16 gennaio 2023 ore: 12:56
Società

Zaki: "I diritti umani siano una priorità per l'italia"

Il ricercatore e attivista egiziano è intervenuto in collegamento con il programma Forrest di Rai Radio 1. "Non si può perdere la battaglia sui diritti umani, che devono avere la precedenza su tutte le altre problematiche"

ROMA - "Non si può perdere la battaglia sui diritti umani, che devono avere la precedenza su tutte le altre problematiche. Il governo italiano deve impegnarsi su questo fronte con consapevolezza". Patrick Zaki, ricercatore e attivista egiziano dell'Università di Bologna Alma Mater Studiorum a lungo detenuto in Egitto, lo ha detto in collegamento con il programma Forrest di Rai Radio 1.

Zaki, rilasciato nel dicembre 2021 dopo 22 mesi di carcere, è in attesa di una nuova udienza del suo processo, prevista per il 28 febbraio dopo l'ennesimo rinvio. "Non posso dire molto rispetto alla mia situazione- ha spiegato il ricercatore, che si trova nella sua città natale, Mansoura- sono felice di essere libero ma non posso fare tutto quello che vorrei e ancora non mi è stato dato il permesso di tornare in Italia". Zaki ha comunicato che il master dell'Università del capoluogo emiliano che sta seguendo "termina a maggio" e ha espresso l'auspicio di "poter dare gli esami finali, previsti a giugno, di persona, nella mia amatissima Bologna".

Oltre ad aver lanciato un appello all'Italia affinché si impegni nella difesa dei diritti umani, Zaki ha ricordato il "grande sostegno che ricevo dai cittadini italiani, soprattutto prima di ogni udienza. Quando si parla di me sui giornali italiani o in un telegiornale i miei amici mi scrivono- ha proseguito il ricercatore- ed è un colpo al cuore di felicità, mi sento rassicurato". L'attivista ha affermato di "seguire con grande attenzione le vicende che riguardano l'Italia e soprattutto la gestione del tema migratorio, che purtroppo al momento, mi pare molto negativa". Rispetto a questo il ricercatore è stato sollecitato dai giornalisti sulla crescente presenza di cittadini egiziani fra i migranti che si imbarcano in direzione dell'Italia. "E' così- ha confermato il ricercatore- sempre più persone rischiano la loro vita per giungere nel vostro Paese visto il peggioramento della condizione economia e l'impoverimento a cui si assiste da diverso tempo".

Su quanto sta succedendo in questi mesi in Iran, secondo Zaki "è in corso una rivoluzione dalla quale non si può tornare più indietro" mentre per adesso in Egitto "gli attivisti stanno facendo i conti con una disfatta". L'attivista ha detto di "seguire le poche notizie che riescono ad arrivare dall'Iran", dove da settembre è in corso una mobilitazione contro il governo e il sistema politico e religioso guidato dagli ayatollah, e ha definito la situazione nel Paese asiatico "molto grave". Zaki ha aggiunto: "Ho saputo anche di diversi colleghi dell'Università di Bologna che sono in piazza e che stanno lottando e questo mi fa sentire ancora più vicino alla situazione iraniana". Il mese scorso un ex studente iraniano dell'Università di Bologna (Unibo), Mehdi Zare Ashkzari, è deceduto dopo 20 giorni di coma a causa delle violenze subite in carcere, come denunciato dal portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury. Secondo Zaki, "l'Iran è già un Paese diverso da prima dello scoppio delle rivolte, non si può più tornare indietro ed è solo una questione di tempo prima che si giunga a un cambio definitivo". In Egitto, al contrario, questa la tesi dell'attivista, "stiamo vivendo una fase di disfatta nella nostra lotta per un futuro migliore".

(DIRE)
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