21 novembre 2014 ore: 12:41
Immigrazione

Triton, l'Ue puntualizza: "Minore impegno? La scorso week-end salvati 2500 migranti"

L’Agenzia per il Controllo delle frontiere esterne dell’Ue risponde a Fulvio Vassallo Paleologo. "Le navi grandi non entrano nei piccoli porti, per cui usiamo imbarcazioni più piccole. Quanto al Regno Unito, non fa parte dell’area Schengen e non ha mai partecipato a operazioni Frontex con mezzi"
Sbarchi, nave di immigrati e motovedetta

BRUXELLES - Nei giorni scorsi, Redattore Sociale ha riportato le critiche avanzate dal ricercatore dell’università di Palermo Fulvio Vassallo Paleologo alla nuova operazione Frontex nel mediterraneo denominata Triton e le sue preoccupazioni riguardanti il graduale smantellamento di Mare Nostrum. Con un minore impegno della marina militare italiana (che ha ridotto le sue navi da nove a quattro), secondo Paleologo, la situazione dei migranti in mare è diventata se possibile ancor più precaria e pericolosa. Inoltre il ricercatore denunciava l’assenza delle navi di Frontex dai porti di Pozzallo e Lampedusa, i due principali hub dell’operazione Triton. Aspetti, secondo l'esperto, che mettono a rischio la vita dei migranti"

A rispondergli è oggi l’addetta stampa dell’Agenzia per il Controllo delle Frontiere Esterne dell’Ue, Ewa Moncure, che in un’intervista concessa a Redattore Sociale rispedisce al mittente le critiche ricevute da Frontex: “Le affermazioni di Vassallo Paleologo mi sembrano per lo meno bizzarre. Se non vedono le navi di Frontex a Pozzallo o a Lampedusa è semplicemente perché le imbarcazioni più grandi non possono entrare in porti piccoli. Quello che facciamo è far passare i migranti dalle grandi motonavi a battelli di minori dimensioni per poi farli sbarcare a terra. Dire che non c’è traccia di Triton è semplicemente non vero, visto che solo nello scorso fine settimana abbiamo salvato quasi 2500 migranti. Ci sono anche le foto sul nostro sito delle operazioni di 'search and rescue' portate avanti da una nave portoghese. Poi ovviamente i numeri dipendono anche dalle condizioni meteo: col cattivo tempo ci sono meno arrivi e quindi meno salvataggi”.

L’operazione Triton è coordinata dal centro di controllo di Pratica di Mare, vicino Roma, ed è da lì che si decide dove far sbarcare le persone che vengono soccorse. “Se ci dicono di andare nel porto di Trapani - continua l’addetta stampa Frontex - allora possiamo farlo direttamente con una delle tre motonavi più grandi, che di solito pattugliano molto a largo. Se invece dobbiamo andare in un porto più piccolo tipo quello di Pantelleria allora usiamo le altre quattro imbarcazioni come ponti o ci facciamo aiutare dalla Guardia Costiera italiana. E' anche capitato, gli scorsi giorni, che abbiamo soccorso duecento migranti e poi, prima di sbarcarli, siamo andati con loro a soccorrerne altri ottanta”.

E sulle condizioni dei migranti, la Moncure spiega: “Non posso fare paragoni rispetto a quello che succedeva con Mare Nostrum. Quello che posso dire è che, delle migliaia di persone che abbiamo finora soccorso con Triton, solo una ha avuto bisogno di assistenza medica in ospedale. Comunque a bordo delle nostre navi   ci sono infermieri, attrezzature e cliniche da campo, quindi controlliamo sempre le condizioni di salute delle persone che salviamo. Quello che mi lascia stupefatta è vedere i bambini che giocano quando li abbiamo salvati, sembrano felici, ovviamente sono felici di essere stati soccorsi ma saranno sicuramente anche traumatizzati. Eppure aiutano a piegare le coperte, ridono, sono incuriositi dai marinai e dalle navi... E davvero incredibile la loro capacità di reagire!.

Per quanto riguarda la polemica riguardante la non partecipazione del Regno Unito a Triton, spiega: “E’ una polemica futile e sterile perché il Regno Unito, non facendo parte dell’area Schengen, non ha mai partecipato a operazioni Frontex con mezzi. A volte ha mandato uomini, ma dando un diverso contributo al bilancio Ue e quindi non godendo di rimborsi come quelli che spettano ai paesi dell’area Schengen, è normale che non vogliano fornire navi. Per quanto concerne poi gli altri Stati membri, abbiamo ricevuto più offerte di quante ne fossero necessarie per portare avanti l’operazione. Non ha senso puntare il dito su chi non ha dato la disponibilità a  fornire navi o aerei a Triton. Ad esempio, che cosa vogliamo dire, che l’Austria non ha offerto imbarcazioni? Ma certo, e perché avrebbe dovuto farlo visto che non ha una flotta? In più c’è da dire che noi faremo una rotazione fra i mezzi che ci sono stati offerti. Ora abbiamo delle navi portoghesi, spagnole e olandesi e un aereo finlandese, ma se l’operazione andrà avanti oltre gennaio avremo bisogno di altre imbarcazioni da altri paesi, quindi il fatto di aver ricevuto così tante offerte ci lascia più scelta. Quando diversi paesi ci offrono una nave, noi scegliamo quale utilizzare in base al tipo di imbarcazione e a quale è più adatta - in termini di efficienza, costi etc. - alle operazioni che dobbiamo condurre. Infine - sottolinea Moncure - abbiamo altre operazioni in Grecia e di recente ne avevamo due anche in Spagna, quindi magari uno Stato membro che non ha dato la disponibilità a partecipare a Triton è impegnato in altre operazioni Frontex da altre parti. Ripeto, puntare il dito su questo o quel paese non è l’approccio giusto”.

Redattore sociale ha contatto anche la Marina militare, per capire come si sta riorganizzando dopo la fine di Mare Nostrum e l'avvio di Triton. Dall'ufficio stampa fanno sapere che al momento non vogliono rilasciare interviste ma puntualizzano: "attualmente è in atto una 'phasing out' dell’operazione Mare Nostrum che durerà circa due mesi. La presenza della Marina sarà comunque assicurata con assetti aeronavali adeguati a garantire le operazioni navali connesse alla sorveglianza e sicurezza marittima, compito istituzionalmente assegnato alla Marina militare".

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