Tratta, a Bologna un percorso formativo per riconoscere le potenziali vittime
BOLOGNA - Nell’ambito di un’accoglienza generalizzata come si può capire se una donna è vittima di tratta? Parte da qui l’idea di “La tratta ai fini dello sfruttamento sesuale. Un approccio multidisciplinare al fenomeno”, un percorso di formazione rivolto agli operatori dell’accoglienza, agli assistenti sociali, agli avvocati realizzato all’interno del progetto “Non più sole”, dall’Associazione MondoDonna, che a Bologna si occupa di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati e di donne vittime di violenza. Obiettivo? Approfondire la conoscenza del fenomeno per dare strumenti di individuazione e analisi dello stesso a operatori e avvocati, favorire l’incontro tra professionisti ed esperti per facilitare lo scambio di esperienze e buone pratiche. “Noi operiamo all’interno dell’hub regionale, del servizio Sprar e dei Centri di accoglienza straordinaria e viviamo intensamente e direttamente il fenomeno della tratta – ha spiegato Loretta Michelini, presidente di MondoDonna – La necessità di approfondire il tema è stata evidenziata dalle operatrici che entrano in contatto con le donne accolte”. In particolare, MondoDonna ha scelto di approfondire l’aspetto della tratta ai fini dello sfruttamento sessuale e di parlare di Nigeria, in quanto primo Paese di provenienza delle donne sfruttate. “La tratta è un tema di cui non si parla mai abbastanza – ha detto Susanna Zaccaria, assessore comunale alle Pari opportunità e differenze di genere, Lotta alla violenza e alla tratta su donne e minori – Il percorso mira a formare gli operatori perché i fenomeni vanno prima di tutto riconosciuti”. Il percorso formativo è gratuito e si terrà a Bologna nella sede del Quartiere Santo Stefano (Aula Marco Biagi) nei giorni: 19 gennaio, 16 febbraio, 16 marzo, 20 aprile, 4 e 18 maggio.
MondoDonna si occupa da oltre 20 anni di sostenere donne in situazione di disagio socio-economico, lavorativo e psico-sociale, con minori a carico e prive di un’occupazione stabile. In particolare, si occupa di accoglienza di donne migranti, richiedenti asilo o rifugiate. Sono oltre 300 le donne che accoglie nelle strutture che gestisce. “Accogliamo donne che ci vengono inviate dai servizi, donne che hanno problemi di genitorialità – continua Michelini – tra loro ci sono donne vittime di violenza, soprattutto intrafamiliare, e anche donne provenienti da altri Paesi con esperienza di tratta”. Ma qual è la probabilità di può riuscire a spezzare il vincolo della tratta? “Dipende da tanti fattori ma soprattutto dall’esperienza personale – prosegue Michelini – Le modalità di approccio nei confronti di queste donne possono essere le più diverse ma serve soprattutto tanta attenzione e formazione”. MondoDonna gestisce anche “Chiama chiAMA”, sportello di aiuto e sostegno per donne vittime di violenza attivo 3 giorni alla settimana all’interno dello spazio di Case Zanardi del Comune di Bologna. Le operatrici dello sportello operano anche all’interno dell’hub regionale di via Mattei, “un servizio che può costituire un primo passo per individuare eventuali vittime di tratta, anche se – ha precisato Giacomo Rossi del Consorzio Arcolaio, capofila nella gestione dell’hub di via Mattei – la permanenza nell’hub è breve e le possibilità di intervento sono ridotte”. Eventuali indicatori possono però essere di aiuto agli operatori dei Centri di accoglienza straordinaria che accoglieranno le migranti per riconoscere e individuare casi di tratta e sfruttamento e intervenire a tutela di queste persone.
Il progetto ‘Non più sole’ nasce dalle associazioni che, nel dicembre 2015, hanno firmato l’Accordo con le istituzioni per aiutare le donne vittime di violenza. Finanziato dalla Fondazione del Monte, il progetto è promosso da MondoDonna in collaborazione con Unione donne in Italia (sede di Bologna), Sos Donna di Bologna, Associazione Perledonne di Imola, e prevede 4 aree di intervento: protezione e sostegno delle donne vittime di violenza, informazione e sensibilizzazione della cittadinanza, interventi di educazione al genere per studenti delle scuole della Città metropolitana, formazione delle figure professionali coinvolte nel percorso di tutela della donna. Nell’ambito del progetto, Udi si occuperà di formazione delle operatrici che intervengono nei casi di violenza, in particolare nelle Terre d’Acqua (Unione di 5 Comuni dell’area persicetana) e di un laboratorio per una ventina di donne vittime di violenza. L’Associazione Per le donne di Imola organizza “Il corpo narra le storie delle donne”, un laboratorio psicocorporeo performativo “per entrare in contatto con donne che hanno vissuto percorsi di violenza attraverso linguaggi non verbali”, ha spiegato Carmen La Rocca dell’associazione. Sos Donna farà formazione sulle differenze di genere nelle scuole, in particolare con gli studenti dell’istituto Laura Bassi, e organizza un cineforum aperto a tutti con proiezione di 5 film sul tema della violenza di genere. (lp)