Una villa settecentesca per la riabilitazione dei bambini disabili
TORINO - Per anni è rimasto un sogno nel cassetto; di quelli che, per essere realizzati, necessitano di migliaia di metri quadri di spazio e finanziamenti da capogiro . Finché, nel 2014, la provvidenza ha iniziato a manifestarsi nelle sembianze di una famiglia torinese, che ha donato una villa settecentesca con ampio giardino e vista mozzafiato sui navigli del Po, al civico 1 di via Moncalvo, zona precollinare di Torino. È lì che, tra circa un anno, la fondazione Paideia - che dal ’93 assiste le famiglie dei bimbi disabili del capoluogo - aprirà il suo centro multidisciplinare di riabilitazione infantile: l’ambizioso obiettivo è realizzare un polo d’eccellenza, specializzato nella riabilitazione a tutto tondo e con prestazioni che spazieranno dalla neuro-psicomotricità fino alla psicologia dell’infanzia, passando per logopedia, musicoterapia e terapia in acqua.
- E se è lecito chiedersi se ci fosse davvero bisogno di una struttura del genere, in una città che conta già una ventina di ospedali, alla Paideia non sembrano averle dubbi in proposito. “Per anni - spiega Mariangela Battisti, responsabile di progetto - abbiamo assistito le famiglie lungo il percorso terapeutico: non soltanto dal punto di vista economico, ma anche aiutandole a orientarsi nella rete dei servizi. E questo ci ha dato un’idea piuttosto chiara di quali fossero le criticità all’interno di tali percorsi”. I dati, del resto, parlano chiaro: di recente, un’indagine ha evidenziato come l’80 per cento delle famiglie di bambini disabili integri i servizi di riabilitazione ricevuti dalla sanità pubblica con ulteriori prestazioni acquistate dal privato; in media,la spesa si aggirerebbe sui 500 euro mensili, ma in alcuni casi pare arrivi a sfiorare i mille. A ciò, secondo Battisti, si aggiunge il fatto che, mancando di una regia di fondo, l’iter terapeutico risulta spesso dispersivo: “In parole povere - continua la responsabile - un genitore che deve portare il figlio a fare tre ore di logopedia, farà fatica ad accompagnarlo in piscina nello stesso giorno. E finirà comunque per sottrarre tempo alla sua vita privata, e in alcuni casi anche alla cura degli altri figli”. Per questo, qualche anno fa, è nata l’idea del Centro Paideia: una struttura fondata “su un approccio integrato e non ospedaliero - spiegava qualche tempo fa il segretario generale Fabrizio Serra - nel quale la prestazione terapeutica sia soltanto un tassello all’interno di un percorso più ampio, compiuto attraverso una stretta coordinazione di tutte le figure coinvolte: assistenti sociali, medici del servizio sanitario nazionale, familiari”.
Questo approccio, entro il 2017, si concretizzerà con l’apertura di una struttura di 3mila metri quadri, che stando al progetto dovrebbe garantire circa mille accessi mille accessi settimanali, fornendo prestazioni terapeutiche per almeno 60 bambini al giorno. A seguirli sarà un’equipe di 35 specialisti, coadiuvati da 150 volontari della Fondazione: nella villa di via Moncalvo 1, oltre ai servizi terapeutici, i bambini potranno prender parte ad attività spesso indicate per il recupero della funzionalità psicomotoria, come l’acquagym, il pilates e lo yoga, la danza e la ginnastica posturale; mentre le famiglie potranno contare su servizi di assistenza psicologica e sociale, gruppi di auto aiuto e training mirati per la genitorialità con i ragazzi disabili. Già all’apertura dei lavori, Serra assicurava che le prestazioni sarebbero costate “circa il 25 per cento in meno rispetto agli standard attuali”: per le famiglie in difficoltà, inoltre, Paideia metterà in campo una serie di strumenti assistenziali ampiamente collaudati, come “Adotta una terapia”, “un fondo alimentato da iniziative benefiche e di autofinanziamento - spiegano dalla Fondazione - che ha già garantito servizi per molti nuclei familiari sul territorio torinese”.
Iniziati nel settembre scorso, i lavori sono ormai a metà strada: a dare una mano alla provvidenza, dopo la donazione della struttura, è stata una capillare iniziativa di raccolta fondi, messa in moto in parallelo all’apertura del cantiere: della cifra finale, fissata a 2,3 milioni di euro, è già stato raccolto il 45 per cento, “grazie alla generosità di numerosi donatori privati - spiegano da Paideia - oltre che di aziende e fondazioni come Compagnia di San Paolo, Gilardi costruzioni, Simon fiduciaria e gruppo Ferrero acciaio”. Con quel milione di euro, la fondazione ha già finanziato la costruzione di un’area accoglienza, una dedicata alle terapie con i logopedisti, uno spazio giochi e un giardino multisensoriale. “A progetto ultimato - spiega Battisti - il centro conterà anche un’are dedicata alla psicomotricità e una per la musicoterapia, oltre a due piscine, spazi dedicati ai laboratori e una sala multifunzionale che servirà a ospitare iniziative culturali, attività ludiche e i più svariati corsi”.
L’ampio spazio riservato alla socializzazione e al tempo libero, in effetti, è tra i punti centrali dell’approccio che connoterà la struttura. “Il centro - continua Battisti - non sarà aperto ai soli bambini con disabilità: molte delle nostre attività saranno riservate ai familiari dei pazienti in cura, fratelli e sorelle incluse. L’idea è che, mentre i bambini svolgono le attività terapeutiche, i rispettivi genitori possano svagarsi con corsi e laboratori e fratelli e sorelle vengano coinvolti in attività di socializzazione che, ogni volta in cui sarà possibile, includeranno anche i bimbi disabili. In questo modo, la terapia potrà davvero essere vissuta come un momento costruttivo, connotato da una progettualità positiva”.
E a questo proposito, l’altra grande novità introdotta dal Centro dovrebbe essere la figura del Coordinatore di progetto: sarà lui, secondo Battisti, “ad accogliere le famiglie e a prendere contatto con la rete dei servizi, coordinandosi con il Neuropsichiatra ed eventualmente con l’ospedale di pertinenza, per avere un quadro reale delle necessità del bambino”. “Noi - conclude la responsabile - non vogliamo sostituirci alla sanità pubblica: il nostro obiettivo è lavorare in sinergia, offrendo un servizio che sia, finalmente, coordinato e integrato”. (ams)