Un "fioretto" per l'inclusione: a ottobre un'accademia di scherma per ragazzi autistici
ROMA – L'inclusione non ha limiti né barriere e lo sport davvero non ha confini: solo a partire da questa convinzione si può immaginare che dei ragazzi con autismo si cimentino addirittura con il fioretto, impugnandolo e dimenandolo, apprendendo l'arte della scherma. Naturalmente, senza correre alcun rischio. A voler offrire ai ragazzi con autismo la possibilità di cimentarsi in questa disciplina sportiva è Luigi Mazzone, neuropsichiatra all'ospedale pediatrico Bambino Gesù e autore, recentemente, del libro “Un autistico in famiglia”. Ma anche grande sportivo e convinto sostenitore di quanto l'inclusione e la socializzazione possano e debbano passare proprio per l'attività sportiva: senza limiti e senza barriere. Lo sostiene da medico, ma anche da atleta e, in particolare, da ex fiorettista azzurro.
- A svelare il nuovo progetto di Mazzone della sua Associazione “Progetto Aita” è Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di Tommy, che da tempo collabora col medico-atleta. “Nella veste di Maestro schermidore Luigi Mazzone sta pure lavorando a un progetto per avviare alla scherma anche ragazzi autistici – riferisce Nicoletti nel suo blog “Miofiglioautistico” - L’ attività, che inizierà a Roma da ottobre, coinvolgerà la sua associazione “progetto Aita” , che già si occupa in diverse città italiane di organizzare attività sportive e summer camp per ragazzi con neurodiversità. Mazzone è convinto che sia possibile avviare una 'palestrina' perfettamente attrezzata, e in regola con le norme federali, in cui anche i nostri ragazzi possono misurarsi nella nobile arte della spada. Nella realizzazione del progetto sarà affiancato da uno psicologo e un istruttore di scherma”.
Non un semplice corso, quindi, né un incerto esperimento, ma addirittura una palestra dedicata, una sorta di accademia pensata a misura di “spadaccini” con autismo, dotata di armi e strumenti adeguati ai loro bisogni. Come maestro, a Mazzone non manca certo l'esperienza, visto che da sei mesi segue la squadra nazionale di scherma come “mental coach”, ingaggiato dal commissario tecnico perché “i suoi atleti pur avendo altissime performance individuali, nel lavoro di squadra non riescono a gestire delle dinamiche ansiogene che rischiano di incidere sui risultati – riferisce Mazzone - Insomma secondo lui siccome io so cosa sia la scherma e mi occupo di mente ero la persona adatta come 'mental coach'”. Come neuropsichiatra ed esperto di autismo, “sono convinto che comunque i ragazzi debbano essere impegnati in attività sociali che a loro piacciano – spiega ancora Mazzone - Padri e madri dovrebbero passare meno tempo in rete a discutere tra loro o cercare le cause dell’autismo, quanto sarebbe meglio se quel tempo lo usassero per far socializzare i propri figli!”. (cl)