Ue, la commissaria Thyssen: "Sì al reddito minimo di cittadinanza"
Marianne Thyssen
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BRUXELLES - “Lotterò per una maggiore inclusione sociale, contro la povertà e perché tutti possano accedere al mercato del lavoro, a partire dalle donne, dai disabili, dai cittadini provenienti da un altro Stato membro e dalle altre categorie svantaggiate”. Così la commissaria designata all’Occupazione e agli Affari Sociali, la belga Marianne Thyssen, sentita oggi in audizione dagli eurodeputati a Bruxelles che dovranno confermarle il mandato.
Quattro le priorità individuate dalla Thyssen: creazione di nuovi posti di lavoro, accesso a un lavoro stabile per tutti, investimenti su migliori qualifiche professionali e un miglior sistema di protezione sociale.
Quattro anche gli strumenti che la commissaria designata vuole utilizzare: trecento miliardi di investimenti nelle politiche per creare occupazione (come già annunciato dal presidente eletto Juncker), investire nelle persone con particolare attenzione al Fondo Sociale Europeo e al Fondo di Aiuto agli Indigenti, compiere ulteriori sforzi nella lotta alla disoccupazione giovanile non solo con la garanzia giovani e avere un maggior dialogo con le parti sociali.
“La dimensione sociale dell’Unione Europea è altrettanto importante rispetto a quella economica – ha affermato la Thyssen – per questo mi impegnerò, insieme ai vicepresidenti Moscovici, Dombrowskis e Katainen, affinché gli indicatori sociali, che per ora sono considerati indicatori di serie B rispetto al Pil e ad altri indici, vengano inclusi nel semestre europeo e perché vengano tenuti da conto quando si faranno le analisi macroeconomiche della situazione degli stati membri e le raccomandazioni specifiche per paese. Abbiamo un obiettivo comune - ha continuato rivolgendosi ai parlamentari europei – che è quello di proteggere il lavoro, il benessere e la salute delle persone, e voglio lavorare con voi per raggiungere questo obiettivo”.
La Thyssen si è detta una convinta sostenitrice di economia di mercato sociale, dove libertà, responsabilità e solidarietà vanno insieme e si è espressa in favore di un reddito minimo di cittadinanza: “Nel XXI secolo – ha dichiarato – dobbiamo aiutare le persone che hanno bisogno, che si trovano per varie circostanze al di fuori del mercato del lavoro. Quindi se dipendesse da me promuoverei un reddito minimo di cittadinanza anche ora, però la competenza resta appannaggio degli stati membri. Noi possiamo solo incoraggiare questa idea, attraverso le raccomandazioni specifiche per paese, ma il reddito minimo è solo uno dei due aspetti importanti in questo contesto: l’altro è fare in modo che le persone possano accedere al o tornare sul mercato del lavoro. Insomma il reddito minimo non deve diventare una trappola in cui si resta catturati”.
Sui disabili, la Thyssen ha sottolineato più volte che sono persone su cui puntare perché dotate di talento: “Ci sono leggi che devono essere rispettate – ha spiegato – e io mi impegnerò appunto in tal senso. Dobbiamo mettere in pratica in tutti i suoi aspetti la Convenzione Onu sulle Persone con Disabilità, e dobbiamo lavorare sull’accessibilità di prodotti e servizi specifici. Presto proporremo una direttiva per aprire il mercato interno in maniera più ampia a beni e servizi per disabili e per fare in modo che essi vengano forniti a prezzi accessibili”.
La Thyssen ha poi condiviso la preoccupazione, espressa dall’eurodeputato ungherese Adam Kosa, che solo il 4% del Fondo Sociale Europeo viene ora utilizzato per l’integrazione dei disabili: “Sono dalla sua parte – ha risposto a Kosa – ma si ricordi che c’è anche il 20% del FSE dedicato a persone in situazione di marginalità. I disabili sono stati colpiti in misura maggiore dalla crisi, ed è per questo che dobbiamo intervenire in maniera specifica per aiutarli a migliorare la loro integrazione, ad esempio a livello lavorativo”.
Sulla libertà di circolazione, la Thyssen si è guadagnata applausi dagli europarlamentari quando, rispondendo a una domanda sul dibattito in Regno Unito se si debba o no limitare la mobilità intraeuropea, ha detto: “Il Regno Unito beneficia del mercato interno, ma deve anche rispettare i pilastri fondativi dell’Unione Europea, fra cui la libertà di circolazione dei lavoratori. Se ci sono abusi dobbiamo lottare per prevenirli, e sicuramente dobbiamo fare in modo che nessun paese debba sofrire di un’eccessiva pressione sui propri servizi sociali, ma la libera circolazione è un principio cardine che non si tocca”.
Per quanto riguarda la garanzia giovani, la commissaria designata ha detto che non è l’unico strumento per lottare contro la disoccupazione giovanile, ma “si tratta di uno schema che garantisce flessibilità per gli Stati membri. I problemi ci sono e sono stati acuiti dalla crisi, ma dobbiamo favorire la formazione dei giovani, gli scambi come quelli previsti dall’Erasmus Plus, i tirocini di qualità, il mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali e la mobilità di studenti e giovani lavoratori”.
Infine altri punti su cui la Thyssen si è impegnata a lavorare sono un migliore equilibrio fra vita lavorativa e vita familiare, una formazione continua anche per gli adulti e gli anziani, pensioni adeguate soprattutto per le donne (ha parlato del divario retributivo uomo donna come di un 'problemaccio'), miglioramento della situazione degli homeless e lotta alla povertà infantile.
Discorso a parte quello sul sussidio di maternità: “I diritti acquisiti non saranno toccati”, ha spiegato la commissaria designata. Ci sono tutele minime che vanno estese, perché la maternità non riguarda solo le madri ma anche i bambini e i padri, che vanno più responsabilizzati. La Commissione Barroso aveva proposto una direttiva che è poi stata bocciata dal Consiglio. Questo è avvenuto perché forse, chiedendo un sussidio di maternità di venti o ventidue settimane, Commissione e Parlamento hanno fatto un passo più lungo della gamba che non è piaciuto ad alcuni Stati membri. Dobbiamo ricominciare a lavorare coinvolgendo tutte le parti in causa, passo dopo passo”. (Maurizio Molinari)