29 luglio 2016 ore: 09:23
Immigrazione

Tratta, dalle reti ai singoli aguzzini: ecco l’identikit degli sfruttatori

Dossier Save the children. In Italia la tratta degli esseri umani, molti dei quali minori, è la terza fonte di reddito per le reti criminali. Dal 2013 al 2015 denunciate 464 persone per reati inerenti la tratta e lo sfruttamento
Tratta esseri umani, mani legate - SITO NUOVO

ROMA - La tratta degli esseri umani, molti dei quali sono minori, è la terza fonte di reddito per le reti criminali nel nostro paese. Nonostante questo il numero dei procedimenti a carico degli sfruttatori, e soprattutto quello delle condanne in via definitiva, rimane però piuttosto limitato, per la capacità delle organizzazioni criminali di agire adeguando le proprie strategie per aggirare gli interventi legislativi dei vari Paesi. In Italia, in particolare, dal 2013 al 2015, sono stati denunciati per reati inerenti la tratta e lo sfruttamento un totale di 464 individui, alla maggior parte dei quali viene contestato il reato di riduzione in schiavitù.  Per lo specifico reato di tratta di persone sono stati arrestati più di 190 soggetti di nazionalità prevalentemente rumena, albanese e nigeriana. Secondo i dati riportati dal Ministero della Giustizia, il 12 per cento degli autori di reati connessi alla tratta e allo sfruttamento sono di nazionalità italiana. Ma chi sono gli sfruttatori che si approfittano di piccole vittime?

Per la prima volta, il dossier “Piccoli schiavi invisibili”, di Save the children, approfondisce il profilo non solo delle vittime, ma anche degli “offender”, cioè gli sfruttatori. Si tratta di un mondo molto vario e va dal singolo fino alle organizzazioni criminali, che gestiscono la tratta di persone come attività propedeutica e funzionale a traffici illeciti più lucrativi, come ad esempio quello di droga. I gruppi transnazionali più complessi hanno cellule in tutta Europa e riescono a spostare e gestire un numero notevole di persone, arrivando a muoverle da un Paese all’altro del continente, a seconda della domanda di lavoro forzato o di prostituzione che si creano di volta in volta.  Nel caso degli sfruttatori individuali, particolarmente frequente per le ragazze romene e dell’Europa orientale costrette alla prostituzione, spesso la condizione di subordinazione e assoggettamento viene messa in atto da una persona con cui la vittima ha una relazione di parentela (cugine o sorelle) o un vincolo sentimentale. Il vincolo di dipendenza affettiva, emotiva ed economica tra sfruttatore e vittima fa sì che quest’ultima non percepisca con chiarezza lo sfruttamento in atto. Lo stato di prolungato sfruttamento, l’asservimento psicologico, la continua frequentazione di connazionali coinvolti nel traffico di persone, nonché la normalità che assume la violenza nella vita quotidiana, fa sì che le ragazze nel tempo vengano indotte a partecipare al business della prostituzione, assumendo anche dei ruoli attivi.

Le reti informali giocano un ruolo importante nel fenomeno del traffico di persone. In generale, queste tipologie di reti non perseguono l’obiettivo finale di sfruttare i migranti dopo il loro arrivo a destinazione, eppure sono frequenti i casi in cui i migranti, soprattutto le donne e i minori, durante o dopo il viaggio, si trovano intrappolati in forme di grave sfruttamento. Come risulta dalle testimonianze dei minori stranieri non accompagnati giunti in Italia, queste reti vengono attivate solitamente dalla stessa famiglia o da un conoscente del ragazzo e lavorano sostanzialmente come una sorta di ‘agenzia di viaggio’. È il caso emblematico dei minori egiziani, le cui famiglie contraggono un debito nei confronti dei trafficanti che deve essere ripagato una volta giunti in Italia. La necessità di onorare il debito contratto è molto sentita dai ragazzi egiziani, in quanto sono consapevoli che se la loro famiglia rimane insolvente potrà incorrere in problemi di natura penale, pressioni sociali o anche violenze da parte dei trafficanti stessi. Nel traffico dei giovani afgani, la figura dell’intermediario, chiamata anche garante, ha invece il compito di tenere i rapporti con il trafficante allo scopo specifico di tenere bloccato il pagamento finché il minore non giunge al Paese di destinazione.

