9 dicembre 2015 ore: 15:11
Disabilità

"Non chiamateci attori disabili": torna in scena la Compagnia delle frottole

“La locanda del migrante” è la commedia che negli ultimi tre anni ha portato un gruppo di 29 attori, la metà dei quali affetti da Sindrome di Down, a fare sold out in alcuni dei maggiori teatri piemontesi. L’ultima replica è prevista per domani ad Asti. “Il nostro segreto? Portare sul palco attori, più che ‘attori disabili’”
Compagnia delle frottole
Compagnia delle frottole

TORINO - Carletto è cameriere in un’osteria di Acquanegra sul Chiese, borgo di tremila anime nel Mantovano. Con il candore stralunato di Andy Kauffman e la sfacciataggine di un giovane Lenny Bruce, infila una risposta tagliente dietro l’altra, mostrando dei tempi comici invidiabili. A ogni bordata il pubblico si scalda, esplodendo in risate che si fanno via via più sguaiate: finché in sala non iniziano a riecheggiare veri e propri ululati d’approvazione, come accade negli spettacoli degli stand up comedian americani.  Questo - risata più risata meno - è ciò che accade da circa tre anni, ad ogni replica de “La locanda del migrante”, una commedia teatrale scritta dal regista Luca Nicolino per la Compagnia delle frottole. Assistere a un loro spettacolo è una di quelle rare esperienze capaci di mandare in frantumi un preconcetto: che, nel caso in questione, riguarda il rapporto che esiste tra teatro e disabilità.

- Fondata a Torino nel 1996, la Compagnia conta attualmente 29 giovani attori, metà dei quali affetti dalla sindrome di Down. È certo una questione di steccati mentali, ma assistendo a questo genere d’evento si ha spesso l’impressione di trovarsi in un contesto di natura “sociale”, più che artistica: sul palco attori non troppo convinti, e in platea parenti e amici, che alla fine del primo tempo già buttano un occhio all’orologio, in attesa dell’ultimo, liberatorio applauso. Da almeno tre anni, una replica dopo l’altra, gli attori di Nicolino demoliscono quello stereotipo: perché tra gag, doppi sensi e fisicità debordante, accade che le loro battute finiscano a volte per esser sovrastate dalle risate del pubblico; che, dopo la prima mezz’ora,  si è beatamente dimenticato di esser venuto “a veder recitare i ragazzi down”. Ragazzi come Gianluca Rovetto - star indiscussa dello spettacolo - che interpreta lo sfrontato cameriere. O come Massi Napoli, con una fisicità da fare invidia a Jackie Gleason; e Ilenia Zocco che, da consumata attrice, sfrutta gli applausi del pubblico per rientrare in battuta quando l’emozione sembra avere la meglio.

Si spiega così, probabilmente, il ciclo di vita insolitamente lungo della loro ultima commedia; che dal 2012 ad oggi è stata in grado di fare il tutto esaurito in alcuni dei teatri più a la page di Torino e dintorni: come la Casa del teatro ragazzi, o l’Alfieri, con i suoi duemila posti. “Quello che ho sempre voluto fare – spiega Nicolino – è portare in scena degli attori, più che degli attori disabili. Vogliamo che i nostri spettatori ci giudichino con l’occhio critico con cui si assiste a un qualsiasi altro spettacolo”. Un traguardo che si direbbe pienamente raggiunto, a giudicare dalla naturalezza con cui gli attori della Compagnia si sono misurati, in questi anni, con i cammei di star come Luca Argentero, ospite all’Alfieri nel gennaio 2013; o di un mostro sacro del palcoscenico come Bruno Gambarotta, che nel maggio scorso fu guest star della “Locanda” in una delle numerose repliche alla Casa del teatro ragazzi.

locandina la locanda dei migranti

Proprio quest’ultima, peraltro, doveva essere la replica finale dello spettacolo; ma a grande richiesta - ed è proprio il caso di dirlo - Nicolino e i suoi hanno accettato di riportarlo sul palco per un’ultimissima volta: l’appuntamento è per domani (giovedì 10 dicembre) al Palco 19 di Asti, per una rappresentazione che chiuderà gli eventi organizzati in occasione della giornata internazionale della disabilità. Nel frattempo, Nicolino sta ultimando la stesura del suo prossimo spettacolo; “si tratterà, ovviamente, di un’altra commedia, - spiega - ambientata, stavolta, in un ospedale. Questa volta, Rovetto interpreterà un infermiere gay; mentre a me toccherà la parte del primario farfallone, più incline a raccogliere soldi in maniere più o meno lecite che a occuparsi della salute dei suoi pazienti”.

Nato nel 1996 durante un laboratorio organizzato da un’associazione di volontariato, dopo qualche anno il gruppo ha deciso di fondare una Onlus autonoma, i “Buffoni di corte”,  “più strettamente incentrata sul teatro” continua Nicolino, diplomato all’istituto di Dramma-terapia di Lecco. “L’attività teatrale - spiega - permette di tirar fuori dei talenti che spesso per i disabili sono difficili da coltivare: penso, ad esempio, alla gestione dell’emotività, soprattutto nel rapporto con gli altri; o al ridimensionamento della paura e del giudizio di sé, che sul palco dev’essere un processo istantaneo. Anche al di là del discorso artistico, tutto questo risulta terapeutico per chi deve convivere con una forma di disabilità come la sindrome di Down. E soprattutto ha il vantaggio di essere anche divertente” (ams)

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