8 novembre 2013 ore: 12:38
Welfare

Welfare “generativo”, quando sono le persone a far fruttare le risorse

Oggi la Fondazione Zancan presenta ad Acireale la sua idea di nuovo welfare, “per andare oltre l’assistenzialismo che caratterizza il nostro sistema attuale”
Welfare. Mano con gente

Welfare. Mano con gente

ACIREALE – “In un momento in cui i servizi sociali sono in grave difficoltà, stretti tra il crescente disagio sociale, l’aumento delle emergenze e il progressivo calo di risorse, è necessario cambiare rotta, smettere di parlare dei servizi solo in termini di costi e non di investimenti, di occupazione di welfare e di trasformazione delle potenzialità”. Questo il messaggio lanciato da Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Emanuela Zancan di Padova, nell’incontro "Oltre l'emergenza per un Welfare generativo" a cura del Centro di Cultura per lo sviluppo di Acireale. “È una stagione che non guarda alle prospettive, se non di natura amministrativa” incalza il direttore, rilanciando l’idea di “welfare generativo”.

“La nostra proposta spinge ad andare oltre l’assistenzialismo che caratterizza il nostro welfare attuale – sottolinea -, per dire alle persone 'non posso aiutarti senza di te', chiedendo un loro coinvolgimento attivo. Un approccio di questo tipo favorisce il passaggio dai diritti soltanto individuali ai diritti realmente sociali: ogni aiutato che valorizza le proprie capacità è, infatti, anche moltiplicatore di valore. Un diritto diventa a pieno titolo sociale quando genera benefici per la persona e contemporaneamente per la comunità”.

Il maggiore problema di oggi è che “si può ottenere per diritto anche senza aver bisogno e senza che questo comporti sanzioni morali o materiali. Non potrebbe essere diversamente, se si continua a pensare le risorse come fonte da consumare, come costo, e non anche come capitale da far fruttare e rigenerare”. Insomma, la sfida è di passare dal welfare attuale  a un welfare a maggiore capacità e potenza, “che non si limita a raccogliere e redistribuire, perché diventa promotore di capacità di fare di più  nell’incontro con la persona, promuovendo corresponsabilità sociali, rigenerando le risorse senza consumarle, grazie alla responsabilizzazione resa possibile da un nuovo modo di intendere i diritti e doveri sociali”. 

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