Per i viaggi via mare, tra le altre figure tipiche del traffico di persone, vi è quella dello scafista. Come riportato sia dai minori egiziani che da quelli afgani, si può trattare addirittura di loro pari costretti ad adempiere a questo compito per pagarsi una parte del viaggio. L’utilizzo dei minori per la traversata garantisce ai trafficanti di non esporsi al pericolo del viaggio via mare o al rischio di venire arrestati e incriminati dalle autorità italiane. Le organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di persone perseguono invece lo scopo specifico dello sfruttamento e assoggettamento delle vittime, al fine di trarne dei benefici economici o altri vantaggi. Questi modelli organizzativi son ben inseriti nel territorio italiano: è il caso dei boss nigeriani che, in accordo con le mafie locali, gestiscono oggi importanti segmenti del traffico e dello spaccio di droga tramite una elevata capacità di controllo sul territorio e sulle persone . 

Nel rapporto, Save the children delinea una serie di raccomandazioni chiave per garantire una più rapida emersione, identificazione e assistenza ai minori vittime di tratta e sfruttamento e la piena attuazione dei loro diritti. “Finalmente è stato approvato in Italia il primo Piano Nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani; ora è indispensabile passare all’attuazione del piano, prevedendo specifici interventi per le vittime minorenni”, afferma Raffaela Milano. Per prevenire i rischi di sfruttamento chiediamo inoltre al Parlamento di approvare, senza ulteriori indugi, il disegno di legge sul sistema nazionale di accoglienza e protezione dei minori stranieri non accompagnati,  che finalmente ieri ha ripreso il suo iter alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dopo un lungo periodo di stallo. Un sistema di protezione organico e diffuso su tutto il territorio nazionale, può rappresentare una risposta concreta per ridurre i rischi di tratta e sfruttamento per i minori in arrivo.”

I progetti di Save the Children per la protezione dei minori a rischio di tratta e sfruttamento. Tra i principali progetti d’intervento, Save the Children ha avviato nel 2012 il progetto Vie d’Uscita,  volto a rafforzare la protezione dei minori vittime di tratta e sfruttamento sessuale attraverso percorsi di accoglienza e reinserimento sociale, con l’attivazione di borse studio e/o lavoro, e l’accompagnamento all’autonomia abitativa. Dal maggio 2008, Save the Children è impegnata in un programma rivolto ai minori in arrivo via mare in Sicilia, Puglia e Calabria. In particolare, l’organizzazione svolge attività di informazione, consulenza legale e mediazione culturale per i minori migranti in tutte le aree di sbarco della frontiera Sud, identifica i loro bisogni di protezione, contribuisce a far conoscere le condizioni di accoglienza e a sviluppare un sistema efficace per l’identificazione, la protezione ed il referral dei minori stranieri. A Roma, Milano e Torino, l’Organizzazione opera attraverso il progetto Civico Zero, che include unità mobili di strada e centri diurni a bassa soglia volti a rintracciare, fornire supporto, orientamento e protezione a minori stranieri e neo-maggiorenni in condizioni di marginalità sociale e a rischio di devianza, sfruttamento e abuso. A Roma è operativo anche il centro notturno “A28” per i minori migranti in transito realizzato in partnership con Intersos.  Nel luglio 2016, ha lanciato una Helpline telefonica dedicata a fornire supporto e orientamento ai minori stranieri non accompagnati in Italia, informazioni sui loro diritti, assistenza legale e psicologica, attivazione di contatti con i servizi sul territorio.

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news