Welfare, in Toscana 1.311 assistenti sociali
FIRENZE – Sono 1.311 gli assistenti sociali che lavorano sul territorio toscano, una media di 3 assistenti sociali ogni 10mila abitanti. Sono 1.096 quelli che lavorano con contratto di pubblico impiego, 208 quelli non dipendenti impiegati in servizi appaltati, 7 libri professionisti. Sono alcuni dei numeri presentati nella Rilevazione sui servizi sociali territoriali presentata questa mattina all’Università di Firenze.
L’organizzazione dei servizi sociali prevede 21 società della salute, 15 servizi associati, di cui 8 formalizzati in unione di comuni, 7 gestioni associate, 1 fondazione di partecipazione e 28 comuni che esercitano la funzione in proprio.
Obiettivo generali della rilevazione è quello di conoscere ed analizzare la presenza del servizio sociale professionale sul territorio toscano per trarne informazioni sull’articolazione e collocazione lavorativa, nonché sull’attività specifica nei servizi e nei diversi luoghi di operatività, e concorrere alla definizione di obiettivi di programmazione, individuazione di standard di servizio e di politiche di intervento da parte dei decisori politico-istituzionali.
Obiettivo specifici della rilevazione è quello di progettare una base documentale ed informativa per l’avvio di un sistema di raccolta-aggiornamento dati sul servizio sociale della Toscana, riservandosi l’eventuale possibilità di realizzazione di un database integrato regionale implementabile in modalità interoperativa. Tra gli altri intenti, mettere a disposizione i dati raccolti per eventuali ulteriori attività di indagine e ricerca e produrre report e approfondimenti su assi tematici specifici di particolare interesse per la professione e per il sistema dei servizi.
“La Toscana – ha detto l’assessore regionale al sociale Stefania Saccardi – è tra le regioni che da tempo persegue gli obiettivi dell’integrazione tra sociale e sanitario”. Ecco perché, “in questo senso gli operatori sociali e sanitari, ed in particolar modo gli assistenti sociali, sono e saranno sempre più chiamati a farsi animatori comunitari e ad essere promotori della coesione sociale sui territori”.