Strage 3 ottobre, le associazioni: "Alla morte ci si è abituati troppo in fretta"
ROMA - Il 3 ottobre 2013, alle 4.30 del mattino, una nave partita la sera precedente dalla Libia si rovesciava a 800 metri dall’Isola dei Conigli, il pezzo di terra separato da pochi metri di acqua da Lampedusa: 368 persone muoiono affogate. Nel secondo anniversario del naufragio, le associazioni che partecipano alle commemorazioni della seconda Giornata della memoria e dell’accoglienza per i migranti morti in mare chiedono maggiore impegno alle istituzioni nel definire politiche migratorie comuni, in grado di offrire un'accoglienza dignitosa.
A partire dall’approvazione definitiva in Senato della proposta di legge che istituisce la Giornata della memoria e della accoglienza. - “L’operazione Mare nostrum è stata sospesa e canali umanitari non sono mai stati aperti. Persino quell’atto simbolico ma significativo, che in tanti avevamo chiesto, e cioè una legge che istituisse il 3 ottobre come Giornata della memoria non è stata ancora approvata dal Parlamento”, commenta l’Arci alla vigilia della giornata in ricordo delle vittime del mare. In linea l’Unhcr che “si augura che gli sforzi del Comitato 3 ottobre, finalizzati all’approvazione della proposta di legge che istituisce la Giornata della memoria e della accoglienza, vengano premiati con l’approvazione definitiva del Senato dopo il voto favorevole della Camera dei Deputati del 15 aprile 2015”. Per Silvana Mordeglia, presidente del Consiglio nazionale degli Assistenti sociali, “è nobile e alto il significato del provvedimento” all’esame della Camera per la formalizzazione della Giornata della memoria e dell’accoglienza”. “L’auspicio _ anzi, l’imperativo - è che questa Legge venga approvata al più presto”.
Dall’Alto commissariato per i rifugiati l'elogio alla Guardia Costiera, alla Marina Militare e a tutti gli attori impegnati nelle operazioni di ricerca e soccorso nel Mar Mediterraneo. “L’alta professionalità dimostrata dai soccorritori riduce sensibilmente il rischio di perdita di vite umane. – si legge in una nota - Ciò nonostante, dal 3 ottobre 2013 si sono verificati molti altri naufragi e migliaia di uomini, donne e bambini hanno perso la vita in circostanze drammatiche nella speranza di raggiungere le coste dell’Unione europea in cerca di sicurezza e protezione”. L’Unhcr ricorda che nel 2015, fino ad oggi, sono già quasi 3.000 le vittime del Mediterraneo. Appello all’Europa affinché “mantenga come prioritario il salvataggio di vite umane nel Mediterraneo e intensifichi gli sforzi per fornire vie legali per evitare che le persone rischino la vita in mare”.
“I vertici europei di questi giorni si sono conclusi non con il varo di un programma di ricerca e salvataggio, l’apertura di vie d’accesso legali, misure capaci di garantire una dignitosa accoglienza, ma con una stretta sulle espulsioni, l’esternalizzazione delle frontiere, l’intercettazione e cattura delle barche usate per le traversate. – commenta Arci - Scelte che vanno tutte nella direzione di rendere sempre più difficile, se non impossibile, l’arrivo dei profughi, consegnandoli nelle mani dei trafficanti. Una vergogna senza fine”. L’associazione torna a chiedere un sistema d’asilo europeo, che valuti in modo rapido ed equo le singole richieste; l’applicazione della direttiva che prevede un piano di ripartizione europeo, risorse straordinarie e il permesso di soggiorno temporaneo europeo. “Non è tollerabile che passi un altro 3 ottobre, così come le altre date delle più recenti stragi, senza che siano state adottate le misure necessarie”. L’Arci fa appello anche a “tutte le persone di buona volontà perché si attivino altri luoghi di accoglienza dignitosi e diffusi sul territorio. Sia questa la risposta della società al cinismo e alla miopia dei governi”.
No a eventi retorici: Focsiv denuncia “l’irresponsabilità delle politiche migratorie europee, schiacciate su un approccio di sicurezza che si oppone a persone deboli e vulnerabili e che costruisce nuovi muri. Politiche ostaggio di percezioni culturali che si fondano su una malintesa difesa delle nostre società da “invasioni” o, peggio, espressione di ideologie manifestamente razziste. E dall’altro siamo impegnati concretamente nella mobilitazione e in progetti reali per l’accoglienza e lo sviluppo delle comunità locali”.
