Venti anni di Csv: come dal niente hanno cambiato il volontariato
- ROMA - Vent’anni fa non esistevano. Non c’era neanche un modello a cui ispirarsi, quando la legge quadro 266 del ‘91 fissò nero su bianco la loro istituzione. Tuttavia, dal ’97 (anno del decreto interministeriale che ne stabilì i compiti) ad oggi sono diventati un punto di riferimento per il volontariato in tutta Italia. Sono i Centri di servizio per il volontariato (Csv) a cui Csvnet ha voluto dedicare un’intera pubblicazione per celebrare i primi 20 anni di attività. Un libro-reportage intitolato “Venti anni di servizio. Csv 1997-2017, Una storia di promozione del volontariato”, presentato presso la Sala Aldo Moro alla Camera dei deputati, alla presenza del senatore Edoardo Patriarca e di diversi esponenti del mondo del terzo settore. Dai primi passi alle sfide della riforma del terzo settore, il libro scritto da Giovanni Augello, giornalista dell’Agenzia di stampa Redattore sociale, scatta una fotografia al 31 dicembre 2017, quando i Csv erano 71 (di cui 69 soci di Csvnet) e ripercorre le principali tappe dell’evoluzione dei Centri di servizio in un viaggio che tocca tutte le regioni d’Italia, raccontando le sfide vinte, i progetti che sui territori e a livello nazionale hanno fatto la differenza, i vari contesti in cui sono nati e cresciuti i Csv e le prospettive future di un soggetto la cui mission non è mai cambiata: essere al servizio del volontariato.
Un racconto plurale, quello contenuto in un volume di circa 500 pagine, che attraverso le oltre 140 interviste realizzate tra i protagonisti degli stessi Centri, ricostruisce le tappe storiche fondamentali di ogni Csv e ripercorre, attraverso testi, grafiche e fotografie, vent’anni di scelte coraggiose e pioneristiche che hanno permesso al volontariato di crescere, in quantità e qualità. Nati a cavallo tra il ’97 e il ’98 (anche se in diverse regioni del Sud Italia, i Csv nasceranno qualche anno più tardi), ad oggi i Centri sono costituiti complessivamente da oltre 9 mila organizzazioni, per lo più di volontariato, e vantano una presenza territoriale con 400 tra sedi e sportelli che permettono di erogare ogni anno circa 220 mila servizi ad oltre 42 mila organizzazioni. “Un mosaico di storie”, lo definisce nell’introduzione il presidente di Csvnet, Stefano Tabò, che rappresenta “un doveroso contributo alla conoscenza di questo tempo e di questa esperienza. Una presenza non sufficientemente indagata nella sua complessità e nei suoi significati. Una storia che può essere raccontata a partire da diverse prospettive: qui è stato scelto di muovere dal racconto dei suoi diretti protagonisti, raccogliendo regione per regione le tracce di quanto avvenuto e le percezioni sui futuri mutamenti”.
Una sfida vinta sui territori. Nessuno immaginava cosa sarebbero potuti diventare i Csv al momento della loro nascita. Dalle tante testimonianze raccolte, aspettative e dubbi iniziali non hanno intralciato un cammino che ben presto si è rilevato fondamentale per la crescita del volontariato. Ad esser chiamati a gestire i neonati centri, a fine anni 90, sono infatti le stesse organizzazioni del volontariato e del mondo dell’associazionismo che hanno saputo superare divisioni e diffidenze realizzando progetti condivisi e plurali (quasi ovunque) grazie alle risorse del Fondo speciale per il volontariato costituito con le risorse messe a disposizione dalle Fondazioni di origine bancaria. Da Belluno, a Catania, da Genova a Lecce, i Centri di servizio hanno saputo mettere a frutto risorse e competenze in migliaia di iniziative di promozione del volontariato soprattutto tra i più giovani e nelle scuole, avviare percorsi sperimentali di partecipazione e di cittadinanza attiva e allo stesso tempo hanno fornito un’inestimabile supporto fiscale, giuridico e amministrativo soprattutto alle piccole associazioni di volontariato che rappresentano il vero tessuto solidaristico del paese. A vent’anni dalla nascita, sono i numeri che parlano, con un volontariato sempre più diffuso tra gli italiani e sempre più qualificato. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, attraverso il censimento permanente delle Istituzioni non profit, nel 2015 in Italia erano attivi oltre 5,5 milioni di volontari. Un dato in crescita rispetto alla precedente rilevazione del 2011 di ben 16,2 punti percentuali.
