10 agosto 2020 ore: 14:22
Disabilità

L'addio a Roma di una caregiver "col cuore spezzato": "Qui non c'è un Dopo di noi"

di Chiara Ludovisi
Elena Improta vive a Roma dal 1968 e da sempre si è impegnata per le politiche sociali. Divenuta mamma e caregiver di Mario, ha combattuto battaglie politiche e sociali, dando vita alla onlus Oltre lo sguardo. “Quando hanno cacciato mio figlio dal centro diurno, ho capito che il nostro tempo qui era finito. Andiamo in Toscana, dove il nostro progetto per il Dopo di noi riceve sostegno”
Mario e Simone

Mario saluta l'amico Simone

ROMA – E' un addio pieno di dolore ma anche di rabbia, quello che Elena Improta rivolge a Roma. L'11 agosto lascerà la città in cui vive dal 1968: con suo figlio Mario, adulto con grave disabilità, partirà per Orbetello, dove la regione Toscana ha deciso di dare fiducia e risorse al progetto per il dopo di noi portato della sua onlus Oltre lo sguardo. Da qui partirà il futuro di Mario, quello che a Roma non sarebbe riuscita ad assicurargli, nonostante le sue competenze, la sua formazione, la sua tenacia, le sue relazioni, il suo costante impegno. Riportiamo qui uno stralcio della “lettera” in cui si congeda dalla città in cui ha vissuto per oltre 30 anni, che è anche un bilancio del “welfare” capitolino, tra passato, presente e possibile futuro. Una storia che inizia nel 1968, continua con gli “anni di piombo”, la “scorta sotto casa” per suo padre, funzionario di polizia, responsabile dell'ufficio politico della questura di Roma proprio in quel periodo caldissimo. Prosegue con gli anni dell'università, dell'impegno civile, sociale e poi anche politico di Elena.

Nasce Mario e “tutto si ferma”

Poi, il 18 novembre del 1989, “tutto si ferma, con la nascita di Mario. Mario, i suoi occhioni e i suoi riccioli biondini, le sue crisi epilettiche e la sua tetraparesi spastica. Mario da assistere 24 ore su 24. Mario ed Elena, disperata e abbandonata da un marito e un padre che non ha gli strumenti per stare al nostro fianco”, scrive Improta. Continua però l'impegno civile e politico, Elena Improta assume incarichi anche importanti nelle politiche sociali della capitale. Mette a disposizione la sua esperienza, le sue competenze, le sue conoscenze, Elena Improta, partecipando a “comitati genitori per l’integrazione scolastica, manifestazioni pacifiche, digiuni e catene, lettere, infinite lettere, appelli accorati, comunicati stampa, denunce in tv”. Nel 2006 tutto questo confluiva nella fondazione della onlus Oltre lo sguardo: “Il durante e dopo di noi come mission – sintetizza così Improta lo scopo e il senso della onlus, punto di riferimento per diverse famiglie di caregiver a Roma e provincia – Quindici anni di attività e piccoli passi, pieni di passione, per lasciare traccia di esperienze dirette su cui costruire leggi nuove ed emanare decreti a tutela dei diritti delle persone con disabilità. Parallelamente continua il mio impegno come mamma”.

2017, per Mario non c'è più posto al centro diurno

Ma “nel 2017 il mio cuore si è spezzato – racconta Elena Improta -: cacciano Mario dal centro diurno Don Orione alla Camilluccia, con la motivazione che è molto grave e non è gestibile e quindi, visto che sono tanto brava, me lo posso tenere a casa. È iniziato in quel momento il mio percorso di consapevolezza che il nostro tempo in questa città era finito. Nel 2018 ho dovuto lasciare il lavoro per assistere e organizzare una vita dignitosa a Mario”. E intanto, con la sua onlus comincia a volgere lo “sguardo” altrove: precisamente, verso la Toscana, dove l'associazione, già da alcuni anni, ha iniziato a collaborare come ente gestore con i comuni dell’Albegna (Maremma – Grosseto).

Il Dopo di noi “altrove”

Qui, in Toscana, “abbiamo attivato percorsi di autonomia e co-housing ai sensi della L.112/2016 grazie ai finanziamenti della Regione Toscana – racconta Improta nella sua lettera -, ci siamo innamorati delle famiglie e delle ragazze e ragazzi residenti li. Non abbiamo mai tradito i soci di Roma e abbiamo continuato ad accompagnarli nelle attività di autonomia, ma Elena, io, la presidente, la 'Capa' come mi chiamano i miei meravigliosi 'picchiatelli', non è più la stessa. Mi sono sentita tradita da Roma, o meglio ho sentito che il mio tempo qui era finito: Roma, ti ho dato tutta me stessa, mi hai portato via tanta vita e tutta la speranza di un futuro dignitoso per Mario e per altri ragazzi come lui”.

Mentre matura la consapevolezza di questo necessario addio, arriva il Covid, a tenere impegnata Improta e la sua onlus. Con l’emergenza sanitaria decidiamo di rafforzare la rete delle mamme caregiver e delle associazioni dei vari territori di Roma e costituiamo una Community: le Sorelle di Cuore”. L'impegno continua, sul territorio capitolino, fino all'ultimo momento: “Non mi do pace e impegno ogni singola cellula del mio corpo e della mia mente per una nuova casa per Simone Madussi e Sara Bonanno!”. Una storia che abbiamo raccontato recentemente su queste pagine. Ora. “risultato raggiunto, quindi posso andare”, dichiara Elena Improta.

Oltre lo sguardo, pronti per il “dopo”

“Non so cosa ci riserverà il futuro, ma una cosa è certa: martedì 11 agosto ci trasferiremo definitivamente ad Orbetello”, annuncia Improta. “Ma la onlus Oltre lo Sguardo manterrà anche una sezione con attività per i soci di Roma. Forse, anzi sicuramente, per Mario cambierà poco, ma cambierà il mio sguardo verso la vita, sarò circondata da un paesaggio dai colori verde e azzurro. Mario godrà anche lui di un nuovo 'sguardo' che andrà 'oltre' quel condominio romano che non gli volle fare lo scivolo e ingrandire l’ascensore, a cui dava fastidio il rumore dei tuoi passi con le scarpe ortopediche: oltre quel rifiuto da un centro diurno per persone con disabilità, oltre quelle istituzioni romane che continuamente 'segnano' in maniera discriminatoria ogni forma di inclusione e integrazione. L’impegno sociale si duplica e si rafforza di buone prassi. Il mio impegno di madre mi impone di andare 'oltre lo sguardo' di una città bella ma non più 'Caput mundi', perché ha distrutto il welfare e ha rubato la vita alle famiglie e ai caregiver. Resilienza sempre, arrivederci Roma”.

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