27 marzo 2014 ore: 16:14
Famiglia

Una nuova politica per l’infanzia: “Basta con la bugia dell’assenza di risorse”

Oltre mille iscritti alla Conferenza nazionale aperta oggi a Bari. Gli operatori danno credito all’annuncio del ministro Poletti per una nuova stagione di politiche per il settore, ma chiedono di “rompere il circolo vizioso dello svantaggio
Francesca Leonardi/Contrasto per Save the Children Bambini, girotondo

boxBARI – Un’affluenza ben oltre le aspettative (più di mille iscritti) per un evento organizzato con un po’ di fretta e tra un governo e l’altro. E in sala e nei corridoi un clima tutto sommato positivo, con gli operatori disponibili a dare credito alle parole del neo ministro del Welfare Giuliano Poletti (“da qui parte una nuova stagione di politiche per l’infanzia”), ma non certo a fare sconti.

La Conferenza nazionale sull’Infanzia e l’adolescenza è cominciata questa mattina a Bari (domani le conclusioni) in un’atmosfera di grande attenzione e aspettativa. Si attendeva l’annuncio della ricostituzione dell’Osservatorio nazionale e del conseguente nuovo piano nazionale in materia, e l’annuncio è arrivato. Ci sarà ora da aspettare i fatti e vedere se il titolo della conferenza – “Investire sull’infanzia” – verrà riempito di contenuti effettivi.

Come ha ribadito la rete “Batti il cinque”, formata dalle più importanti associazioni, l’investimento sui più piccoli è infatti non solo vantaggioso anche economicamente, come dimostrano ormai vari esempi in tutto il mondo (a cominciare dall’America di Obama, come ha spiegato la vicepresidente della Commissione parlamentare Infanzia, Sandra Zampa). Ma è anche urgentissimo per evitare un aggravamento irreversibile delle situazioni di povertà in cui sono coinvolti i minori. I dati elaborati da Linda Laura Sabbadini dell’Istat, a questo proposito, oltre a sottolineare la cifra di 1 milione e 58 mila minori in povertà assoluta, testimoniano un aggravamento del fenomeno non solo nelle fasce svantaggiate “classiche” (disoccupati e famiglie del Sud), ma anche in quelle fino ad oggi relativamente protette: le famiglie del nord e quelle con i figli molto piccoli (segno che anche i nuclei formati da immigrati cominciano a cedere).

E allora, ha ribadito la rete “Batti il cinque”, quello che serve è un nuovo “patto sociale” a cui attenersi, "un segno forte e coraggioso di discontinuità con le politiche precedenti", per garantire "universalismo e giustizia sociale" nelle politiche a favore dei minori, rinunciando alla "menzogna reiterata dell’assenza di risorse", “investendo nei bambini per rompere il circolo vizioso dello svantaggio”.

“E non bastano i fondi per la sola edilizia scolastica – ha aggiunto la coordinatrice degli assessori regionali alle politiche sociali Lorena Rambaudi – e nemmeno serve costituire un fondo per l’infanzia per poi non destinare nemmeno un euro agli asili nido”. Per i bambini insomma, non c’è solo la scuola dell’obbligo, serve una politica razionale che tenga conto delle diverse dimensioni della cresciuta e delle implicazioni familiari.

Nel corso della conferenza sono state poi fornite le nuove cifre del Centro nazionale di documentazione e analisi sull’infanzia e l’adolescenza sui quasi 30 mila minori fuori dalla famiglia. In comunità e in affido ci sono oggi 1.900 minori (quasi la metà sotto i 5 anni) che hanno il decreto di adottabilità, ma sono in attesa di essere adottati davvero, un dato sorprendente a fronte delle difficoltà in cui si agitano le adozioni internazionali. E un altro numero allarmante, che si ricollega ai dati forniti dall’Istat – riguarda la percentuale dei minori fuori dalla famiglia: oltre uno su tre è stato accolto anche o solo a causa della condizione di povertà in cui versava il suo nucleo familiare.

Su RS, l’agenzia giornalistica di Redattore Sociale, i resoconti delle nostre inviate a Bari.

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