“Per non dimenticare”, domani 3 ottobre la Comunità di Sant'Egidio, insieme alla diocesi di Agrigento, le Chiese riformate, Mediterranean Hope e la parrocchia di Lampedusa, ha promosso una veglia interreligiosa in ricordo delle vittime. Vi prenderanno parte alcuni dei sopravvissuti". “Sono passati due anni, ma quella spina al cuore fa ancora soffrire, il dramma di coloro che cercano disperatamente di raggiungere l'Europa si è fatto sempre più attuale. - sottolinea Sant'Egidio - Di fronte ai tanti, che a piedi lungo i Balcani o per mare attraverso il Mediterraneo, cercano rifugio nel nostro continente, c'è chi ha alzato un muro, ma ci sono anche tanti che hanno scelto di accogliere e integrare mostrando il volto umano dell'Europa”.
Centro Astalli: “Fare memoria per scrivere una nuova pagina di accoglienza”. Così il presidente, padre Camillo Ripamonti: “Dopo quel tragico 3 ottobre sono continuate a morire migliaia di persone nel tentativo di raggiungere l’Europa per chiedere asilo. Uomini, donne e bambini, ‘morti di frontiera’ che toccano la nostra attenzione per tempi sempre più brevi. Lo spazio di un telegiornale, di una notizia, di immagini ogni giorno più strazianti. Comunicazioni sempre più rapide. Alla morte ci si abitua troppo in fretta quando non ci riguarda da vicino. E invece bisogna mantenere vivo il ricordo di quel tragico giorno e dei tanti altri che purtroppo ne sono seguiti”.
Ancora una volta oggi il Centro Astalli chiede alle istituzioni nazionali ed europee: canali umanitari sicuri per chi si trova costretto a dover chiederà asilo in Europa; il pieno rispetto della Convenzione di Ginevra e del suo principio cardine per cui il riconoscimento dello status di rifugiato avviene esclusivamente sulla base della dimostrazione di una persecuzione a “carattere personale” e dunque dell'esame attento e approfondito di ciascuna domanda di asilo, indipendentemente dal Paese di provenienza del richiedente. Il Centro Astalli esprime preoccupazione rispetto al cosiddetto "approccio hotspot", che rischia ancora una volta di anteporre l'interesse e le priorità dei singoli Stati membri ai bisogni di protezione delle persone che arrivano in Europa. Infine, “una politica comune di asilo di ampio respiro, che rifugga da provvedimenti emergenziali, frettolosi e contraddittori e sia invece capace di valorizzare a pieno il contributo che i rifugiati possono e desiderano dare alla società europea. Il primo passo deve essere il definitivo superamento del Regolamento di Dublino e un'assunzione sostanziale di responsabilità da parte di tutti gli Stati dell'Unione”.
Save the Children: “Minori non accompagnati, il ddl giace in Parlamento”. L’organizzazione ricorda che tra le vittime o i dispersi di queste tragedie sempre più spesso ci sono bambini e minori soli, i più vulnerabili nelle situazioni di pericolo e difficoltà. “Quest’anno quante immagini hanno fatto il giro del mondo di bambini senza vita sulle spiagge, di piccole bare arrivate nei nostri porti, di minori che hanno perso la vita dopo essere stati recuperati in mare, per le condizioni di deperimento, di lavori forzati e torture subite in Libia. Storie terribili, che i nostri operatori hanno raccolto tra i compagni di viaggio o i familiari sopravvissuti”, dichiara Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children.
E aggiunge: “Oggi Save the Children è a Lampedusa insieme al Comitato 3 Ottobre, di cui fa parte, per ricordare tutte le vittime ed essere vicini ai familiari presenti, e per ribadire che l’Europa deve continuare le operazioni di ricerca e soccorso in mare, rese possibili grazie al prezioso lavoro quotidiano di tutte le forze italiane ed europee impegnate nel Mediterraneo. In questo momento, migliaia di bambini e le loro famiglie, arrivati in Europa in condizioni disperate, scampati alla morte in mare, sono lasciati a se stessi, senza assistenza o stipati in strutture di accoglienza spesso disumane. Siamo estremamente preoccupati per i bambini che si trovano in situazioni di caos dovute alla chiusura dei confini da parte di alcuni paesi europei. Migliaia di minori, anche piccolissimi, sono costretti a dormire all’aperto, esposti al rischio di ammalarsi o di essere vittime di trafficanti, violenze o sfruttamento. L'Europa ha il dovere di proteggere i profughi, soprattutto i più piccoli e i minori non accompagnati”. E conclude: “Per quanto riguarda l’Italia, ricordiamo che proprio all’indomani del naufragio del 3 ottobre, in parlamento venne depositato un disegno di legge, fortemente voluto da Save the Children, per dare vita ad un sistema organico di accoglienza e protezione dei minori stranieri non accompagnati. Purtroppo dobbiamo registrare il fatto che, nonostante il disegno di legge sia stato sottoscritto da rappresentanti delle principali forze di maggioranza e di opposizione, a distanza di due anni giace ancora presso la commissione Affari Costituzionali della Camera.”