20 marzo 2013 ore: 15:18
Immigrazione

Ue, il razzismo prende di mira i musulmani: vittime soprattutto donne

Rapporto 2011-2012 del network europeo Enar. L’islamofobia crea difficoltà in tutti gli Stati membri per l’accesso all’istruzione, alla casa, al lavoro. Tra le raccomandazioni all'Italia: adottare una legge specifica sulla libertà di religione
Francesca Leonardi/Contrasto Immigazione, du gruppi di ragazze italiane e straniere con velo
BRUXELLES - Se la passano male i musulmani in Europa per quanto riguarda l’essere soggetti a discriminazione, rispetto ai seguaci di altre religioni. Questo è quanto emerge dal rapporto 2011-2012 sul razzismo nell’UE, pubblicato oggi dal network europeo contro il razzismo (Enar), alla vigilia del 21 marzo, giornata internazionale per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. A essere particolarmente colpite sono le donne, che rappresentano l’85 per cento dei casi riportati di islamofobia. Queste ultime infatti soffrono una discriminazione di genere oltre che una discriminazione per la religione di appartenenza.

Diverse le raccomandazioni che il rapporto formula per l’Italia, dove la crisi economica sembra aver ridotto sensibilmente se non annullato i piccoli progressi fatti negli anni precedenti: adottare una legge specifica sulla libertà di religione, prevedere più luoghi di culto per i non cattolici, una nuova sanatoria per gli immigrati irregolari che già lavorano nel nostro paese, miglior accesso alla casa e al’istruzione, più attenzione alle condizioni di rom, sinti e camminanti e adottare una legge sul diritto di voto amministrativo. Una piccola nota positiva è la diminuzione delle segnalazioni di discriminazione per l’accesso a beni e servizi da parte degli immigrati, scesa fra il 2010 e il 2012 dal 3,3 all’1 per cento. Un rimprovero viene invece fatto agli operatori dei media che, nel nostro paese, sembrano poco capaci di coprire in modo corretto e non demagogico le notizie riguardanti immigrazione e minoranze. Tornando al problema dell’islamofobia, o discriminazione contro l’islam, questo è più presente in tutti gli Stati membri rispetto alla discriminazione verso altre religioni o altre minoranze etniche.

La paura dell’islam, rileva il report, è utilizzata come capro espiatorio dai politici per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica da altri e più seri problemi. L’islamofobia crea difficoltà a molti musulmani in tutti gli Stati membri, per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, all’alloggio, al lavoro e a beni e servizi. Inoltre, viene spesso riservato loro un diverso trattamento da parte delle forze di polizia e per quanto riguarda il ricorso alla giustizia. (Maurizio Molinari)
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