18 ottobre 2016 ore: 14:53
Giustizia

Tratta, formazione per gli operatori dei centri di accoglienza per rifugiati

Padri Somaschi, Caritas Ambrosiana e Associazione Lule hanno avviato, da alcune settimane, un progetto di formazione per chi lavora nei Cas. "Insegniamo agli operatori a cogliere i segnali d'allarme"
Francesco Cocco/Contrasto Rifugiata somala

MILANO - Che le donne rifugiate possano finire nel giro della prostituzione è un sospetto che ormai molti, tra operatori e forze dell'ordine, nutrono da tempo. Ma c'è chi ora sta cercando di fare qualcosa. Padri Somaschi, Caritas Ambrosiana e Associazione Lule hanno avviato, da alcune settimane, un progetto di formazione per chi lavora nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) dei rifugiati. A Milano e anche in altri Cas della Lombardia. "Insegniamo agli operatori delle associazioni che gestiscono i centri a cogliere i segnali d'allarme - spiega Valerio Pedroni, responsabile dei progetti dei Padri Somaschi -. Se poi hanno sospetti che qualcuna delle donne che ospitano è vittima del racket della prostituzione ci chiamano e intervengono persone esperte. Alle donne offriamo la possibilità di entrare in una comunità e liberarsi così dai suoi sfruttatori".

Sempre più spesso la criminalità organizzata utilizza il flusso dei profughi per far entrare in Italia le donne da avviare alla prostituzione. Una volta sbarcate su una delle coste italiane, possono chiedere asilo. L'iter della domanda è molto lungo, ma permette di rimanere nel Paese legalmente. "Sono sempre più giovani queste donne, molto spesso minorenni, anche se raccontano di aver già compiuto 18 anni -racconta Valerio Pedroni-. È fondamentale che le istituzioni, le forze dell'ordine e il terzo settore si attrezzino per fronteggiare questo fenomeno. Non bisogna mai abbassare la guardia, fare controlli, cogliere i segnali d'allarme".

Le unità di strada di Caritas Ambrosiana, Padri Somaschi e Associazione Lule ogni sera percorrono le strade di Milano e provincia per offrire assistenza alle prostitute. Nel 2015 ne hanno incontrate 1.854, il 63% sono originarie dei Paesi dell'Est Europa, il 29% africane e il 3% sudamericane. Se si scende nel dettaglio delle nazionalità, il gruppo più numeroso è quello delle romene (37%) seguito da quello delle nigeriane (28%). "Il nostro obiettivo è liberarle da questa schiavitù e convincerle a denunciare gli sfruttatori", sottolinea Pedroni.

Oggi è la Giornata europea contro la tratta di essere umani. "È un problema che riguarda tutti -ricorda suor Claudia Biondi, responsabile dell'area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana-. Soprattutto riguarda i clienti: andare con una donna in strada significa comunque avere una convivenza con le reti criminali di sfruttamento. Significa che sono complici della violenza che viene inflitta a queste donne. Non si può chiudere gli occhi di fronte a questo, non si può dire 'io pago e compro ciò che il mercato offre'". (dp)

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