Una mappa di iniziative esemplari. Oltre alla storia di ogni Csv, il testo racconta alcune delle esperienze più significative realizzate negli anni al fianco delle Odv, collaborando con istituzioni e enti locali. Tra le iniziative più importanti c’è di sicuro l’Università del volontariato, nata da un’intuizione del Ciessevi di Milano per rispondere alla crescente richiesta di formazione dei volontari ed oggi presente con corsi e collaborazioni con le università locali anche a Treviso, Bologna, Ferrara, Cosenza, Salerno e presto anche a Bari. In questi vent’anni, i Csv hanno dimostrato, inoltre, di saper innovare e immaginare nuove forme di sostegno al mondo del volontariato. Ad esempio, con il progetto realizzato dal Cesvot Toscana, che permette alle associazioni di accedere al credito, grazie ad un fondo di garanzia costituito dallo stesso Csv. Non si può, inoltre, non citare l’esperienza di Expo2015, coordinata da Ciessevi Milano e CSVnet, che ha visto i Csv collaborare nel reclutamento di oltre 5 mila giovani volontari (selezionati tra 12 mila candidature) portando alla luce il fenomeno del volontariato “post-moderno”, individuale ed episodico. L’elenco potrebbe continuare con i Centri di sollievo per i malati di Alzheimer in Veneto, esperienza che ad oggi riceve il sostegno dalla regione; l’esperienza di cohousing per anziani in Emilia Romagna; le attività di tutela dei beni comuni e di quelli sequestrati alla mafia nelle regioni del Sud Italia; l’impegno nell’alternanza scuola-lavoro; i tanti progetti di promozione della figura dell’amministratore di sostegno; le reti tematiche per far collaborare piccole e grandi organizzazioni; la progettazione sociale ed europea; i percorsi di giustizia riparativa; le esperienze di coworking e gli incubatori sociali, e infine innumerevoli meeting, feste del volontariato, incontri e seminari che in 20 anni hanno permesso al volontariato di crescere e stimolare le comunità locali.
Un’esperienza di resilienza diffusa. La storia dei Csv si intreccia inevitabilmente con quella del nostro paese. Come nel caso della crisi economica e finanziaria che ha colpito anche l’Italia e che indirettamente ha determinato un calo netto delle risorse destinate ai Csv provenienti dalle Fondazioni di origine bancaria. I Csv, tuttavia, hanno sempre saputo rispondere alle difficoltà con inventiva e caparbietà, superando i momenti più critici. Ma è soprattutto il sostegno dato al volontariato nella sua mission di rispondere ai bisogni del territorio a fare dei Csv un’esperienza di resilienza. Come accade ancora oggi in tutta l’Emilia Romagna con gli Empori solidali. Un progetto, che grazie al coordinamento dei Csv, ha visto e vede ancora oggi collaborare fianco a fianco associazioni, istituzioni e imprese a favore dei più bisognosi. Una testimonianza forte è anche quella raccontata nelle pagine del Csv dell’Aquila, città colpita duramente dal sisma del 6 aprile del 2009. Nonostante il terremoto, il Centro ha continuato ad operare sotto le tende nel campo Acquasanta. Sarà proprio in una di quelle tende che nascerà l’idea di una “Casa del Volontariato”, oggi diventata realtà, nuova sede del Csv e simbolo di una rinascita dell’intera comunità aquilana. Il filo rosso della resilienza, però, porta anche nelle varie comunità colpite da alluvioni, tra le associazioni del Nord e del Sud Italia che nei piccoli paesi rappresentano un argine allo spopolamento, passando dalle periferie delle città alle zone di confine, dove i Csv rappresentano spesso l’unico sostegno possibile di tante piccole associazioni di volontariato.
L’inizio di una nuova storia. Vent’anni di storia che hanno preparato i Csv ad affrontare un nuovo viaggio, le cui coordinate sono state indicate in parte nella riforma e nel nuovo Codice del terzo settore. Un futuro a cui i Csv guardano non senza preoccupazioni, per via dell’allargamento della platea dei beneficiari e della riorganizzazione dei centri (già avviata con successo ad esempio in Lombardia), ma che ancora una volta viene colta soprattutto come un’opportunità di crescita, sia per i Csv che per lo stesso volontariato. “Il sistema dei centri di servizio è destinato a una nuova stagione – scrive Tabò nell’introduzione -. La recente adozione del Codice del terzo settore ha provveduto al riordino e alla revisione organica della disciplina vigente in materia, introducendo nuove disposizioni anche sui centri di servizio per il volontariato. Si è aperta, dunque, una nuova fase. Il passaggio non sarà immediato. La modalità con cui si sta opportunamente procedendo sta assicurando una logica evolutiva, capace di valorizzare ciò che è stato fin qui costruito”. Ed è anche per via di questo passaggio storico, che il testo assume un valore del tutto particolare. “Dare conto dei primi vent’anni predispone dunque al nuovo scenario – conclude Tabò -, assicurando memoria e identità. Non si tratta di descrivere un mondo per alimentare nostalgie e rimpianti ma, al contrario, di irrobustire motivazioni e prepararsi alla crescita”.