20 novembre 2017 ore: 16:32
Giustizia

Violenza, nel 2017 in Emilia Romagna hanno chiesto aiuto 9 donne al giorno

Nei primi 10 mesi dell’anno oltre 3 mila accessi ai centri antiviolenza, per 2.360 donne era la prima volta. I dati del Coordinamento dei centri regionali. La Regione finanzia con 4 milioni di euro progetti di formazione e sensibilizzazione. “È una battaglia che ci riguarda tutti”
Violenza, donna accovacciata

BOLOGNA – Nei primi 10 mesi del 2017 sono state 3.139 le donne che hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. Una media di quasi 9 al giorno. Il dato è di poco inferiore a quello del 2016, quando a fare richiesta ai centri regionali erano state 3433. Da gennaio a ottobre di quest’anno sono state 2.360 le donne che hanno chiesto aiuto per la prima volta. Le donne accolte al 31 ottobre sono 2.318. Dei nuovi arrivi, 1.497 sono italiane e 821 sono straniere. In totale, le ospiti delle strutture regionali sono 3.506: 1.644 di queste hanno dei figli. Il centro antiviolenza che quest’anno ha accolto più donne in regione è la ‘Casa delle Donne’ di Bologna, 670 nuovi arrivi. “La violenza sulle donne non è un fatto privato: riguarda tutti noi. Se ne può uscire solo affrontandola come una battaglia comune”, dice l’assessora regionale alle Pari opportunità, Emma Petitti. Le fa eco la presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, Samuela Frigeri: “È una questione pubblica. Non dobbiamo regalarla alla singola donna o famiglia, perché altrimenti non ci saranno mai le condizioni per cambiare le cose”. La regione Emilia-Romagna, con i suoi 16 centri, è la prima in Italia per numero di strutture di aiuto alle donne vittime di violenza. E nel biennio 2017-2018 continuerà a finanziare l’attività dei centri con un investimento di quasi 4 milioni di euro. Per Petitti è necessario sia potenziare le strutture esistenti, sia aprirne di nuove: “Abbiamo messo a disposizione 423 mila euro per la creazione di nuovi centri. Ma anche quelli già attivi hanno bisogno di risorse per poter lavorare con continuità 7 giorni su 7”. 

Nel 2016 l’Emilia-Romagna ha approvato il suo primo Piano regionale antiviolenza, che prevede progetti di formazione e sensibilizzazione e un Osservatorio regionale sulla violenza di genere che sarà attivato da dicembre. “Il primo obiettivo è permettere alle donne di uscire dall’anonimato. La violenza va denunciata e le donne possono farlo solo se sentono una rete di aiuto”, afferma l’assessora. L’80% delle violenze nascono in contesti familiari. “È evidente che le donne vadano protette ma anche aiutate a raggiungere un’autonomia economica e abitativa”, spiega Petitti. 

“Non dobbiamo tralasciare l’aspetto della prevenzione. Per noi è un passaggio fondamentale. La nostra esperienza ci insegna che fin dalla scuola materna è possibile fare esperienze importanti”, afferma Frigeri. Di recente la Regione sta lavorando alla riabilitazione degli uomini violenti, con l’apertura di due centri a Bologna e Rimini, che si aggiungono a quelli di Modena, Parma e Forlì. “Parlare della violenza sulle donne è fondamentale. È importante farlo sempre: non solo quando ci sono casi eclatanti di cronaca”, conclude Petitti. (Alberto De Pasquale)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news