Il ministro del Lavoro e Politiche sociali presenta i tre decreti attuativi della riforma del terzo settore approvati in Consiglio dei ministri: codice del terzo settore, impresa sociale e cinque per mille. “Mettiamo nelle condizioni queste realtà di fare il bene della collettività prevedendo obblighi di rendicontazione e trasparenza”
ROMA – Da una parte la definizione e la razionalizzazione delle regole di funzionamento degli enti del terzo settore, dall’altra la regolamentazione di controlli e obblighi sotto il profilo della trasparenza e della rendicontazione. Sottolinea questi due aspetti il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti presentando in conferenza stampa, al termine del Consiglio dei Ministri, i tre decreti approvati in via preliminare dal governo e relativi alla legge delega di riforma del terzo settore.
-Poletti, che ha ringraziato il sottosegretario Bobba per l’intenso lavoro svolto e sottolineato il “dialogo intenso” avuto con le organizzazioni del terzo settore e in modo particolare l’accordo raggiunto con il Forum del Terzo Settore per “dialogare su queste materie delicate e complesse”, mette in evidenza come i decreti restituiscano una maggiore organicità al mondo del terzo settore, rendendo “chiare le modalità di funzionamento e regolamentando la natura di questi soggetti”, ora soggetti oltre che ai controlli generali anche a “obblighi specifici di rendicontazione e trasparenza”. “Questo – ha affermato Poletti – è un mondo importante che aiuta la società ma che d’altra parte viene aiutato dai cittadini e pertanto è giusto che questi soggetti rendicontino, testimonino in termini chiari quali sono le azioni che svolgono e come usano le risorse che hanno a disposizione. Abbiamo costruito in tal senso un equilibrio efficace”.
Nel dettaglio, Poletti afferma che il decreto sul Codice del Terzo settore descrive quali sono i principi generali, elenca le attività di interesse generale, determina le modalità di raccolta fondi, regola il Registro nazionale unico del terzo settore (in luogo della molteplicità dei registri attuali), definisce le regole per la definizione dei bilanci, definisce il bilancio sociale e il relativo obbligo. Ancora, Poletti annota che il Codice definisce la posizione dei lavoratori degli enti terzo settore prescrivendo che essi siano “trattati sulla base del contratto nazionale più vicino”: “Le regole contrattuali vanno rispettate anche nel terzo settore”, sottolinea. Viene inoltre istituito, unificando risorse già presenti, un fondo per le attività degli enti del terzo settore e viene regolamentata la possibilità per gli istituto di credito di emettere dei titoli di solidarietà a vantaggio delle attività dell’ente. Viene inoltre definito il regime fiscale degli enti del terzo settore e viene previsto un credito d’imposta (social bonus), diversificato per imprese e cittadini, a favore di chi destina risorse per sostenere il recupero di immobili pubblici inutilizzati o di beni sequestrati alla criminalità e che possono essere utilizzati a fini sociali. Poletti rimarca poi la costituzione del Consiglio nazionale del terzo settore “per avere un dialogo organizzato con le rappresentanze” e la presenza di un organismo di controllo che verifichi la corrispondenza fra la natura formale degli enti del terzo settore e la loro effettiva attività svolta.
Quanto al decreto sul cinque per mille, Poletti afferma che esso definisce la destinazione e i criteri per l’accreditamento degli enti e per il riparto delle risorse, sottolineando come il testo approvato consente una accelerazione della procedura di riparto: “Oggi fra la firma del cittadino e l’arrivo delle risorse all’ente passa un lungo lasso di tempo”, dice il ministro. Nel decreto è inoltre presente la norma per cui “le risorse del cinque per mille non possono essere usate dagli enti per la pubblicità”, anche al fine di evitare “un uso improprio dello stesso cinque per mille”. Sono presenti nel decreto poi i meccanismi per garantire la rendicontazione, la destinazione trasparente delle risorse”. Nel testo del decreto nessuno specifico intervento economico, dal momento che le risorse del cinque per mille sono già stabilite dalla legge di bilancio (ammontano a 500 milioni annui).
Infine, il decreto sull’impresa sociale. Poletti afferma che il testo definisce le caratteristiche dell’impresa sociale, elenca le attività che un soggetto deve svolgere per esserlo, definisce il concetto di “assenza di scopo di lucro”, definisce il funzionamento generale e i criteri contabili, stabilisce la tutela dei lavoratori facendo riferimento al contratto nazionale più vicino, definisce i controlli e le misure fiscali che incentivano le azioni dell’impresa sociale.
“Siamo convinti – conclude Poletti - che questo sia un passaggio necessario di fronte ad un fenomeno rilevante come quello del terzo settore: c’è stata la volontà di costruire un impianto normativo che consenta a questi enti di essere messi nelle condizioni di agire al meglio per il bene della collettività, prevedendo al contempo regole precise e chiare su trasparenza e comportamenti, in modo da poter intervenire in presenza di fenomeni distorsivi”.