5 ottobre 2012 ore: 10:01
Economia

Casalinghe e pensionate cucinano per la mensa dei poveri

Ogni giorno preparano 80 pasti, anche nei festivi, per la Caritas di Palermo. Il responsabile dei Servizi volontari esterni Sedia: “Alcune di loro hanno scelto di trascorrere il Natale e il Capodanno nella mensa insieme alle loro famiglie”
Mensa diocesana Caritas Mensa diocesana Caritas

La mensa

PALERMO Alcune sono casalinghe, altre lavorano solo una parte della giornata e altre ancora sono in pensione. Sono le donne che ogni giorno, per tutto l’anno, compresi i festivi, contribuiscono a mantenere aperta la mensa della Caritas diocesana di Palermo. Ognuna di loro lavora in cucina preparando ottanta pasti, per due volte alla settimana dalle 9,30 alle 12,30. “Dopo avere dato la loro disponibilità, le donne che giungono al servizio di formazione e accompagnamento volontario ‘In-con.tra’ – spiega Mario Sedia, il responsabile del Coordinamento servizi volontari esterni -, seguono quattro incontri di formazione e vengono poi accompagnate a conoscere tre realtà diverse di volontariato, scegliendo quale tipo di attività svolgere, seguite da un tutor”.
 
“Le signore spesso arrivano smarrite da noi senza sapere cosa fare per dedicarsi agli altri – continua il responsabile della Caritas -. La maggior parte accetta questa attività perché, in un certo senso, cucinare è qualcosa che sanno fare e che le rassicura. Si tratta, infatti, di un servizio semplice che svolgono con grande dedizione – continua Sedia -. Mi ha colpito molto vedere come alcune di loro per Natale e Capodanno, hanno scelto di trascorrere queste feste nella mensa insieme alle loro famiglie. Un gesto che consideriamo molto significativo perché vuol dire che desiderano coinvolgere e condividere con i familiari un servizio che fanno volentieri nei confronti di chi ha bisogno. E’ successo già diverse volte e con un passaparola tra le volontarie adesso riusciamo pure ad avere tutte le feste coperte”. A volte con le volontarie rimangono a collaborare per il servizio ai tavoli anche i ragazzi del circuito penale. Nei giorni di festa, le signore preparano anche dolci tipici come le pecorelle di marzapane, i dolci di Natale e inoltre organizzano la tombola con i premi.
 
La mensa diocesana, nata nel 2004, si trova nella chiesa di San Carlo in vicolo San Carlo, vicino a piazza Rivoluzione. “L’iniziativa della mensa è nata per accogliere quanti non hanno da mangiare in un clima familiare che non umilia nessuno, e non fa sentire nessuno estraneo – continua Mario Sedia -. Uno degli aspetti più suggestivi di questa iniziativa è il fatto che i tavoli sono apparecchiati dentro la chiesa di San Carlo Borromeo, segno questo che la chiesa, come comunità di credenti, non si esaurisce nelle assemblee liturgico-rituali ma si apre alle necessità di chi soffre. Il fatto di aprire almeno mezz’ora prima dell’orario previsto per il pranzo ci da l’occasione di conoscere i volti, i nomi e soprattutto le storie di quelle persone che spesso cercano qualcuno con cui parlare, qualcuno cui confidare che è impossibile - ad esempio - tirare avanti con 400 euro al mese di pensione dovendo pagare 300 euro di affitto o di quanto sia difficile continuare a vivere quando tua moglie ti ha abbandonato. E di storie così, e anche più complicate, nella nostra città ce ne sono tante: storie di degrado sociale, morale, di emarginazione e disagio anche se spesso non ce ne accorgiamo”. A frequentarla sono per metà italiani e per metà stranieri. In alcuni casi si tratta di persone che prima avevano una vita normale ma che alcuni eventi, come la perdita del lavoro, le hanno fatto crollare. “Ognuno degli ospiti che mangia da noi, possiede una scheda ottenuta dopo un colloquio privato con alcuni degli operatori Caritas. La Caritas alla fine di un lungo lavoro di monitoraggio ha stilato una lista di persone che oltre ad usufruire del pranzo caldo, attraverso una equipe sociale, viene accompagnata in forme diverse nel suo percorso di vita”. (set)
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