Lavori pubblica utilità: a Milano troppe richieste e pochi posti
Anche Mamadou ha avuto difficoltà a trovare un posto libero in cui svolgere le ore assegnategli dal tribunale. Da un mese lavora alla Casa della carità di Milano, dove oggi prestano servizio sette persone e altre nove sono in lista d'attesa. Per riavere patente e macchina il 53enne dovrà passare 250 ore con gli anziani ospitati dal centro. È lì da un mese ed è entusiasta. “Mi si è aperta una finestra sul mondo e una volta finito manterrò i rapporti” racconta. Anche altri due “volontari” scontato il periodo stabilito dal Tribunale hanno deciso di continuare a dare una mano alla Casa della carità. Mamadou ha tre figli e, spiega, la possibilità di rendersi utile per scontare la sua “disgrazia”, gli ha permesso di mantenere la serenità in famiglia e di non sentirsi un criminale. “Questa opzione, garantita a chi viene fermato in stato d'ebbrezza - sottolinea don Virginio Colmegna, fondatore dell'associazione - apre un tema centrale: la possibilità di gestire la pena in termini di utilità sociale”.
Le uniche condizioni per poter svolgere i lavori di pubblica utilità sono: non aver provocato o essere stato coinvolto in un incidente ed essere stati fermati con un livello di alcol superiore allo 0,8 (la soglia massima consentita è 0,5). Una volta terminato il periodo di lavoro, che non può superare le sei ore alla settimana, vengono garantiti: l'estinzione del reato penale, la revoca della confisca dell'auto o della moto e il dimezzamento del periodo di sospensione della patente. (Ludovica Scaletti)