Un festival per celebrare 10 anni di teatro nel carcere di Bollate
MILANO - Carlo, sessantenne con oltre 20 anni di galera alla spalle, ha scoperto di non essere solo un delinquente salendo sul palco del teatro Instabile del carcere milanese di Bollate. "Ho cominciato a fare teatro perché mi permetteva, almeno una volta alla settimana, di stare fuori dalla cella fino alle 23 - ricorda -. Poi però pian piano ho capito che in realtà lì nel teatro ero me stesso, in quelle ore non dovevo fare il duro. Avevo un certo nome nel mondo criminale e ciò mi costringeva a interpretare una parte, sia prima di essere arrestato sia in cella. Non me ne rendevo conto, non sapevo che ero anche altro". Carlo è uno dei 300 detenuti che nei dieci anni di attività teatrale della cooperativa Estia nel penitenziario di Bollate ha trovato una valvola di sfogo ai propri problemi. "Il principio che ha ispirato la nostra attività è quello di rispettare ogni persona per quella che è, al di là degli sbagli commessi -spiega Michelina Capato Sartore, fondatrice della cooperativa Estia-. Questo genere un principio di gioia nelle persone e nel gruppo. Il sentirsi liberi di essere se stessi".
- Per celebrare i dieci anni di attività dal 10 marzo al 13 maggio si svolgerà il festival "F/Estia", una retrospettiva degli spettacoli realizzati dai detenuti. Si inizia con "Pinocchio" (dal 10 al 12 marzo), scritto da due reclusi (Antonio Fioramonte e Carlo Bussetti) dopo che in un momento di riflessione collettiva di un gruppo di giovani detenuti è emersa una domanda che anche chi vive fuori dal carcere può porsi: chi non si sente un po' Pinocchio? Segue (dal 17 al 19 marzo) "Ci avete rotto il caos!" sulle difficoltà quotidiane vissute in bilico tra la necessità di apparire forti e il bisogno di accogliere le fragilità. "Che ne resta di noi?" (dal 31 marzo al 2 aprile) è l'interrogativo che si pongono i sei personaggi di fronte ai propri errori, illusioni e debolezze. Dal 21 al 23 aprile va in scena "Psycopathia sinpathica", spettacolo che prende spunto dal romanzo satirico del tedesco Oskar Panizza, che ritiene di aver individuato e isolato una malattia morbosa e violenta, la psicopatia criminale. "Lavorare stanca" (dal 28 e 30 aprile), monologo con canzoni e musica dal vivo che parte dal racconto semiserio della precarietà totale per approdare al caso di suicidi a France Telecom. Con "Ora d'aria" (7 maggio) la vita del carcere è raccontata in dieci canzoni composte ed eseguite da Paola Franzini, artista e allieva dei corsi di teatro in carcere tenuti dalla cooperativa Estia. Il festival si chiude con "Camerieri nella vita" (13 maggio), cena spettacolo all'interno del ristorante (vero) "InGalera" aperto da alcuni mesi nel carcere di Bollate. È necessario prenotare per accedere agli spettacoli su .
In dieci anni a fianco del Teatro sono state avviate anche altre attività che coinvolgono detenuti: produzione di mobili, service audio video, servizi informatici. "Tra i detenuti che hanno partecipato ai nostri progetti solo il 7% è tornato a commettere reati", conclude Michelina Capato Sartore. (dp)