27 giugno 2015 ore: 12:55
Immigrazione

Vittime del Mediterraneo: a Torino, un festival e una marcia per ricordarle

Oltre 200 artisti di quattro continenti si troveranno nell’atrio della stazione di Porta Susa domenica 28 giugno. E' il festival “Le Terre attraverso il mare" curato dal Gruppo Abele. Nel pomeriggio anche una marcia silenziosa in memoria delle vittime del mare
Sbarchi. Barconi nel mare

box TORINO - Le culture di quattro continenti si incontrano in quell’ideale crocevia che è l’atrio di una stazione ferroviaria. Accade a Torino, dove domani pomeriggio il Gruppo Abele porterà in scena la seconda edizione di “le Terre attraverso il mare”, festival multiculturale che quest’anno accoglierà oltre trenta tra gruppi e associazioni provenienti da Cina, Sud America, Africa ed Europa. A fare da cornice, la stazione di Porta Susa, storico snodo ferroviario che da quasi due secoli è testimone di flussi migratori dal sud del paese e del mondo. Promosso nell’ambito del progetto NoMis, volto a garantire pari opportunità per minori e giovani stranieri, il festival metterà insieme danze, canti, testimonianze, performance e installazioni, che si susseguiranno in un flusso continuo, andando a creare una vera e propria “mostra in movimento”. A dare coesione al tutto sarà Claudio Montagna, regista specializzato in opere di teatro civile, noto per il lavoro che da anni  svolge con i detenuti di diverse carceri italiane.

Ad aprire, alle 16, saranno i bambini di “Semilleros”, associazione culturale peruviana che tornerà a esibirsi in diversi momenti della giornata, dando anche dimostrazione di una danza nuziale della tradizione locale. Sempre in tema di nozze, alle 21 andrà in scena la rappresentazione di un matrimonio tradizionale marocchino, mentre per tutta la giornata saranno esposti abiti da sposa provenienti da Cina, Marocco, Perù e Romania. Nel tardo pomeriggio sarà invece il turno del Coromoro, gruppo coreutico interamente composto da giovani richiedenti asilo delle Valli di Lanzo; mentre alle 20.30  lo stilista camerunese Leric Fashion porterà in scena una breve sfilata con le sue creazioni.

“Tutto l’evento - spiega la coordinatrice Lucia Bianco - sarà diviso in due grandi filoni: oltre ad esibizioni e performance, per tutta la giornata resteranno esposte opere d’arte e installazioni. Tra queste, un quadro del pittore Juan Ortiz, che ha lavorato sul tema del tempo declinato dal punto di vista dei migranti: e dunque il tempo come attesa, speranza, ma anche burocrazia e disillusione. Da menzionare, inoltre, la “Ruota della vita”, un’installazione collettiva che coinvolgerà tutti i paesi partecipanti, in ognuno dei quali verranno simbolicamente rappresentati una serie di momenti, dalla nascita alla partenza”.  E ancora, installazioni a tema su permesso di soggiorno, viaggio, nascita e la cittadinanza; un workshop sulla grafia araba e giapponese a confronto;  proiezioni a tema curate dal Museo nazionale del Cinema e le  performance di Alp King, uno degli esponenti italiani più noti nella disciplina del beatboxing, che consiste nel creare basi hip hop con il solo uso di bocca e laringe.

Ma quello di Porta Susa domani non sarà l’unico evento cittadino dedicato alle migrazioni: nelle stesse ore, dal quartiere multietnico di Porta Palazzo partirà la “marcia silenziosa”, un corteo in memoria dei migranti scomparsi nel tentativo di raggiungere l’Europa: a prendervi parte anche l’arcivescovo Cesare Nosiglia, ma tutto il percorso si caratterizzerà per la totale assenza di bandiere, striscioni e slogan ideologici. La marcia, che partirà alle 17 da corso Giulio Cesare per concludersi alle 19 in piazza Castello, si muoverà in collegamento con il festival del Gruppo Abele, che pure “sarà un momento di riflessione sulle migrazioni a tutto tondo - precisa Bianco - e non solo sul tema dell’asilo politico, che oggi è divenuto giustamente preponderante”. “Quando abbiamo deciso di collocare questa edizione nell’atrio di Porta Susa - conclude -  il luogo della stazione, di per sé altamente simbolico, non aveva ancora assunto i significati che è andato poi prendendo con i respingimenti avvenuti nelle stazioni francesi e austriache, e le scene strazianti delle stazioni di Milano e Roma. Questa scelta, in un certo senso, si è rivelata profetica; e anche per questo ci siamo sentiti i dovere di onorare quanti sono  in fuga da guerra e violenza”. (ams)

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