Venduti in Africa e Asia gli strumenti di tortura prodotti dalle aziende cinesi
ROMA - Il boom di produzione e export di strumenti di tortura dalla Cina è connesso alle violazioni dei diritti umani in Africa e Asia. Lo rivela il rapporto di Amnesty International e Omega Research Foundation sul boom di commercio di strumenti di tortura prodotti dalle aziende cinesi. Il rapporto cita casi di esportazioni del genere verso Paesi in cui vi e' il rischio concreto che l'uso di tali strumenti contribuira' a gravi violazioni dei diritti umani. Il rapporto cita, ad esempio, una grande fornitura di equipaggiamento antisommossa giunto in Uganda nel febbraio 2011, nonostante il massiccio ricorso alla tortura e ai maltrattamenti da parte della Polizia locale. Due mesi dopo, quegli strumenti vennero usati per stroncare le proteste contro l'aumento dei prezzi. Durante la repressione - che provoco' almeno nove morti, oltre 100 feriti e 600 arresti - le forze ugandesi utilizzarono veicoli blindati antisommossa di fabbricazione cinese.
boxEquipaggiamento antisommossa proveniente dalla Cina e' stato impiegato anche dalle forze di sicurezza della Repubblica democratica del Congo per sopprimere le proteste durante le elezioni del 2011, in cui sono state uccise almeno 33 persone e altre 83 sono rimaste ferite. Le esportazioni sono proseguite anche in seguito. Il rapporto di Amnesty International e Omega Research Foundation denuncia la carenza dei controlli sulle esportazioni, la mancanza di trasparenza e l'assenza della valutazione sulla situazione dei diritti umani nei Paesi destinatari delle forniture. "L'imperfetto sistema cinese delle esportazioni ha permesso al commercio di strumenti di tortura e di repressione di espandersi. È urgente che le autorita' cinesi rivedano le norme in materia di commercio per porre fine all'irresponsabile trasferimento di equipaggiamento per il mantenimento dell'ordine pubblico che verra' con ogni probabilita' usato per violare i diritti umani", ha sottolineato Wilcken.
La Cina non e' da sola a non controllare efficacemente i trasferimenti di equipaggiamento per il mantenimento dell'ordine pubblico. Il commercio mondiale di questi prodotti e' soggetto a scarsi controlli e persino laddove le norme sono piu' evolute, come negli Usa e nell'Unione europea, sono necessari miglioramenti per colmare le lacune esistenti, proprio mentre nuovi prodotti e tecnologie escono sul mercato.
Alla crescita del commercio internazionale della Cina in strumenti di tortura e di repressione si e' accompagnata la costante violazione dei diritti umani all'interno del Paese. La tortura e i maltrattamenti, cosi' come l'uso arbitrario della forza rimangono diffusi nelle carceri e nella soppressione delle proteste. Amnesty International ha documentato una lunga serie di forme di tortura fisica in Cina, compreso l'uso dei manganelli elettrici. Un sopravvissuto alla tortura ha dichiarato: "Loro (i poliziotti) mi colpivano col manganello elettrico sul volto, e' quella tortura che la Polizia chiama 'del popcorn', perche' il viso ti si apre e sembra come il popcorn. Fa una puzza terribile, di pelle bruciata". Il rapporto, infine, mette in luce l'ampio abuso degli strumenti meccanici di costruzione nei confronti dei detenuti in Cina. Molti di essi hanno denunciato di essere stati bloccati per i polsi e alle anche e sospesi al soffitto o costretti a rimanere per lungo tempo in posizioni dolorose.
Amnesty International e Omega Research Foundation hanno sollecitato le autorita' cinesi e quelle di tutti gli altri Paesi a imporre un'immediata moratoria sulla produzione e il commercio di strumenti intrinsecamente atti a violare i diritti umani; sospendere immediatamente o negare le autorizzazioni a esportare altri strumenti per mantenere l'ordine pubblico laddove vi sia il rischio sostanziale che essi verranno utilizzati per commettere o facilitare gravi violazioni dei diritti umani; istituire norme e prassi per controllare l'esportazione di strumenti di polizia e sicurezza che possono essere usati legittimamente ma che si prestano facilmente all'abuso; porre fine alla tortura e ai trattamenti o pene crudeli, disumani e degradanti, cosi' come all'uso della forza arbitraria e indagare su tutte le denunce relative ad atti del genere per poi portare i responsabili di fronte alla giustizia. (DIRE)