Presentata oggi online la “Carta dei valori dell’azione volontaria”curata dalla Fondazione Zancan con il patrocinio del Csv di Padova e Rovigo. Vecchiato: “La riforma è stata uno scossone per il volontariato. Ora un dibattito per mettere a tema le ferite e capire come superarle”
© Enrico Genovesi//Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano” (particolare)
PADOVA - Guarda al futuro dell’azione volontaria e utilizza il dialogo tra generazioni come strumento di pace, ascolto, solidarietà per essere insieme pionieri e costruttori di umanità solidale. È la Carta dei valori dell’azione volontaria presentata questo pomeriggio online al termine delle celebrazioni di Padova Capitale europea del volontariato 2020. Un documento su cui la Fondazione Emanuela Zancan di Padova, col patrocinio del Csv di Padova e Rovigo, lavora sin dall’inaugurazione della Capitale europea, nel febbraio 2020, e che oggi, con la presentazione ufficiale, viene consegnata al mondo del volontariato perché apra un dibattito proprio tra i volontari. Un documento che viene alla luce a venti anni dalla prima Carta dei valori del volontariato, a cui - a detta dei promotori - non vuole sostituirsi ma aggiungersi e “aprire e incoraggiare una nuova stagione”, spiega a Redattore Sociale Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Emanuela Zancan, Padova.
Una nuova carta che non sostituisce la precedente
La nuova carta è diversa da quella di 20 anni fa, come diverso è il contesto in cui è nata. “Vent’anni fa il target era come dare uno strumento unitario ai volontari italiani che si stavano organizzando - racconta Vecchiato -. Eravamo a 10 anni dall’approvazione della legge. Quella carta dei valori è identitaria e aiuta le organizzazioni di volontariato a condividere una personalità sociale, un modo di posizionarsi nel rapporto con le istituzioni e le realtà di terzo settore”. Oggi il volontariato ha di fronte nuove sfide, alcune imposte anche dalla recente riforma del terzo settore. “La riforma è stata uno scossone per il volontariato - spiega Vecchiato - che deve capire oggi dove è posizionato, che ruolo ha nel terzo settore e nella socialità e soprattutto nell’azione politica, nel dar voce ai più deboli e nell’advocacy. Così ne è venuta fuori una carta che non è deontologica, ma è in qualche modo un dialogo con la Costituzione, un dialogo con l’idea della carità che si è sviluppata nelle culture mediterranee, poi un dialogo con la fraternità e finalmente c’è anche un dialogo tra le generazioni, la grande criticità che vede l’invecchiamento delle organizzazioni di volontariato e una voglia dei giovani di essere attivi e partecipi dello sviluppo sociale ma che non sono abbastanza attirati dalle organizzazioni tradizionali. Questa carta vuole rispondere a questo deficit. Non sostituirsi, ma aggiungere”. Anche per Emanuele Alecci, presidente del Csv di Padova e Rovigo, la nuova carta “non intende sostituire quella precedente, ma permette di capire quale deve essere la strada possibile per il futuro di questo volontariato e del vivere insieme. Per questo, la nuova carta integra la precedente, ma permetterà di avviare una riflessione all’interno del mondo della solidarietà per i prossimi anni. La precedente ha 20 anni, va ancora benissimo. Nasce in un periodo in cui c’erano situazioni complicate, la sua collocazione non poteva essere che quella. Oggi credo che ci sia bisogno che si apra ad una riflessione su quello che deve fare oggi il volontariato per riprendere in mano il cammino del cambiamento nel nostro paese e spero anche in Europa”.
Giustizia, carità, fraternità e generazioni
Sono questi i quattro temi su cui si sviluppa la carta, ma una delle caratteristiche che rendono unico il documento è proprio nella forma con cui affronta gli stessi temi, ovvero con il “dialogo”. “Una Carta in dialogo non solo dice ma testimonia e simboleggia che il futuro si fa insieme - spiega Vecchiato - e il dialogo è una sintesi di pace. Quando non c’è dialogo c’è conflitto, guerra, c’è il contrario della pace. Il fatto che sia in dialogo è anche una proposta di metodo e di costruzione di pace in una società piena di conflitti, populismi, personalismi e decentramenti che in qualche modo separano e lo abbiamo visto anche nella pandemia. La scelta del dialogo è simbolica e sostanziale. È una carta detta da molti e detta insieme”. Per Alecci, la scelta di questa formula - quella del dialogo - non è stata un casualità. “Non si è pensato ad una carta con dei precetti, ma voleva essere essa stessa un dialogo, perché ci aspettiamo che da questo dialogo possa aggiungersi un ulteriore dialogo in tutto il Paese”.
Un documento nato durante il Covid-19
Il percorso di redazione della carta non è stato facilitato dalla pandemia, almeno per come lo si era immaginato. Eppure, a detta di Vecchiato, l’emergenza ha “paradossalmente facilitato un dialogo molto più ampio”. “Un anno fa avevamo in mente di fare dei laboratori di idee e dei seminari con numeri ridotti. In questo modo, invece, siamo riusciti a fare tanti mini incontri con un alto livello del confronto e del dialogo”.
Un futuro da condividere
Dopo più di un anno di lavoro, la Carta sarà certamente tema di dibattito. “È una proposta - afferma Vecchiato - e come ogni proposta deve scontrarsi con il passato, il presente e il futuro. Se ci sarà dibattito, male non farà”. Un dibattito che verterà, con ogni probabilità, anche sul tema della riforma del terzo settore “per mettere a tema le ferite della riforma e capire come superarle - aggiunge Vecchiato -. Da più parti e da più voci non c’è contentezza. Il volontariato ne è uscito sottovalutato e mortificato nel suo ruolo di innovatore sociale, mentre è stato valorizzato nel suo ruolo di servizio. Un tale dibattito può essere utile per rimettere insieme le forze, riposizionare anche le responsabilità, in modo che il volontariato possa emergere con quello che pensa, senza essere rappresentato da altre voci”. Il testo della Carta, inoltre, sarà accompagnato anche da una pubblicazione edita dal Mulino che verrà pubblicata a fine maggio e che sarà accompagnata da tre quaderni tascabili pensati per i giovani su giustizia e solidarietà, fraternità e impegno. Ma è ancora una volta il dialogo a segnare il futuro della nuova carta. “Come Padova Capitale vogliamo lasciare un luogo dove tutte le esperienze innovative di volontariato possano trovare una casa, una sorta di museo - conclude Alecci -. Ogni anno prepareremo un report sull’innovazione e queste saranno le prime esperienze innovative a cui ci rivolgeremo per discutere e riflettere sulla carta. Speriamo di poterlo fare già dal mese di settembre”.