15 giugno 2014 ore: 11:29
Salute

"Mad Pride 2014". A Torino torna in scena la parata per i diritti dei matti

Si è svolta ieri la terza edizione della sfilata che dal 2012 rivendica la libertà di vivere il disagio psichico “senza essere emarginati, sedati o rinchiusi”. Partito da Piazza castello, il corteo ha attraversato il centro cittadino per terminare alla “Repubblica dei matti”
Mat pride Torino

TORINO - “Ma è matto?”. La biondina dal sorriso incredulo dice quello che un po’ tutti i passanti stanno pensando, mentre fissano il camion-furgone che lentamente discende via Pietro Micca. E hanno ragione, in effetti: perché seduto sul cassone del veicolo c’è Simone Sandretti, che matto lo è per sua stessa, orgogliosa ammissione. Lo sta dicendo al microfono proprio adesso, mentre sbraccia e gesticola nudo, col volto coperto da una maschera di cuoio. Assiso sulla sedia a rotelle come un  monarca delirante, grida alla città il suo orgoglio d’esser folle; dopo di lui toccherà a Luca Atzori, Andrea Grilli, Alfredo Garofalo e molti altri. Perché questo è il Torino Mad Pride, la sfilata (organizzata dall’omonima associazione) che ogni anno riunisce gli utenti psichiatrici del capoluogo sabaudo, insieme a operatori, attivisti e simpatizzanti di varia provenienza. 

Giunta alla terza edizione, anche quest’anno  la manifestazione si è svolta con la consueta formula: una piccola, surreale processione, guidata da un unico camion con l’impianto audio che mescola Wagner, musica ambient e bizzarre polifonie etniche; mentre il microfono passa di mano in mano per raccogliere testimonianze, proclami e, soprattutto, deliri. “Perché il delirio  - spiega il presidente Luca Atzori - non è nient’altro che realtà imm attesa di materializzarsi, e per questo deve essere ascoltato”. “Sono stato disoccupato per anni  - risuona dalle casse la voce di Andrea Grilli - ma alla fine un lavoro l’ho trovato senza nemmeno rendermene conto: faccio il matto”. “Andrea ha ragione” gli fa eco Atzori. “La follia è un lavoro a tempo pieno: bisogna gestirsi, tenere a bada i propri demoni, combattere con il giudizio della gente, in una società che è folle ma i folli li disprezza”.

Ed eccoli qui i matti, che sfilano per il centro di Torino mentre le signore platinate che risalgono via Micca non capiscono bene cosa stia succedendo. Simone Sandretti, fondatore del collettivo e ideatore dell’iniziativa, le provoca al microfono, schizzandole appena con una bottiglietta d’acqua; poi torna a rivolgersi ai “compagni di marcia”, declamando in una lingua che sembrerebbe aramaico. E’ lui, oggi, il maestro di cerimonia: a metà del tragitto si spoglia totalmente nudo, e, nonostante una frattura alla gamba, si arrampica in cima alla cabina del furgone. Fu lui, nel 2011, a concepire tutto questo: “Era stato  ricoverato - ricorda Atzori - e in reparto psichiatrico ebbe la visione dei matti che sfilavano per le strade della città. Appena lo dimisero, abbiamo iniziato a cercare di trasformare quella visione in realtà”. Nasceva così il Torino Mad Pride, la manifestazione per i diritti dei folli, che rivendicano la libertà di vivere il proprio disagio psichico “senza essere emarginati, sedati o rinchiusi”. Quell’anno, assieme alla sfilata, Atzori e Sandretti si inventarono un’associazione, che nel giro di pochi mesi ha riunito utenti, operatori, psicologi, educatori, attivisti dell’antipsichiatria e simpatizzanti. Un insieme di soggetti che nel tempo ha dato vita ad assemblee, dibattiti, eventi culturali e addirittura a una cooperativa per l’inserimento lavorativo,“Matti a cottimo”, che a detta dei soci sta funzionando molto bene. 

L’ultima iniziativa di Mad Pride è stata l’occupazione dei locali, abbandonati dal 2005, del Centro diurno di salute mentale di via Gorizia, ora ribattezzato “Repubblica dei matti”. Iniziata il 19 maggio, l’iniziativa si propone di trasformare l’ex csm (in realtà mai aperto) in un rifugio urbano sul modello della “Casa del fuggitivo” di Berlino: una struttura aperta 24 ore su 24, che possa accogliere chiunque attraversi un momento di disagio e senta il bisogno di un supporto che vada al di là delle cure psichiatriche.  “Il principio di sussidiarietà, - continua Atzori - introdotto con la riforma del titolo V della Costituzione, garantisce ai cittadini il diritto di emanciparsi dalla condizione di semplici utenti, diventando partner dello Stato nello svolgimento di attività di interesse generale. Questo è quanto stiamo cercando di fare. Crediamo che la psichiatria non sia una panacea universale: a volte, il recupero di una dimensione collettiva può essere molto più efficace di diagnosi, farmaci e terapie”.

Da un mese, nei locali di via Gorizia si susseguono laboratori di teatro, arte e giornalismo; oltre ai consulti psicologici gratuiti che gli operatori di diverse associazioni offrono tre volte alla settimana. Un assaggio di quello che il Mad Pride ha in mente di realizzare, “se si riuscirà - precisa Atzori -a superare la logica di conflittualità che si è venuta a creare con una parte della dirigenza Asl”. Il riferimento è alla dottoressa Giovanna Bricarello, la dirigente della asp Torino 1 che lo scorso 24 maggio ha ottenuto un primo sgombero della struttura, nonostante l’iniziativa stesse riscuotendo simpatie e apprezzamento da gran parte della cittadinanza. Pochi giorni dopo un gruppo di occupanti ha deciso di rientrare, riprendendo possesso della “Repubblica”. “Da allora - spiega Atzori - il Mad Pride non ha più partecipato attivamente all’occupazione, ma sta agendo da soggetto mediatore tra occupanti e istituzioni”.

Proprio la Repubblica dei matti è stata, per quest’anno, la tappa finale del corteo: all’interno, i dj di Radio banda larga hanno trasmesso in diretta la lunga assemblea conclusiva: si è parlato di inclusione ed esclusione sociale, di crisi del welfare e delle nuove iniziative del Mad pride. E ovviamente - come hanno avuto modo di sentire gli ascoltatori dell’emittente - si è continuato a delirare. Perché anche i deliri vanno ascoltati. www.madpridesito.jimdo.com -www.facebook.com/madpride.torino - (ams)

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