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L'8 aprile del 1994 Jean Paul, 10 anni, dovette scappare con la sua famiglia tutsi: “Lasciammo il cibo ancora caldo nei piatti”. Oggi vive in Italia ed è sposato con Marie Luise, hutu. Nel suo diario “Nonostante la paura” il racconto del genocidio ma anche di una stupenda storia d'amore
La storia di Giorgia Puleo ex vittima oggi imprenditrice di Clean Sicily. A raccontarla è stata lei stessa all'interno del convegno promosso ieri a Palermo dal centro antiviolenza Le Onde onlus in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne
“Un peso che resterà sempre dentro di me”: così definisce il tentativo di uccidere la moglie. Centrale il valore del tempo, “un tesoro che non va sciupato”, dice a proposito del suo percorso di rinascita, come quello al carcere di Bollate, tra musica, lavoro artigianale e scrittura
Luca è il primo arbitro di “Le regole del gioco”, progetto di Bambini senza sbarre onlus presentato a Milano. I detenuti in esecuzione penale esterna, 8 mila persone in Lombardia, diventeranno arbitri di calcio nei campionati studenteschi e universitari grazie all'impegno di Cun, Dap e Uepe: “È come diventare giudici”
Ha 46 anni ed è in carcere da 23, il primo detenuto a ricevere il premio nazionale "Sulle ali della libertà". Alessandro, recluso a Rebibbia dal 1995, è il primo in Italia ad aver conseguito alla Sapienza un dottorato di Ricerca in carcere
Arrivata in Italia per studiare, la ragazza è stata obbligata con la forza a prostituirsi. L’hanno trovata i volontari dell’unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII: “Ci siamo fermati di fronte a lei e le abbiamo proposto di scappare. L’abbiamo portata via quella sera stessa”
Più di vent’anni di carcere alle spalle, due lauree, una specializzazione. Ora la semilibertà e un nuovo lavoro ottenuto grazie alle competenze acquisite nel corso del laboratorio di cinema organizzato nel carcere bolognese della Dozza
La ragazza studia da quando è entrata al centro Arcobaleno di Palermo per finire di scontare la sua pena. "Da 8 mesi mi si è aperto un mondo. Riuscire a leggere una rivista oppure a mandare un messaggio al telefonino mi fa sentire libera"
La giovane è stata presa in carico dalla comunità Papa Giovanni XXIII dopo un terribile percorso di sfruttamento: un rito voodoo, un debito di 35 mila euro da pagare a una madame, la violenza per costringerla a vendere il corpo
Il racconto delle migranti: arrivate a Ponte Galeria un funzionario del loro consolato era pronto a identificarle e farle rispedire indietro. Grazie alle associazioni (e alla direzione del centro) hanno fatto domanda di asilo. “Non siamo prostitute. Un giorno in Nigeria per noi è come cento anni all’inferno”