4 marzo 2022 ore: 14:08
Immigrazione

Ucraina, via libera alla protezione temporanea per chi fugge. Ecco cosa prevede

di Eleonora Camilli
Ne potranno beneficiare i cittadini ucraini e le persone che in Ucraina avevano una protezione internazionale. Tra i possibili beneficiari anche gli stranieri lungosoggiornanti, ma in questo caso gli Stati potranno decidere se applicare la direttiva 55 o le leggi nazionali. Esclusi immigrati con permesso di breve periodo, tra cui gli studenti. “Follia ideologica escluderli, sono in fuga dalle bombe”
Ucraina Bandiera

ROMA - Una decisione storica che segna un precedente importante per la protezione di chi scappa da una zona di conflitto: per la prima volta l’Unione europea applicherà la direttiva 55/2001, elaborata all'indomani della guerra del Kosovo per i casi di "afflusso massiccio di sfollati" per far fronte alla crisi in Ucraina. La decisione è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri dal Consiglio europeo, riunito per analizzare la proposta elaborata dalla Commissione. Nella pratica si concederà una protezione immediata e temporanea ai profughi in fuga: il titolo di soggiorno avrà una validità di un anno, rinnovabile. Questi potranno lavorare e andare a scuola, ottenere un alloggio adeguato, ottenere assistenza sociale, sostegno economico e cure mediche. I minori avranno diritto all’istruzione al pari dei cittadini del paese ospitante.

Ma è il nodo dei possibili beneficiari della protezione temporanea ad aver creato momenti di tensione durante la sessione del Consiglio. Nella formulazione finale si precisa che saranno ammessi i cittadini ucraini e i cittadini di paesi terzi che in Ucraina avevano già un tipo di protezione internazionale. A questi si aggiungono gli stranieri lungo soggiornanti nel paese. Ma in quest’ultimo caso, dopo un braccio di ferro con i paesi di Visegrad e l’Austria, si è deciso di permettere la discrezionalità della scelta ai singoli Stati, che potranno cioè applicare la direttiva 55/2001 oppure le normative nazionali in tema di asilo. Non sono inclusi, invece, i migranti con permesso temporaneo, tra questi i tanti studenti africani che da anni si formano nelle università ucraine.

La decisione del Consiglio è stata salutata con favore dall’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi. “La decisione odierna dell'Unione Europea di offrire protezione temporanea ai rifugiati in fuga dall'Ucraina non ha precedenti. Fornirà protezione a milioni di persone in movimento. Incoraggiamo la sua rapida e ampia applicazione” ha scritto in un tweet. Stando ai dati aggiornati al 3 marzo sono già 1,2 milioni le persone in fuga dall’Ucraina, in una settimana, dal 24 febbraio, giorno dell’inizio dell'offensiva russa. 

Per Gianfranco Schiavone, membro Asgi ed esperto di diritto d’asilo “la decisione del Consiglio è chiaramente positiva. L'applicazione della direttiva 55 permette una protezione temporanea, inferiore a quella internazionale ma immediata e questo permette di superare le lungaggini del sistema d’asilo, senza precluderne un accesso successivo - spiega a Redattore Sociale -. Inoltre garantisce l’uniformità degli standard in tutta Europa, permette cioè di accedere ai servizi di accoglienza ovunque”.

I punti critici dell'accordo riguardano invece i cittadini di paesi terzi: “la formulazione finale è un  compromesso che  accoglie in parte la proposta della Commissione. Rimangono dubbi sull'applicazione discrezionale degli Stati - aggiunge -. I criteri delle normative nazionali non possono essere più sfavorevoli di quelli accordati dalla direttiva”. Il giurista reputa invece una pagina moralmente brutta quella di non aver inserito tra i beneficiari gli studenti e lavoratori con permesso di breve periodo: "Alcuni Stati hanno dimostrato di nuovo di avere un'ossessione verso gli stranieri, c’è una dimensione quasi di follia - aggiunge Schiavone - è evidente che questi ragazzi non erano in Ucraina a usufruire di chissà quale vantaggio. Credo che si tema che questi migranti, una volta ottenuta la protezione si possano stabilire regolarmente negli Stati Ue, ma la decisione finale è comunque rimessa alle leggi nazionali. Quello che invece servirebbe è assicurare anche a loro, che scappano dalle bombe, un periodo in cui possano riorganizzarsi e decidere se rimanere in Europa oppure no”. Anche chi non rientra nei criteri della direttiva 55/2001 ha comunque diritto a chiedere asilo nei paesi europei: “potranno chiedere protezione, ma se non ci sono problemi in patria potrebbero anche essere rimandati nel proprio paese. Escludo che possano essere espulsi perché stanno entrando in Ue per cause di forza maggiore. Ma in alcuni casi potrebbero essere invitati a lasciare il Paese in cui si trovano. Ovviamente dietro tutto questo c’è una visione ideologica e l'ossessione di alcuni che questi stranieri avrebbero approfittato della guerra per arrivare sul sacro suolo europeo. Credo che a questo punto dietro tutto questo ci sia qualcosa di malato e patologico”. 

