Vittime di Lampedusa, gli eritrei celebrano il funerale simbolico
Roma 25 ottobre 2013. La comunità eritrea ricorda le vittime di Lampedusa
ROMA - "Basta morti, basta lacrime, aboliamo la Bossi-Fini". Il grido si leva forte dalla piazza di Montecitorio dove oggi la comunità eritrea ha deciso di dare vita a una funzione funebre, per riprendersi simbolicamente quei funerali di Stato prima annunciati dal governo italiano, poi "fatti in fretta e furia, senza bare e senza familiari delle vittime". E così, davanti alla sede del Parlamento, con due bare di cartone (una grande e una piccola)è stato officiato il rito per gli ortodossi, i musulmani e i cattolici. Una cerimonia partecipata e silenziosa. In una piazza gremita tutti ascoltano le parole dei tre religiosi, che cercano di dare un segnale di speranza per la fine della dittattura eritrea e spiegano che prima o poi il dramma per il paese finirà, e gli eritrei non saranno più costretti a cercare una vita degna altrove. E soprattutto a rischiare la vita, imbarcandosi per rotte poco sicure. Poi il corteo simbolicamente attraversa la piazza. C'è chi piange, chi canta e chi prega. Ma anche chi grida la sua rabbia per quel governo italiano "capace di organizzare una cerimonia senza avvertire i parenti delle vittime, togliendo così loro la possibilità di piangere i propri cari". E chiede che ora si riveda la legislazione, a partire dalla Bossi-Fini.
Magda ha 21 anni, stamattina è partita da MIlano per essere qui a Roma e partecipare alla manifestazione. "In tanti volevamo essere qui, siamo venuti con due pullman -racconta la ragazza, nata in Italia da genitori eritrei -. Vogliamo lanciare un atto d'accusa verso il governo eritreo, vero responsabile di queste morti, ma anche verso il governo italiano che non prende le distanze da questa dittatura. Sappiamo -spiega -che i 150 sopravvissuti sono stati schedati, che persone del regime sono circolate nel centro di identificazione a Lampedusa. Questo creerà problemi non solo a loro ma anche alle loro famiglie che sono in Eritrea. Il governo italiano deve intervenire". Almaz è arrivata addirittura dalla Germania perché "lo choc delle immagini di Lampedusa non mi ha permesso di restare a guardare" spiega. Anche lei eritrea, oggi a è a ROma per dire che non si può più tollerare il regime nel suo paese e che alla luce anche di questa tragedia, la comunità internazionale si decida a fare qualcosa. Tra i manifestanti c'è poi chi ricorda che il dramma degli eritrei non inizia oggi, "sono già 50mila i nostri connazionali morti. Tanti sono vittima del traffico di organi. E' ora di dire basta". (ec)