30 settembre 2013 ore: 16:13
Giustizia

Violenza sulle donne, l’appello del vescovo di Reggio Calabria: “Non tacete”

Uno stralcio della nota pastorale diffusa da mons. Giuseppe Morosini, già vescovo di Locri: "A volte è sopportata eroicamente, ma il più delle volte è subita tragicamente, perché manca il coraggio della denuncia"
Contest europeo sulla violenza contro le donne Mostra violenza donne 22

Opera finalista

Reggio Calabria. “Anche sul nostro territorio, all’interno delle famiglie e delle mura domestiche, esiste la violenza sulle donne, alcune volte da loro sopportata eroicamente, ma il più delle volte subita tragicamente, perché manca il coraggio della denuncia: donne picchiate, segregate in casa per gelosia, impedite nello studio e nel lavoro, rese schiave per i lavori domestici. Come comunità ecclesiale non possiamo tacere, pensando che nelle parrocchie può avvenire una forte educazione delle coscienze anche su questo tema. Ecco perché vi scrivo, esortando parroci, catechisti ed insegnanti di religione, a non tacere e ad inserire il rispetto della donna tra i temi di educazione morale”. E’ uno stralcio della nota pastorale diffusa da mons. Giuseppe Morosini, già vescovo di Locri e da solo da qualche settimana pastore della Chiesa di Reggio Calabria, il quale esecra l’escalation di atti criminosi che anche in Calabria vede molte donne vittime della violenza maschile”.

Il presule afferma che “tale violenza è il frutto della concezione della donna-oggetto, tipica di una cultura troppo eroticizzata. Proprio per questo, invitiamo non solo a protestare contro tale violenza, ma a riflettere anche sulla liberalizzazione della pornografia. Inoltre – sottolinea Morosini - diversi matrimoni falliscono per la violenza perpetrata sulla propria moglie”. Per il vescovo “l’uomo non è il padrone della donna, sia essa la moglie, la figlia, la sorella o la fidanzata. Le donne – incalza - vanno amate e rispettate”. Altro punto fermo del documento è l’invito a cambiare la mentalità secondo cui “la donna si realizza solo nel matrimonio e nel lavoro casalingo; da qui la pretesa della totale dipendenza dall’uomo, che la considera sua legittima proprietà, perché è lui a guadagnare per la famiglia”. Morosini puntualizza: “ I rapporti tra l’uomo e la donna nel matrimonio, come prescrive anche il Codice civile oltre che gli insegnamenti cristiani, sono alla pari, sia nello stabilire la scelta della residenza, sia nell’educazione dei figli. Perciò – rimarca il vescovo - la vita in famiglia va affrontata nel dialogo, nel confronto reciproco, nel rispetto delle opinioni reciproche. L’uomo non può pretendere di imporre sempre e dovunque la sua volontà, alcune volte anche con la violenza fisica”.

La nota pastorale insiste sul fatto che “picchiare una donna è una violenza riprovevole, perché è un’azione del più forte nei confronti del più debole. I mariti, i fratelli, i fidanzati non possono concedersi il lusso di andare nei bar a giocare, ubriacarsi e poi tornare a casa ed aggredire le proprie donne per qualsiasi pretesto: violenza alla quale spesso assistono atterriti anche i figli”. Non manca l’appello ai genitori che nel processo educativo da adottare nei confronti dei figli “ non devono fare distinzione tra maschi e femmine, perché entrambi debbono decidere con libertà sia il loro futuro lavorativo che sentimentale, senza imposizioni di alcun genere, soprattutto nella scelta della persona con la quale condividere la propria vita nel matrimonio”. Morosini conclude la nota rivolgendosi alle donne calabresi e le ringrazia per i sacrifici che fanno quotidianamente. “Siate custodi gelose e attente dei nostri valori più alti, umani e cristiani. Sappiateli trasmettere ai vostri figli – scrive il presule nella sua nota - Voi potete fare tantissimo per la rinascita morale della nostra terra. Aiutate la società nostra a rompere i legami con la criminalità organizzata, vigilando sui vostri uomini. Teneteli fuori dal giro dell’usura, della droga, dei traffici criminali, del gioco”. Morosini conclude con un’esortazione che è anche un monito: “Rifiutate da loro il denaro che vi portano o gli agi che vogliono creare, quando avete il dubbio sulla provenienza onesta del denaro. Convinceteli a disfarsi delle armi e ad avere fiducia in Dio”. (msc)

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