Tra gli esclusi ci sono anche i migranti presenti irregolarmente in Ucraina, magari perché con permesso scaduto, o i titolari di permessi di soggiorno di breve periodo. “Se pensiamo alle ragioni dell’applicazione della direttiva, questo è inconcepibile: parliamo di gente che fugge da una guerra, e le bombe cadono su tutti - afferma Giulia Capitani policy advisor di Oxfam -.  E’ ormai noto quanto sta accadendo in questi giorni al confine polacco, dove i cittadini ucraini vengono fatti passare, e i migranti provenienti da paesi dell’Africa o del Medio Oriente, principalmente studenti universitari, vengono ricacciati indietro. Durante la discussione di ieri pomeriggio, poi, i paesi del blocco di Visegrad e l’Austria avevano addirittura chiesto l’esclusione di tutti i migranti, anche da tempo legalmente presenti in Ucraina. Il testo finale è quindi frutto di un compromesso dell’ultima ora: gli Stati membri potranno decidere se concedere, ai migranti in fuga dall’Ucraina, la protezione temporanea, o incanalarli in altre procedure, come quella d’asilo, secondo le normative nazionali. Dove però le richieste di protezione possono essere respinte, e le persone espulse”.

“Sarà necessario monitorare attentamente l’applicazione della Direttiva nel nostro Paese, e le discussioni sul Patto Europeo su Migrazione e Asilo, che stanno andando in tutt’altra direzione: l’Europa in questi anni ha dato una terribile prova di sé, attuando politiche migratorie lesive dei diritti delle persone e chiaramente volte a ostacolare l’accesso alla protezione di quanti in fuga da guerre, violenza, povertà - conclude Capitani  - Ora ha dimostrato di avere la capacità di reagire prontamente ai bisogni di protezione dei rifugiati. Non si deve tornare indietro: l’apertura dimostrata verso il popolo ucraino deve estendersi, senza discriminazioni, a tutte le persone in cerca di protezione, cessando i respingimenti alle frontiere e garantendo l’applicazione del diritto internazionale”.

L’altro aspetto ancora da chiarire riguarda il piano di ripartizioni europeo per l’accoglienza dei profughi dall’Ucraina. L’adesione dei singoli Stati  per ora non è obbligatoria ma volontaria. “Gli Stati dovrebbero indicare la disponibilità di accoglienza e devono essere solidali tra loro - spiega Schiavone -  Però questo sistema di quote non è ancora indicato, non è scritto da nessuna parte che non si faranno ripartizioni e ricollocamenti. Al momento sembra che sia un impegno rinviato, probabilmente si attende di capire lo sviluppo della vicenda bellica in Ucraina. Tra l’altro i primi a beneficiarne saranno gli Stati dell’Est Europa che oggi vedono un afflusso massiccio di persone, ma che sono stati finora contrari a questo tipo di solidarietà europea”. 

Intanto, in Italia, le organizzazioni si stanno organizzando per l’accoglienza nelle nostre città. Secondo i dati del Viminale sono già 6.608 i cittadini ucraini entrati nel nostro paese dall’inizio del conflitto. Sono 3.286 donne, 804 uomini e 2.518 minori. Il Centro Astalli, in una nota, chiede che  si consolidi e rafforzi il coordinamento tra governo, comuni e organizzazioni del terzo settore in una logica di sussidiarietà circolare. “Si estenda la rete del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) a tutti i comuni in modo da mettere in atto un piano strutturale di accoglienza diffusa sul l’intero territorio nazionale - scrive l’organizzazione -. Si valorizzi il contributo di tanti uomini e donne che in queste ore si stanno rendendo disponibili ad accogliere e aiutare. Tra questi anche molti cittadini ucraini, da tempo in Italia, in allarme per i loro cari in fuga dalla guerra. La comunità ucraina è una presenza importante, un ponte da valorizzare nella ricerca di risposte adeguate ai bisogni di chi arriva”.


© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news