13 novembre 2014 ore: 15:45
Giustizia

Volontari sempre più "professionali" in carcere: protocollo con il Dap

La firma questa mattina a Roma. Più di diecimila le persone che assisitono volontariamente i carcerati. Pagano (Dap): “Aprire le porte alla società civile se vogliamo un vero reinserimento sociale dei detenuti”. Laganà: “I volontari hanno maturato una coscienza politica nel loro agire. Bisogna investire di più sul loro lavoro fuori e dentro il carcere”.
Carcere, corridoio con celle aperte

ROMA - “Dai primi approcci di quindici anni fa, quando le suore di San Vincenzo portavano ai detenuti il cioccolato con la panna, il volontariato si è professionalizzato. Sembra un ossimoro ma è proprio così, per questo abbiamo deciso di rinnovare questo protocollo che riconosce il ruolo fondamentale dei volontari. Non possiamo, infatti, non aprire le porte alla società civile se vogliamo un vero reinserimento sociale dei detenuti”. Lo ha sottolineato Luigi Pagano, vice capo del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) in occasione della firma oggi a Roma del “Protocollo operativo sullo statuto e le modalità d’azione del volontariato in ambito penitenziario”.

Una convenzione che rinnova l’accordo firmato nel ’99 e che ha aperto le porte alal cittadinanza attiva all’interno delle carceri. Uno dei punti di maggiore forza previsti dall’intesa è la collaborazione dei rappresentanti delle associazioni di volontariato nell’elaborazione del Progetto d’istituto disposto annualmente dalle Direzioni delle carceri. L’accordo prevede, inoltre, specifici interventi per la formazione congiunta dei volontari e delle figure professionali deputate al trattamento che operano negli istituti penitenziari. L’obiettivo dell’amministrazione penitenziaria – aggiunge Pagano – è essere più attenti alle persone e non perimetrizzare la vita dei detenuti, consci che il reinserimento significa, prima di tutto, più sicurezza sociale”.

Sono oltre diecimila (dato dell’ultima rilevazione del 2008) i volontari che offrono assistenza ai detenuti e alle persone che usufruiscono di pene alternative. “Questo aggiornamento rispetto al protocollo di 15 anni fa è più concreto dal punto di vista dei numeri e dell’organizzazione – aggiunge Elisabetta Laganà, presidente della Conferenza nazionale del Volontariato giustizia -.  In questi anni abbiamo acquisito una coscienza politica: ci siamo cioè occupati in prima persone, e senza assistenzialismo dei detenuti, con l’obiettivo di portare avanti una funzione sociale fondamentale. Il nostro agire è stato sempre più incarnato nella politica del territorio e volto prima di tutto a realizzare un incontro tra persone. Vogliamo fare in modo, cioè, che queste celle aperte fossero riempite di contenuti”. Laganà sottolinea inoltre il ruolo importante dei volontari, fuori e dentro al carcere su cui occorre investire di più. “Abbiamo accolto con favore la notizia che sono allo studio nuovi stanziamenti per l’esecuzione penale esterna – afferma – perché questo è uno degli elementi che maggiormente abbatte la recidiva e su cui, dunque, si deve investire di più”. 

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news