Un codice etico per rispondere alle esigenze sanitarie di una società sempre più interetnica
Foto di Mauro Piccioiola
Raccomandazioni che si rivolgono agli operatori sanitari da parte delle comunità religiose: un percorso che parte dalla Asl Roma E e – ha sostenuto Francesca Danese, presidente del Cesv (Centro servizi per il volontariato) del Lazio e moderatrice dell’incontro – “sarebbe utile far condividere anche agli altri distretti sanitari: è un augurio, ma un augurio che guarda al futuro”.
Nato nel corso del 2010 nell’ambito del progetto relativo all’accoglienza delle differenze e specificità culturali e religiose nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali, il progetto è un lavoro condiviso tra la Asl Roma E, l’associazione “Religioni per la pace”, il Tavolo interreligioso di Roma, l’associazione Volontari ospedalieri – Avo, le associazione “Ascoltare le sofferenze” e “dare protezione”, in collaborazione con Cittadinanzattiva e l’Accademia dell’arte sanitaria, e il supporto del Cesv.
Uno, il punto di partenza per tutti: affrontare gli aspetti umani e spirituali presenti al momento dell’accoglienza nelle varie fasi dell’assistenza durante la degenza in ospedale. I contenuti di questo percorso, iniziato nel 2010 con la nascita e l’empowerment del “Laboratorio per l’accoglienza delle specificità culturali e religiose” che ha sede presso la Asl Roma E, sono stati presentati prima nel corso di un convegno promosso presso il Complesso monumentale del Santo Spirito a Roma, e poi formalizzati nella redazione di vere e proprie linee guida. L’obiettivo è infatti quello di arrivare alla composizione e alla condivisione di un codice etico condiviso che tenga conto dell’aspetto religioso, dell’apporto del volontariato anche laico negli ospedali, degli operatori e dei medici delle strutture e delle Direzioni aziandali.
“Un interesse – ha spiegato Luigi De Salvia, ideatore del progetto – che risale a 10 anni fa e che è stato poi arricchito da tante persone che ho incontrato nella vita: da quei colloqui emerse una nuova necessità in campo sanitario e terapeutico, ovvero accogliere le fragilità tenendo però conto delle specificità, anche religiose e culturali, delle persone”. “Oggi è il nostro secondo passo – ha poi continuato Alessandro Bazzoni, coordinatore del laboratorio – dopo il convegno al complesso del Santo Spirito. Oggi presentiamo l’elaborazione di un percorso condiviso con realtà religiose e non: linee guida che guardano, in sostanza, alla salute come bene comune”. (eb)
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