Tso per i disturbi alimentari: presentata alla Camera la proposta di legge
ROMA - Un’integrazione alla legge n. 883 del 1978 affinché ai disturbi del comportamento alimentare venga riservata una regolamentazione specifica. La proposta della deputata Sara Moretto del Partito Democratico è stata presentata ieri pomeriggio alla Camera dei deputati e intende colmare una normativa che equipara anoressia e bulimia ad una qualsiasi altra patologia psichiatrica. Attualmente una delle tre condizioni previste per l’applicazione di un trattamento sanitario obbligatorio è che il paziente manifesti alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici. Una condizione che tende a non verificarsi nei pazienti affetti da disturbo del comportamento alimentare.
Il motivo urgente dell’ospedalizzazione è invece più spesso costituito dalla grave compromissione fisica. Come ha spiegato Pierandrea Salvo, consulente tecnico della proposta di legge “Sono centomila le persone in Italia affette da disturbi alimentari, e il dieci percento di queste muore nel corso di una malattia che, tra tutte le patologie psichiatriche, rappresenta la percentuale più alta. Nel cinquanta percento dei casi la causa del decesso è determinata da complicanze organiche che, anche in stato avanzato, sarebbero facilmente curabili”. Nella pratica clinica, quando questi si oppongono ai suddetti trattamenti non vi è la possibilità di disporre una misura obbligatoria.
“Anche nei casi in cui questo venga disposto- aggiunge Salvo- i servizi psichiatrici di diagnosi e cura non risultano dotati di competenze nutrizionali, mentre i reparti internistici non sono dotati delle necessarie misure di sicurezza e delle competenze adeguate alla gestione di pazienti oppositivi”. L’altra mancanza che l’art. 34bis andrebbe a colmare riguarda la funzione tutelativa garantita dal TSO e rivolta soprattutto ai minorenni, impossibilitati ad esercitare una loro volontà. “Succede spesso che vengano ricoverati e intubati per mesi in reparti di ortopedia o neuropsichiatria infantile senza mai accedere a terapie riabilitative”.
Nelle testo proposto dalla deputata Moretto il trattamento sanitario obbligatorio per la nutrizione dovrebbe essere fornito dal Servizio Sanitario Nazionale, nelle strutture pubbliche di tutta Italia e gestito da una équipe multi professionale includente almeno psichiatri, esperti in nutrizione clinica e pediatri. Per ricominciare a mangiare dopo mesi di alimentazione forzata, e perché il paziente venga messo nelle condizioni di avviare una terapia, è necessaria una equipe medica competente sulla specificità del disturbo e sulle compromissioni organiche che ne derivano.
A sostegno dell’iniziativa legislativa il Coordinamento nazionale disturbi alimentari composto da associazioni di volontariato istituitesi spontaneamente tra ex-pazienti e familiari di sei regioni italiane. A rappresentarli Giuseppina Poletti: “Alcuni di loro hanno rischiato la vita o hanno perso dei familiari perché non sapevano quale reparto poteva accoglierli. La modalità di cura a questo tipo di disturbi non si può improvvisare secondo la fase di acuzie di chi arriva. È necessario che ogni reparto psichiatrico disponga di uno spazio e una equipe multidisciplinare già pronti e definiti in partenza”. (Valeria Calò)