianze raccolte dai funzionari Oim, molti siriani arrivano in Libia dal Sudan – raggiunto in aereo dalla Turchia – mentre non riescono più a utilizzare la rotta che passa attraverso l’Algeria, dove le autorità locali hanno imposto un visto a tutti i siriani che cercano di entrare nel paese.
"La rotta via mare dalla Turchia sembra invece essere stata al momento bloccata - rivela l'Oim -: i cargo di migranti diretti verso l’Italia sono stati infatti fermati dalle autorità turche subito dopo la loro partenza. Di conseguenza sono molti i siriani che, pronti a partire per l’Europa, sono attualmente bloccati a Mersin, mentre cresce il numero di coloro che decidono di passare per la Grecia evitando così la traversata del Mediterraneo".
“Le guerre e le difficili condizioni geopolitiche di molti paesi fanno pensare che i flussi continueranno anche nel corso del 2015 - afferma Federico Soda, capo missione dell’Oim in Italia -. Gli arrivi via mare in Europa sono la diretta conseguenza di situazioni di crisi che non accennano a migliorare. Basti pensare alla guerra in Siria, alla crisi libica, alla presenza di Boko Haram in Nigeria e a ciò che accade in Irak”.
“Quello che è successo ieri - aggiunge Soda - è un’ulteriore prova di come le traversate possano diventare tragiche. La Guardia Costiera italiana ha effettuato una operazione di soccorso coraggiosa, andando a intervenire molto lontano dalla costa italiana e in condizioni metereologiche proibitive. Purtroppo le unità navali erano molto piccole e non in grado di fornire a bordo quell’immediata assistenza di cui persone in condizioni di salute molto precarie – in alcuni casi tra la vita e la morte – avrebbero avuto bisogno”.
“L’Europa deve essere pronta ad assistere in modo adeguato coloro che rischiano la propria vita in mare, ampliando i limiti geografici di intervento dell’operazione Triton e fornendo delle possibili alternative alla traversata via mare ai quei migranti che non hanno altra scelta se non quella di abbandonare il proprio paese”.
“Quest’ultima tragedia - conclude il capo missione OIM -, dimostra quanto fosse preziosa ed efficace l’operazione Mare Nostrum. Il Mediterraneo deve essere pattugliato con mezzi e modalità adeguate per garantire operazioni di sicurezza e di ricerca e soccorso, e l’Europa dovrebbe rispondere in modo più efficace e con più risorse a questa emergenza umanitaria”.