30 agosto 2017 ore: 10:56
Salute

Veneto, la denuncia: "confermati tagli ai servizi per la salute mentale"

Le linee di indirizzo degli atti aziendali per la riorganizzazione delle Aziende Ulss, approvate dalla Giunta regionale, “indicando la riduzione delle Unità operative complesse di Psichiatria, conferma di fatto i previsti tagli ai servizi, così privando le persone di cure adeguate”
Salute mentale, depressione, psichiatria

ROMA – Rischiano il collasso i servizi per la salute mentale in Veneto: lo denunciano psichiatri, associazioni e sindacati, dopo che la Giunta regionale ha approvato le linee di indirizzo degli atti aziendali per la riorganizzazione delle Aziende Ulss, ottenendo parere favorevole della V Commissione: “Il relativo documento contiene solo pochi e fuggevoli accenni al tema della salute mentale e, indicando la riduzione delle Unità operative complesse di Psichiatria, conferma di fatto i previsti tagli ai servizi, così privando le persone di cure adeguate. 

Il documento regionale, insomma, non recepisce affatto quanto segnalato da parte di alcune Conferenze dei sindaci, né le indicazioni di modifica alla proposta di testo avanzate a un’unica voce dalle associazioni di psichiatri e di familiari, anche in sede di audizioni in Commissione: “Avevamo evidenziato, portando a sostegno dati e documenti, come la salute mentale abbia bisogno di ulteriori risorse, economiche e umane, e necessiti di politiche organiche e adeguate”, ribadisce Lodovico Cappellari, coordinatore di Psi.Ve, la sezione veneta della Società italiana di Psichiatria (SIP) che assieme al Collego dei clinici e professori universitari di psichiatria del Veneto si è fatta prima promotrice dell’appello con numerose associazioni: a partire da Aitsam (Associazione italiana Tutela salute mentale) e poi Siep (Società italiana epidemiologia psichiatrica), Sinpia Veneto (Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza), che ha già segnalato in un comunicato stampa la grave situazione di criticità dei servizi per minori, Sirp Triveneto (Società italiana di Riabilitazione psicosociale), Il sole di notte (associazione utenti salute mentale) e ad oggi, tra i sindacati, Cgil Medici. Insieme esprimono tutto il loro disorientamento e la loro preoccupazione a riguardo: specie per le realtà più complesse, ovvero le grandi Ulss di Treviso, Padova, Verona e Venezia – sostengono –, era vitale evitare ulteriori tagli per un ambito complesso e difficile, come quello dell’assistenza nella salute mentale. 

A parte i confermati tagli, nel documento della V Commissione non è rintracciabile un solo parere articolato della Regione, almeno di qualche riga, in merito alla salute mentale – sottolinea sempre Cappellari –. Un silenzio che dimentica l‘importanza di organizzare in modo adeguato le attuali Unità operative complesse di Psichiatria, chiamate oggi a gestire reparti ospedalieri con 15-16 posti letto, comunità terapeutiche, centri di salute mentale e centri diurni, spesso dotati di personale limitato se non addirittura carente. Tutto ciò è molto preoccupante, perché rappresenta un chiaro segnale di disinteresse della politica rispetto al tema e ai problemi del disagio mentale – aggiunge - Una Regione che finge di ascoltarci e di accogliere il nostro contributo in termini di competenze, conoscenza dei bisogni delle persone e delle famiglie, contezza sulla situazione dei servizi, è una Regione che non valorizza il ruolo di tecnici e associazioni. Così verrà meno ogni nostra forma di collaborazione con la Regione Veneto, almeno fino a quando non sarà possibile cogliere un’autentica volontà di confronto e di condivisione delle priorità e non si riaprirà uno spazio di dialogo davvero costruttivo, per il bene di queste persone, delle loro famiglie, degli operatori, delle comunità”. 

In Veneto le persone assistite per problemi di salute mentale sono oggi oltre 70mila: “Si tratta di giovani, donne e uomini con disagi diversi, gravissimi talvolta, tra cui persone che apparentemente non avevano avuto prima difficoltà e a un certo punto della propria vita si trovano ad affrontare una crisi profonda. Non vanno poi dimenticate le famiglie, spesso coinvolte in vicende esistenziali dure e complicate” - ricorda Tali Corona, presidente di Aitsam, - Per tutti loro i tagli comporteranno tempi di attesa lunghi, prese in carico difficili, solitudine”, conclude. Nel numero sono compresi coloro che, avendo commesso reati in una condizione di malattia mentale, in un recente passato erano internati negli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e ora sono in capo ai servizi sociosanitari territoriali. 

A fronte di tale contesto, in Veneto l’investimento destinato alla salute mentale è addirittura inferiore alla media nazionale, che attestandosi sotto il 5% del Fondo Sanitario risulta già bassa a confronto con altre nazioni europee: rispetto alla complessiva spesa sanitaria regionale, all’assistenza psichiatrica veneta è assegnato solo il 2,9% delle risorse, per un costo pro capite per cittadino inferiore del 16,5% rispetto al corrispondente dato nazionale; una quota, la prima percentuale, peraltro diminuita nel corso degli anni, diversamente da altre regioni italiane. Inferiore alla media nazionale è pure la dotazione di personale medico e di altre figure professionali per i Dipartimenti di Salute mentale veneti (dati Report nazionale sulla salute mentale 2015). Meno risorse ha significato in questi anni un ridimensionamento dei servizi, prima con il Piano Sociosanitario, ora con il documento approvato dalla V Commissione. Il risultato è un dimezzamento delle Unità operative complesse di Psichiatria, passate da 40 (nel 2012) a 20.

Nel documento della V Commissione si tace anche che dallo scorso gennaio, con l’entrata in vigore della nuova legge di Riforma sanitaria regionale, è decaduta l’interaziendalità dei Dipartimenti di Salute mentale nelle sedi in cui sono collocate le Aziende ospedaliere universitarie (Padova e Verona), venendo così meno quella necessaria integrazione fra Università e servizi territoriali che ha consentito sin qui una proficua collaborazione, sia nel campo della formazione degli specialisti che lavorano nel territorio, che nel campo della ricerca, come in quello della qualità dei servizi.  

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