Un cast di attori ''sensibili'' porta a teatro i Promessi sposi
I promessi sposi - Lenz Rifrazioni
PARMA – Gli attori sono ‘'sensibili’', ex lungodegenti psichici e persone con disabilità collettiva. La compagnia è la Lenz Rifrazioni, che da più di 10 anni ha intrapreso un percorso di ricerca unico in Europa per intensità ed espressività. L’opera portata in scena, è ‘I Promessi Sposi’ di Alessandro Manzoni, pietra miliare della letteratura italiana. La musica – curata da Andrea Azzali – è realizzata sul ‘Requiem’ di Giuseppe Verdi. L’occasione è il Bicentenario Verdiano, che ha permesso di riportare al Lenz Teatro di Parma, dal 13 al 23 maggio – dopo il grande successo di pubblico e critica ottenuto lo scorso novembre alla 18a edizione di Natura Dèi Teatri – questa versione innovativa del romanzo storico manzoniano firmata Lenz Rifrazioni, una creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Il romanzo della riscossa degli umili e degli esclusi dalla cittadinanza viene qui scomposto in 24 quadri performativi, riscritto attraverso visioni contemporanee e il linguaggio estremo e antiretorico di Maestri e Pititto. Tutti i concetti chiave dell'opera – oppressione, debolezza, viltà, sottomissione, giustizia e ingiustizia, sofferenza, espiazione, speranza – trovano, così, una forte enfasi. “L’universo che attraversiamo è estremamente complesso – spiega Maria Federica Maestri – Si parte dall’idea che gli attori-personaggi siano degli sconfitti, sconfitti per non avere accesso alla normalità; si arriva a un ribaltamento, un riscatto, un rovesciamento del destino che, nelle vesti della Provvidenza racconta una nuova forma di bellezza”.
In scena per questa nuova riscrittura drammatica sono gli attori ‘sensibili’ Frank Berzieri, Giovanni Carnevale, Carlo Destro, Paolo Maccini, Andrea Orlandini, Delfina Rivieri, Vincenzo Salemi, Carlotta Spaggiari, Barbara Voghera insieme con Valentina Barbarini, Monica Bianchi, Roberto Riseri ed Elena Sorbi. Le loro storie personali si intrecciano con i personaggi del romanzo: “Lavorare con attori ‘sensibili’ e attori non disabili è un grandissimo potenziale artistico, meravigliosamente duro, soprattutto quando si entra in contatto con ex lungodegenti, uomini e donne con passati estremamente duri e dolorosi”, continua Maestri. La più giovane è una ragazza autistica di 21 anni, la più anziana, con un’esperienza di lungodegenza alle spalle, ne ha 79. Lungo e complesso il lavoro che porta all’assegnazione dei personaggi, mai calati dall’alto ma assorbiti naturalmente nella loro pienezza.
BOXA fondersi, sono anche i tratti manzoniani e quelli verdiani: il prodotto finale è un mosaico di identità perdute e ricostruite che ritrova percorsi comuni, identiche scoperte e uguali sofferenze. I personaggi si moltiplicano: ci sono 2 Lucia e 3 monache di Monza (bambina, donna, anziana), mentre un solo attore veste i panni dell’Innominato e del Cardinale Borromeo. “Abbiamo pensato fosse particolarmente interessante dal punto di vista scenico attraversare tutti questi mondi, quelli della monaca di Monza nelle tre fasi della vita e quelli di Lucia, da un lato oggetto del desiderio di Don Rodrigo, dall’altro soggetto della realtà quotidiana. L’attore che interpreta l’Innominato e il Cardinale Borromeo ha portato in scena le sue esperienze di polarismo, facendosi confessato e confessore”.
Senza intervalli, lo spettatore può soffermarsi sull’azione principale, ma può anche cambiare focus, perché tutti gli attori abitano la scena contemporaneamente: le stanze sono tutte in trasparenza. “Forte è anche il richiamo alle costanti che attraversano i secoli, come il lavoro e il dualismo affamati-affamanti”, aggiunge Maestri, riassunto emblematicamente nella sequenza della rivolta del pane ripetuta da Renzo/Paolo Maccini mentre raccoglie da terra mucchi di abiti da lavoro. Il progetto è realizzato con il sostegno del Dipartimento assistenziale integrato di salute mentale – Dipendenze patologiche Ausl Parma. Per info e prenotazioni, info@lenzifrazioni.it o www.lenzifrazioni.it. (ambra notari)