Trans, il problema è il lavoro
BOLOGNA - Negli ultimi dieci anni il 13 per cento delle persone gay e lesbiche ha visto respingere la candidatura lavorativa per il proprio orientamento sessuale. La percentuale sale al 45 per cento se la persona è transessuale. Almeno stando agli ultimi dati dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar), di Arcigay e del Movimento identità transessuale (Mit).
Alla vigilia del Pride, la grande manifestazione per i diritti degli omosessuali promossa da Arcigay che si svolgerà sabato 28 giugno in contemporanea a Bologna, Milano, Venezia, Napoli, Torino, Venezia, Perugia, Alghero, Lecce, Reggio Calabria, Siracusa Palermo e Catania, il tema del lavoro resta tra i più importanti. E sensibili. Dove le discriminazioni sul lavoro sono all’ordine del giorno, soprattutto per i transessuali: “La mia sensazione è quella di scontrarsi contro un muro - commenta Porpora Marcasciano, presidente del Mit –. Nonostante i buoni propositi al momento del colloquio, se i documenti non coincidono con chi si ha davanti, iniziano mille dubbi. Ed è così da nord a sud. Il pregiudizio è uguale in tutte le città italiane – continua – la difficoltà è che nel meridione c’è meno lavoro. È una questione culturale e non esiste una ricetta per risolvere il problema gli effetti non si vedranno subito, noi però stiamo seminando”.
Una situazione che, secondo Fausto Viviani, responsabile politiche sociali della Cgil Emilia-Romagna, è sempre più drammatica. “Per chi lavora già con un contratto a tempo indeterminato c’è più tutela – spiega - Il problema restano le relazioni. Ci sono spesso delle difficoltà con i colleghi per chi cambia genere su un posto dove è inserito già da tempo, specie per chi cambia da maschio a femmina”. E continua: “Chi cerca lavoro invece, oltre a far fronte alle difficoltà alle quali tutti vanno incontro, se ne ritrova ancora di più. Ci sono però grandi circuiti, specie quelli nord europei, che si sono dati dei codici etici con l’impegno di non discriminare nessuno. In queste catene è più facile vedere delle persone transessuali assunte”. Porpora Marcasciano conferma: “È vero che molte aziende hanno scoperto il problema, ma non ci sono garanzie”.
Anche per questo Arcigay, Mit e Unar, hanno stilato il manuale 'Rights at work. I diritti delle persone LGBTI nel luogo di lavoro”, un vademecum da seguire in caso di discriminazioni, dirette o indirette, in ufficio. Un esempio? “Chi ritiene di essere discriminato in ragione del proprio orientamento sessuale o identità di genere può rivolgersi al giudice perché quest’ultimo faccia cessare il comportamento discriminatorio”. Poi una panoramica sulle leggi che tutelano il lavoratore Lgbt, come riconoscere una molestia o il mobbing. In coda, a chiudere la guida disponibile anche on line sul sito di Arcigay, le Faq. “Sono un lavoratore o una lavoratrice dipendente e vorrei cambiare sesso, quali diritti ho?” o, ancora, “Convivo con un/a compagno/a che ha un grave problema di salute, quali permessi posso richiedere per assisterlo/a?”. (irene leonardi)