Tragedie del mare: quando a salvare gli immigrati sono i pescatori
Barcone immigrati foto Del Grande
MAZARA DEL VALLO – Sempre più spesso pescatori e mercantili sostituiscono la Guardia Costiera e la Marina militare nei salvataggi in mare degli emigranti diretti a Lampedusa. È successo anche sabato scorso in Libia, dove il rimorchiatore italiano Asso 22 ha tratto in salvo 350 persone, evitando che il mare in tempesta inghiottisse anche la loro nave, quando già si contavano 200 dispersi al largo di Janzur. Un salvataggio delle stesse proporzioni era accaduto lo scorso 28 novembre 2008 a Lampedusa, grazie al coraggioso intervento di cinque equipaggi siciliani, che non esitarono a sfidare la burrasca per salvare la vita alle 650 persone su due navi in balia di onde alte due metri. Per incontrare i protagonisti di quel salvataggio, siamo andati a Mazara del Vallo, primo distretto della pesca in Italia. E abbiamo scoperto che non è un caso isolato. Negli ultimi anni i pescatori mazaresi hanno salvato la vita a centinaia di uomini e donne.
Pietro Russo, Nicola Asaro, Salvatore Cancemi, Antonio Cittadino e Gaspare Marrone sono cinque dei capitani che più si sono esposti negli ultimi anni per i loro interventi di salvataggio. Ogni volta perdono intere giornate di lavoro che nessuno gli rimborsa. Ogni volta rischiano di essere accusat i di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, come successo nell'estate 2007 a sette pescatori tunisini ancora sotto processo al Tribunale di Agrigento. Ma non importa, perché la legge del mare è la legge della vita. Le loro sono storie incredibili, di uomini ripescati in alto mare, a mollo da ore, aggrappati alla chiglia di un gommone affondato. Sono storie drammatiche, di barche capovolte durante le operazioni di salvataggio e di persone annegate a due metri dalla loro salvezza. Storie eroiche, di marinai saltati in mare, nella notte, per salvare una donna caduta in acqua. Ma anche storie crudeli, indicibili, di cadaveri ritrovati nelle reti, mangiati dai pesci. Sono le storie di una profonda umanità. Di anonimi eroi che non si sono girati dall’altra parte. Perché “quando vedi un bambino di tre mesi a mare, non pensi più ai soldi, né al tempo perso. Pensi soltanto a salvargli la vita”.
A questi capitani coraggiosi è dedicato il "Premio Per Mare - Al coraggio di chi salva vite umane", istituito dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) nel 2007 e assegnato ai pescatori che, spesso a rischio della propria vita, salvano la vita a migranti e rifugiati vittime di naufragi nel Canale di Sicilia. Tre dei pescatori mazaresi che abbiamo incontrato figurano tra i premiati del 2008. Gaspare Marrone per aver salvato 54 emigranti la notte del 28 novembre 2007, tra cui una bimba di pochi mesi e nove donne, su un gommone a una trentina di miglia dall'isola Lampedusa. Nicola Asaro per aver tratto in salvo 14 migranti il 18 luglio 2007, dopo che il gommone si era rovesciato sottobordo al momento dei soccorsi provocando 12 vittime. Vito Cittadino per aver recuperato in mare un emigrato rimasto aggrappato ad una tavola per dodici ore, unico sopravvissuto di un naufragio. Redattore Sociale ha raccolto le loro storie. (gdg)
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