Vincent Lambert, “figlio del progresso medico ma condannato perché disabile”
ROMA - “Il punto non è quale sia la diagnosi di Vincent Lambert e cosa vorrebbe lui: il punto è capire cosa una società debba fare con le persone che sono nelle sue condizioni. E non può essere un giudizio sulla loro qualità di vita il criterio per prendere decisioni”: ad analizzare il “caso” di Vincent Lambert, il 42enne francese, tetraplegico dal 2008, a cui poche ore fa sono state interrotte nutrizione e idratazione, è Matilde Leonardi, direttore del Coma Research Centre-CRC della Fondazione Istituto Neurologico CARLO Besta . “Io non sono il suo medico curante – precisa – ma ho letto la documentazione disponibile e i pareri clinici e ciò che emerge è che questa persona ha una situazione clinica di gravissima disabilità con un disordine di coscienza, ma la diagnosi esatta non è davvero nota. Siamo di fronte a un uomo gravemente disabile, che non è stato valutato seguendo il protocollo diagnostico richiesto per affermare con certezza che è in stato vegetativo . Ricordo che l'eutanasia a cui si vuole sottoporre Lambert è una pratica che la World Medical Association vieta, perché non è atto medico. Il dibattito non può quindi mettere al centro la diagnosi più o meno precisa di stato vegetativo: quello di cui di deve discutere è se si può decidere di fermare una vita basandosi su un giudizio sulla qualità della vita, o la dignità di un paziente con gravissima disabilità, una persona . Ed è un dibattito che va ben oltre Lambert”.
Se questo è il tema in discussione, oggi di fronte a Lambert, in passato di fronte a Terry Schiavo o Eluana Englaro, allora “parla chiaro la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità – ricorda Leonardi – che all'articolo 25 comma f afferma che non si possa privare una persona disabile di idratazione e nutrizione a causa della sua disabilità. In altre parole, non può essere la disabilità il motivo della sospensione di questi interventi. In questo caso, quindi, sarebbero violati i diritti di Lambert come persona con disabilità. Siamo di fronte a paziente gravemente disabile ma stabile, la cui alimentazione viene sospesa per motivi che esulano dalla sua condizione clinica o da un peggioramento, che infatti non è avvenuto”:
Per Leonardi, casi come quello di Lambert sono conseguenza del progresso scientifico e medico: “un tempo, ma anche oggi in altri Paesi meno civilizzati, dopo un incidente come il suo si moriva. Adesso riusciamo a rianimare questi pazienti: su 100, tre di loro restano con un disordine di coscienza, gli altri ne escono. Uno Stato ha il dovere civile di prendersi carico di questi pazienti, figli del progresso. Dico questo nella totale comprensione della grande sofferenza di tutti – precisa Leonardi – questa è la storia di una grande fatica umana e politica, di fronte a cui la Francia risponde in modo poco chiaro. Lambert rappresenta forse una sanità e un welfare non sostenibile? Cosa dice oggi lo Stato francese ai suoi cittadini che restano in queste condizioni? Lascerà che a decidere siano le disperate mogli, o i disperati mariti? Non c'è nessun vincitore e nessun vinto in questa storia, sono tutti sconfitti: la Francia, i genitori, la moglie - che si trova a sostenere un ruolo tremendo. E naturalmente Lambert, che perde la vita. Come scienziato, sono fiduciosa nella scienza: non conoscere esattamente cosa succeda davvero nel cervello delle persone, mi fa essere molto cauta. Mi tengo il dubbio e spero che la ricerca ci faccia trovare un modo per trattare situazioni così drammatiche e guardo con sospetto gli scienziati che questo dubbio non l’hanno e invece nonostante il dubbio hanno la certezza che sia giusto fermare la vita di uomo perché non degna . (cl)