6 settembre 2017 ore: 09:54
Società

Unicef: nel mondo ancora 123 milioni di bambini fuori dalla scuola

Secondo l'Unicef, negli ultimi 10 anni la percentuale di bambini e giovani tra i 6 e i 15 anni che non hanno accesso all'istruzione è appena diminuita: oggi l'11,5 % dei bambini in età scolare - pari a 123 milioni - non frequenta la scuola, nel 2007 erano il 12,8%. il 75% si trova in Africa sub sahariana e Asia del Sud
Unicef Bambini sui banchi di una scuola bruciata. Foto Unicef

Foto Unicef

Foto Unicef
Bambini sui banchi di una scuola bruciata. Foto Unicef

ROMA - Secondo l'Unicef, negli ultimi 10 anni la percentuale di bambini e giovani tra i 6 e i 15 anni che non vanno a scuola è appena diminuita: oggi l'11,5 % dei bambini in età scolare - pari a 123 milioni - non frequenta la scuola, nel 2007 erano il 12,8% (ovvero 135 milioni).
I bambini che vivono nei paesi più poveri del mondo e nelle zone di conflitto sono colpiti in maniera sproporzionata. Dei 123 milioni di bambini che non frequentano le scuole, il 40% vive nei paesi meno sviluppati e il 20% in zone di conflitto. Le guerre continuano a minacciare - e a invertire - i progressi fatti nel settore dell'istruzione. I conflitti in Iraq e Siria si sono tradotti in altri 3,4 milioni di bambini che non seguono percorsi scolastici, portando il numero dei bambini fuori dalle scuole in Medio Oriente e in Nord Africa ai livelli del 2007 con circa 16 milioni di bambini.

A livello globale, il 75% dei bambini in età da scuola primaria e secondaria inferiore che non frequentano la scuola si trova in Africa sub sahariana e Asia del Sud, dove ci sono alti livelli di povertà, rapido aumento della popolazione e ricorrenti emergenze.
Alcuni progressi però sono stati fatti. L'Etiopia e la Nigeria, che sono tra i paesi più poveri del mondo, negli ultimi 10 anni hanno fatto i più grandi progressi nel tasso di iscrizione a scuola dei bambini in età da scuola primaria con un aumento, rispettivamente, di oltre il 15% e di circa il 19%. Secondo l'Unicef, i diffusi livelli di povertà, i conflitti protratti nel tempo e le emergenze umanitarie complesse hanno causato l'arresto di questo tasso, che necessita di maggiori investimenti per rispondere alle cause che tengono i bambini vulnerabili fuori dalle scuole.

"Gli investimenti mirati a far crescere il numero di scuole e insegnanti per far fronte alla crescita della popolazione non sono sufficienti. Questo approccio tradizionale non riporterà i bambini più vulnerabili a scuola (e non li aiuterà a sviluppare il proprio pieno potenziale) se continueranno ad essere intrappolati in povertà, deprivazione e insicurezza - ha dichiarato Jo Bourne, responsabile Unicef per l'Istruzione -. I governi e la comunità globale devono focalizzare i loro investimenti sull'eliminazione di fattori che in primo luogo non consentono ai bambini di andare a scuola, dovrebbero inoltre rendere le scuole sicure e migliorare insegnamento e apprendimento".

La mancanza di fondi per l'istruzione nelle emergenze sta colpendo l'accesso alle scuole dei bambini che vivono in situazioni di conflitto. In media, meno del 2,7% degli appelli umanitari a livello globale sono dedicati all'istruzione. Nei primi 6 mesi del 2017, l'Unicef ha ricevuto soltanto il 12% dei fondi richiesti per garantire istruzione ai bambini che vivono in situazioni di crisi. Sono necessari più fondi per rispondere al numero crescente e alla complessità delle crisi e per dare ai bambini la stabilità e le opportunità di cui hanno bisogno. "Imparare garantisce ai bambini colpiti dalle emergenze un aiuto nel breve periodo, e nel lungo periodo rappresenta un investimento cruciale per lo sviluppo delle loro società. Ma gli investimenti nell'istruzione non rispondono alla realtà di un mondo instabile. Per rispondervi, è necessario che ci siano fondi per l'istruzione nelle emergenze maggiori e meglio pianificati", ha concluso Bourne. (DIRE)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news