1 febbraio 2018 ore: 09:34
Immigrazione

Un anno fa l’accordo Italia-Libia. Amnesty: "Persone in trappola nei centri"

L’organizzazione fa il punto sulla situazione dopo la stipula del Memorandum: 200 mila persone intercettate e riportate indietro. “Servono visti umanitari e programmi di reinsediamento, migranti in disperato stato di necessità”
Filo spinato, carcere libia, migranti - SITO NUOVO

ROMA - Nel 2017 circa 200 mila persone sono state intercettate in mare dalla Guardia costiera libica e trasferite nei famigerati centri di detenzione del paese. E’ questo uno dei risultati del Memorandum Italia-Libia, firmato un anno fa tra i due paesi. A tracciare un bilancio dell’intesa è Amnesty International. L’associazione denuncia come ad oggi migliaia di persone restino intrappolate nei campi di detenzione libici dove la tortura è all'ordine del giorno.

-Secondo l’intesa l'Italia avrebbe collaborato con le autorità militari e di controllo delle frontiere della Libia per fermare le partenze dei migranti irregolari; “in altre parole impedire ai migranti, così come ai rifugiati, di raggiungere l'Europa – sottolinea Amnesty -. La strategia italiana era coerente col più ampio approccio europeo, tanto che venne fatta propria dai leader europei il 3 febbraio con la Dichiarazione di Malta".

"Un anno fa il governo italiano, appoggiato da quelli europei, ha sottoscritto un equivoco accordo col governo della Libia a seguito del quale migliaia di persone sono finite intrappolate nella miseria, costrette a subire tortura, arresti arbitrari, estorsioni e condizioni di detenzione inimmaginabili nei centri diretti dalle autorità libiche"; ha dichiarato Iverna McGowan, direttrice dell'ufficio di AmnestyInternational presso le Istituzioni europee. Da allora, il governo italiano e l'Unione europea hanno fornito alla Guardia costiera libica imbarcazioni, formazione e ulteriore assistenza per pattugliare il mare e riportare indietro rifugiati e migranti in fuga disperata verso l'Europa – denuncia l’associazione -. "L'Europa deve urgentemente porre il tema della dignità umana al centro delle sue politiche in materia d'immigrazione. Se l'Italia è al posto di guida, tutti i governi europei che cooperano con la Libia nel controllo delle frontiere hanno la loro parte di responsabilità per il trattenimento di migranti e rifugiati in centri dove si verificano violenze indescrivibili", ha sottolineato McGowan.

Negli ultimi pochi mesi, i programmi per il "ritorno assistito volontario" dei migranti trattenuti in Libia sono stati estesi: nel 2017 19.370 persone sono tornate nei paesi d'origine. Sono stati attuati positivamente più modesti progetti pilota per il reinsediamento di poche centinaia di rifugiati in Francia e Italia. “Far sì che le persone intrappolate nei terribili centri di detenzione della Libia siano rilasciate dev'essere una priorità, ma l'evacuazione dei migranti tramite i programmi di ritorno volontario non può essere la soluzione sistematica – aggiunge Amnesty -. Dev'esserci piena trasparenza per comprendere se le persone "ritornate volontariamente" abbiano avuto accesso a procedure adeguate e non siano state rimandate verso ulteriori violazioni dei diritti umani. Inoltre, devono essere poste in essere alternative più durature come l'aumento dei reinsediamenti e il rilascio di visti umanitari”.

"In ogni parte del mondo la gente è rimasta scioccata dall'agghiacciante situazione dei migranti e dei rifugiati in Libia. I governi europei hanno reagito con rimedi provvisori, come le evacuazioni senza alcuna garanzia che le persone tornate nei luoghi di origine possano riprendere una vita in condizioni di sicurezza. Sollecitiamo i leader europei ad assicurare che quelle garanzie siano applicate, soprattutto mediante l'offerta di posti per il reinsediamento e visti umanitari per le persone che sono in un disperato stato di necessità", ha concluso McGowan. AmnestyInternational sta anche sollecitando i governi europei a lavorare con le autorità libiche per ottenere la fine delle politiche di detenzione arbitraria e a tempo indeterminato dei rifugiati e dei migranti e il riconoscimento dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati e del suo intero mandato.

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