Ttip, "basta con il muro di silenzio sul trattato di libero scambio Usa-Ue"
ROMA - L'abbassamento delle tariffe e l'armonizzazione degli standard e delle normative. Sono questi i punti sul tavolo del nuovo meeting dei negoziatori europei e statunitensi per l'approvazione del Ttip, l'accordo transatlantico di liberalizzazione economica Usa-Ue al centro delle critiche e delle mobilitazioni della società civile. L'incontro prende il via oggi a New York e intende focalizzare l'attenzione sul rischio concreto di indebolimento delle tutele ambientali e sociali nel vecchio continente, così come di un'espulsione dal mercato di centinaia di migliaia di produttori agricoli europei e italiani non più competitivi a causa dell'importazione di agroalimentare a basso costo.
Quanto sia problematica la questione lo dimostrano le ultime risoluzioni (opinions) votate nelle diverse commissioni del Parlamento europeo in vista di quella che verrà votata nel prossimo giugno, in cui a più riprese si chiede l'esclusione di settori specifici dal negoziato.
Diverse in tal senso le preoccupazioni della società civile: dalla Commissione ambiente (Envi) che chiede che siano esplicitamente esclusi servizi pubblici, Ogm, pesticidi, clonazione animale, alla Commissione giuridica (Juri) che boccia senza appello l'arbitrato Isds che permetterebbe alle imprese di denunciare i governi i caso di leggi e normative che impattino sui loro profitti.
"E' un patto scellerato - commenta Monica Di Sisto, tra i portavoce della Campagna Stop Ttip Italia, - che usa l'agricoltura europea e i suoi produttori come merce di scambio. Con la retorica delle Igp la Commissione europea prova a far digerire una pillola indigesta, promettendo ciò che è impossibile mantenere: il rischio è che per proteggere poche tipicità - nell'accordo Ceta con il Canada le Igp italiane tutelate parzialmente sono una quarantina su 273 riconosciute - si butti a mare un'agricoltura di qualità che va ben oltre un riconoscimento formale, e con questo anche centinaia di migliaia di piccole aziende".
A complicare il tutto l'ultimo documento leaked da parte delle reti Stop Ttip, dove si mostra come lo scambio sul tavolo proposto dalla Commissione europea sia maggiore apertura degli appalti pubblici americani alle grandi imprese europee con, come contropartita, maggiore flessibilità sull'agricoltura.
"La mobilitazione del 18 aprile - sottolinea Marco Bersani, tra i portavoce della campagna italiana, - mostra come il movimento sia riuscito a rompere il muro di silenzio imposto de facto in Italia. Mentre in altri Paesi europei la questione tiene banco da tempo, il nostro governo ha scelto di non metterlo in agenda per il dibattito pubblico, considerandolo come affare da addetti ai lavori. Quello che poniamo è soprattutto una questione democratica".
Per Elena Mazzoni, coordinatrice della campagna italiana "il rischio del Ttip non riguarda solo l'oggi, ma anche il domani. Il negoziato prevede che, a trattato ratificato, si crei un organismo tecnico congiunto Usa - Ue di cooperazione sulle regolamentazioni, che armonizzerebbe le normative e gli standard in autonomia e senza alcun controllo degli organismi democraticamente eletti. Oggi, per uscire dalla crisi, non c'è bisogno di aree grigie di decisione tra interessi economici, ma di un ampliamento sostanziale della partecipazione democratica nella ricerca di soluzioni condivise". Un recente sondaggio di YouGov , diffuso nel marzo scorso, dimostra come in alcuni Paesi europei come la Germania, il numero di contrari sia sostanzialmente più alto rispetto a chi sostiene il Ttip (43% contro il 26%) e come nella patria del neoliberismo come la Gran Bretagna il confronto sia 19% "No" contro il 19% "Sì", con un 62% di "Non so", un numero decisamente alto per un trattato di questa portata.