4 novembre 2013 ore: 14:23
Giustizia

Una "finta" prigione in piazza, ma i passanti non si fermano

Angusta, a simboleggiare il sovrafollamento. Allestita davanti al teatro Politeama di Palermo. Silvano Bartolomei (Il carcere possibile onlus): “Espiare la pena senza calpestare la dignità degli uomini”. Vanna Bonomonte (Asvope): “La gente ha risposto poco e c’è ancora tanto lavoro da fare”
Cella allestita a Palermo

boxPALERMO - Una cella di tre metri per tre in piazza Castelnuovo, davanti al teatro Politeama per denunciare il sovraffollamento delle carceri e sensibilizzare i cittadini ai gravi disagi di chi vive nelle celle, insieme ad altri detenuti, passando le giornate con arredi e oggetti essenziali alla sopravvivenza: un letto a castello, un tavolo, uno sgabello, due armadietti e una tazza per i bisogni. L'iniziativa, avvenuta nei giorni di sabato e domenica, è stata dell'associazione “Il carcere possibile onlus” insieme al Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Palermo e alla Camera penale “Girolamo Bellavista” con il sostegno dell’Asvope.

Una cella di così piccole dimensioni, dove già due persone vivono in uno spazio angusto, è costretta, spesso, ad ospitarne anche tre se non , addirittura di più. Inoltre c’è da fare i conti pure con l’organico ridotto per educatori e polizia penitenziaria che stanno a stretto contatto con i detenuti.

“Con questa installazione abbiamo voluto far capire come si vive per davvero in uno spazio angusto – dice l'avvocato Silvano Bartolomei, dell'associazione ‘Il carcere possibile onlus’ -, occupato anche, in alcuni casi, da cinque o sei persone. Nella stessa cella, i detenuti hanno anche la tazza del water. In questo modo la privacy viene violentata costantemente. I condannati devono espiare la pena, è vero, ma non dovrebbe mai essere calpestata quella dignità che tutti gli uomini hanno e che durante un periodo detentivo spesso e volentieri devono sacrificare. E' inaudito tutto questo”.

“La difficoltà maggiore è proprio quella di dividere la superficie e l'aria a disposizione. I detenuti in piedi devono avvicendarsi con quelli che stanno a letto – spiega  ancora l’avvocato Bartolomei -. Dobbiamo sensibilizzare le istituzioni a fare capire che il problema che ci troviamo di fronte non è da sottovalutare e va risolto nell'immediato. Gli atti di autolesionismo sono purtroppo sempre più diffusi. I detenuti più fragili, purtroppo, non riuscendo a reggere lo stress e non sopportando più le condizioni di vita a cui sono costretti, arrivano a compiere anche gesti estremi”. All’interno delle due case circondariali di Palermo, da parecchi anni, operano i volontari dell’Asvope che però non si ritengono soddisfatti del risultato di questa iniziativa .

“Il riscontro nei confronti della cittadinanza è stato purtroppo quasi nullo – dice Vanna Bonomonte, volontaria storica dell’Asvope -. Nonostante il flusso di gente che passeggiava per il centro della città, a fermarsi sono stati soltanto in pochi, entrando per un minuto all’interno di questa finta cella per assaporarne tutta la tristezza. Certamente occorre ancora lavorare tanto sul piano della sensibilizzazione collettiva al problema soprattutto del sovraffollamento in carcere”.

L’associazione, con una quarantina di professionisti che si dedicano alcuni giorni alla settimana ai detenuti, è attiva da quattordici anni. In questi anni ha fornito attività che promuovono la cultura e lo sport. Hanno realizzato una biblioteca, promosso anche dei corsi di formazione di lingua italiana per gli stranieri. Offrono inoltre ai più bisognosi assistenza con vestiti ed altre piccole cose e sono i non residenti ad aver bisogno di più conforto senza una famiglia che li supporti.

La volontaria dell’Asvope sottolinea, inoltre anche l’attuale difficoltà a trovare dei volontari disponibili a dedicarsi a questo tipo di servizio. “Abbiamo bisogno di forze nuove – dice Vanna Bonomonte che in passato è stata pure presidente dell’Asvope -. Noi volontari abbiamo tutti un’età avanzata e desideriamo che altri si aggiungano al cammino che abbiamo intrapreso ormai da anni. La fascia ideale non dovrebbe essere quella di ragazzi troppo giovani perché il tipo di servizio che viene richiesto richiede una buona maturità nell’approccio con persone che vivono nell’ambito carcerario. Ci appelliamo anche a coloro che sono in pensione e hanno voglia di dedicarsi a gli altri. Noi continueremo a fare la nostra parte, pur consapevoli che il lavoro da fare, a tutti i livelli, è ancora tanto”.  

L’Italia è il paese con le carceri più sovraffollate dell'Unione europea e questo è uno dei nodi più difficili da sciogliere a livello nazionale. In particolare, nelle carceri siciliane ci sono circa 7.000 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 5.500. L’Isola è in terza posizione nella lista delle carceri maggiormente affollate, dopo Lombardia e Campania. Ed è la regione italiana con il maggior numero di strutture penitenziarie, in tutto trenta se alle venticinque per gli adulti e all' Opg di Barcellona P. G. si aggiungono i quattro istituti per minori. (set)

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