15 novembre 2023 ore: 14:53
Disabilità

Caregiver condannata, arriva il pignoramento. La Casa di Mario in un audioracconto

di Chiara Ludovisi
Elena Improta ha ricevuto il precetto: se non pagherà entro 10 giorni 60 mila euro al ginecologo, saranno pignorati i beni di Mario. E il cohousing aperto tre anni fa, che ospita persone con disabilità e disagio familiare, rischia di chiudere
casa di mario

Gli abitanti della Casa di Mario

ROMA – “ Abbiamo già pagato il nostro debito con la vita. Invece oggi a poche ore dal compleanno di Mario, compirà 34 anni il prossimo 18 novembre è arrivato quello che è il regalo più assurdo che la vita ci potesse riservare: l'atto di precetto di pignoramento dei beni di Mario da parte del ginecologo”: Elena Improta dovrà pagare 60 mila euro entro 10 giorni, o ciò che è di Mario sarà pignorato. “Ma quali sono i beni di Mario?”, le domando. “L’appartamento con il divano a semiluna viola dove dormono E. e F.; la pensione e l’accompagno, più il mantenimento del padre stiamo accertando se sono pignorabili”. Su queste pagine abbiamo già raccontato la storia di Elena, di Mario e della Casa di Mario, di cui l'appartamento”con il divano viola” fa parte: le battaglie per i diritti, l'addio a Roma e il trasferimento a Orbetello, per assicurare a Mario un posto nel mondo, oggi e in futuro, che nella sua città gli veniva negato. Quel posto è la Casa di Mario, che oggi è un cohousing in cui vivono Mario e la sua famiglia, ma anche E. e F., due donne con disabilità, che hanno liberamente scelto di vivere qui per diverse, serie ragioni, una su tutte l’opportunità di una vita indipendente.

Abbiamo raccontato, su queste pagine, anche la vicenda giudiziaria di Elena Improta, che ha denunciato la clinica in cui Mario è nato, 34 anni fa, per la sua disabilità, che sarebbe derivata da un problema durante il parto. E la sentenza finale, inaspettata, dopo ben 27 anni di attese e rinvii: una sentenza che l'ha condannata a pagare quasi 300 mila euro. Nei primi due gradi di giudizio le ragioni di Elena e Mario erano state respinte, ma erano state accolte successivamente in Cassazione, che nel 2017 aveva riconosciuto il nesso causale tra la condotta omissiva dei medici e la patologia del ragazzo, rinviando la causa in appello. Poi, ad aprile del 2022 il nuovo colpo di scena: "La sentenza di rinvio, - spiega la donna nella lettera inviata al presidente Mattarella, all'indomani della sentenza - scaturita da un iter quanto meno tortuoso ed incoerente, afferma invece l’insussistenza del nesso causale".

Poi, a distanza di cinque anni da quella sentenza e di 26 dall'inizio dell'iter processuale, “la Corte di Appello ribalta le conclusioni della Corte di Cassazione, respinge il risarcimento e condanna me e Mario al pagamento delle spese per un importo talmente spropositato da apparire punitivo e dissuasivo”.
Era seguita una grande mobilitazione (più di 50 mila firme raccolte!), da parte di associazioni e anche di parlamentari: qualcuno ha desistito dal richiedere le spese legali a Mario ed Elena. Non la clinica, che aveva replicato, difendendo le proprie ragioni. Né il ginecologo, né il pediatra. Così ora è arrivato il precetto: il primo, dal ginecologo, per 60 mila euro. “Ma mi arriverà presto la richiesta anche per altri 120 mila euro, per clinica e pediatra”.
Ora, la paura più grande è far fronte a queste spese ingiuste dal punto di vista etico e morale , che metterebbero a rischio il progetto di co-housing la Casa di Mario. E ci sono le stanze per altri, che qui vivono alcuni giorni a settimana e iniziano a sentirsi a casa. Tutte persone con disabilità, che hanno una situazione familiare complessa, spesso molto complessa, che qui stanno trovando, con Mario e come Mario, un posto per costruire il proprio futuro.

Ascolta l'audioracconto di Chiara Ludovisi sulla Casa di Mario

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